La nuova stagione crocieristica è appena iniziata e si preannuncia già rovente.
Non si placano infatti le polemiche sul decreto “salva coste” e nemmeno l’ordinanza emessa dalla capitaneria di porto di Genova sembra aver definitivamente risolto la questione.
Sono già due le navi da crociera che, in seguito alla nuova regolamentazione, hanno disdetto lo scalo previsto a Portofino: la Seabourn Legend, che avrebbe dovuto sostare venerdì scorso e che ha invece cambiato rotta e si è spinta fino a Portovenere, ed un’ulteriore nave prevista per luglio, di un altro armatore, sembra aver comunicato la soppressione dello scalo.
La motivazione sottostante risiederebbe nella troppa distanza dal punto di fonda alla terra ferma: oltre 25 minuti impiegati dai tender per trasportare gli ospiti, contro gli 8, ritenuti accettabili, che venivano impiegati prima delle modifiche.
“Si rischia di compromettere non solo questa stagione ma anche la prossima” ha dichiarato Giorgio Grillo, direction manager della Hugo Trumpy, l’Agenzia Marittima fondata nel 1876, che vanta un’esperienza specifica nel settore crocieristico da oltre 40 anni e che fornisce servizi per la navi e gli equipaggi a più di 30 compagnie leader nel mondo in tutti i porti italiani.
Portofino è stato uno degli argomenti trattati nel convegno “Valore di ricaduta economica sul territorio del Turismo da Crociera e prospettive future” svoltosi a Santa Margherita Ligure la scorsa settimana. Un incontro tra tutti gli attori, primo del genere dopo l’emanazione del decreto Clini, del successivo decreto ”salva coste” del Ministro Passera e delle ordinanze emesse dalle capitanerie per disciplinare l’avvicinamento alla costa delle navi da crociera dopo l’incidente di Costa Concordia al Giglio.“La soluzione individuata sta nel giusto equilibrio, è un provvedimento di estrema applicabilità ed apertura per il bene di tutti” ha dichiarato il Comandante della Capitaneria del porto di Genova Ammiraglio Felicio Angrisano con riferimento all’ordinananza che fissa regole specifiche e aree per la sosta delle navi da crociera nel golfo del Tigullio.
Ed ha aggiunto: “L’ordinanza non è stata emanate ‘in deroga’ al decreto ministeriale, è la norma stessa – ha proseguito - che prevede la possibilità di trovare aree di differenziazione. In questo momento meglio di così non si può fare. Ci vuole uno sforzo da parte di tutti“.
“Il provvedimento dell’autorità marittima – ha poi concluso riferendosi alle polemiche suscitate dall’ordinanza – può essere impugnato. Se qualcuno si sente leso io non mi offendo“.
Nell’ambio dell’incontro sono stati presentati anche i risultati di uno studio specifico commissionato dal Rotary Club Portofino alla Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Genova.
Il documento evidenzia che sono stati oltre 90.000 i crocieristi transitati durante la scorsa stagione a Portofino e Santa Margherita generando una spesa pari a 11.297.733 euro distribuita tra porti, comuni, operatori della filiera, esercizi commerciali e ristoranti.
Dall’analisi di quasi 300 interviste raccolte emerge che i transiti in visita libera (i crocieristi che non hanno acquistato un’escursione organizzata) mediamente spendono 85 euro. La voce di spesa maggiore è quella dello shopping. Gli escursionisti invece spendono mediamente 116 euro e quelli che viaggiano su navi di lusso, 150 euro pro capite (un crocerista ha speso 3.000 euro a Portofino).
Considerato un afflusso di 92.000 passeggeri, il solo valore prodotto dalle visite dei croceristi sul territorio è stato pari a 7.360.000 euro. A questo si aggiungono le spese realizzate dall’equipaggio che scende a terra (2.645.000 euro). I crocieristi, inoltre, che sbarcano sono soggetti a tasse portuali che diventano un’entrata importante per gli Enti locali che si aggirano per Portofino e per Santa Margherita rispettivamente a 380.000 e 48.000 unità, generando quindi una ricchezza pari a 428.000 euro. Inoltre, nella stagione 2011, le compagnie hanno speso circa 864.400, che comprendono spese per le attività di organizzazione turistica sul territorio.
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(ANSA)