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Crocifissi e diritti umani

Creato il 21 marzo 2011 da Mcg
Crocifissi e diritti umani
E' giunta infine la sentenza della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo sulla saga del Crocifisso.Una atto, a mio avviso buono, perché evidenzia che la presenza di un simbolo religioso non rappresenta in sè una violazione dei diritti umani, e in effetti una tesi del genere è ed è stata senza dubbio un'enormità.Ci sono dei però.
Il perché di questi, non sta tanto nella sentenza, ma in quello che accade per via delle intemperanze e delle interpretazioni, folkloristiche quanto si vuole come quel sindaco di Montegrotto che ha messo insegne luminose per avvisare la popolazione che lui il crocifisso non lo avrebbe fatto togliere, ma del tutto illiberali che sono avvenute e avvengono in Italia.Innanzitutto prendiamo in esame ciò che accadde in Italia dopo la prima sentenza. Decine di Sindaci, Assessori, Consiglieri Regionali si prodigarono per ribaltare una sentenza che loro ritenevano ingiusta imponendo la presenza dei crocifissi anche laddove, per vari motivi non erano stati affissi.Una cosa è manifestare contro una sentenza ritenuta ingiusta, un'altra è commettere un'ingiustizia trasformando quello che alcuni sostenevano essere una prevaricazione, in realtà.Di casi ce ne sono stati molti, da Castrocaro Terme dove al grido di:
La sentenza di Strasburgo è inaccettabile. Le radici cristiane sono fondamenta del vivere civile!
il Sindaco ha deciso di combinare una "civilissima" multa di 500 € a coloro che  si macchiavano del delitto di rimuovere il simbolo religioso.Ma anche a Galzignano lo zelante Sindaco, area UDC si è permesso di disporre:
l’immediata affissione del crocifisso in tutti gli edifici pub­blici presenti nel territorio di questo comune, quale espressione dei fondamentali valori ci­vili e culturali dello Stato italiano
Che il crocifisso rappresenti i valori civili e culturali dello Stato è, ovviamente, una stupidaggine colossale, tuttalpiù rappresenta i valori religiosi che possono, ma non necessariamente, coincidere con quelli civili e culturali. Non dimentichiamo che la globalizzazione ci sta portando verso una società multietnica e quindi multi confessionale, quindi ai vari distinguo degli italiani (atei, agnostici, neo pagani, avventisti, evangelici, valdesi, cattolici sui generis, ecc) si aggiungano quelle dei nuovi arrivati (islamici, indù, buddisti, ecc) quindi la cultura del nostro paese è in costante aggiornamento (per lo meno, si spera!) e i valori civili non potranno coincidere più con quelli delle varie religioni.
Anche a livello di politica nazionale non ci siamo certo distinti per acume o per lo meno sensatezza dove gli esponenti dell'UDC sono arrivati a richiedere una legge ad hoc in quanto:
lo Stato italiano è uno stato laico e non confessionale, le cui radici giudaico-cristiane sono parte integrante della sua storia e il crocifisso, che è il simbolo per eccellenza di tali radici, incarna tutti i valori sociologici, umani, storici e culturali.
 dove se possibile si riesce a peggiorare le già deliranti parole del sindaco di cui sopra: se infatti nella sostanza il messaggio è simile, qui è espresso in modo categorico. Infatti tutti i valori sociologici (?), umani e culturali sono incarnati nel crocifisso. Ci si chiede come si possa farne a meno.Immagino già il caos cieco ed idiota che potrebbe verificarsi laddove un crocifisso venisse tolto...E il bello è che partono dicendo che lo stato è laico e non confessionale, ma il crocifisso lo rappresenta più della bandiera!Ora analizziamo la tanto vituperata prima sentenza:
(La Corte) non è in grado di comprendere come l'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione (europea dei diritti umani, ndr), un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana. (...) L'esposizione obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati dalle autorità pubbliche, e specialmente in classe, limita il diritto dei genitori di educare i loro figli in conformità con le proprie convinzioni e il diritto dei bambini di credere o non credere.
Ho messo in grassetto ciò che letto dovrebbe dare il senso generale della prima sentenza. Dimentichiamoci un attimo del crocifisso e proviamo a sovvertire quanto espresso. Difficile vero?Difficile perché è tutto estremamente sensato.Crocifissi e diritti umaniIn più non si parla di esposizione del simbolo ma di esposizione obbligatoria ci una qualcosa che simboleggia solo una parte. Tale esposizione diventa danno per la controparte solo quando l'altra è costretta a subirla: infatti è nella contrapposizione muro contro muro che si genera il problema. Oltretutto mi piacerebbe che vedere come verrebbe presa la richiesta di apporre il nome di Allah  accanto al crocifisso in una classe multietnica o una svastica buddista.E magari anche il busto di Darwin (o il simbolo del Grande Spaghetto Volante) sulla cattedra, giusto per ricordare a qualche professore creazionista la differenza tra mito e scienza.
Crocifissi e diritti umani
Ma bando alle fantasie, nella prima sentenza veniva fatto "divieto di obbligo", non "divieto di affissione", il che lasciava libera la possibilità di esporre il crocifisso ma anche quella di toglierlo laddove, per qualunque motivo, o non si vedevano i motivi e l'opportunità di affiggerlo, o si preferiva addirittura non farlo.
In attesa della sentenza di appello, arrivava quella della Cassazione che lasciava basiti i più e stupidamente orgogliosi gli altri e che illustrava come solo il crocifisso, tra tutti i simboli religiosi, potesse stare in tribunale.
In un luogo dove l'unica cosa che sarebbe opportuno campeggiasse dovrebbe essere la scritta "La legge è eguale per tutti", si sentenzia un principio di diversità per cui un cittadino è giocoforza meno eguale di un altro, tanto per parafrasare l'abusatissimo Orwell.
Arriviamo alla sentenza ultima del 18 marzo che potete leggere qui. Non rimane che prendere atto della sentenza sebbene credo sia possibile apportare alcune note a riguardo.
La sentenza di fatto concede discrezionalità allo Stato per quanto riguarda la perpetuazione o meno di una tradizione, cosa che se da un lato è comprensibile, dall'altro è lecito domandarsi se le tradizioni debbano essere imposte per leggi o siano tali perché in grado di perpetuarsi in modo autonomo attraverso l'insegnamento delle stesse, ovvero al passaggio di padre in figlio.
Questo al di là del fatto che, come sostengo da  tempo, ma come del resto è facilmente verificabile, le tradizioni mutano al mutare dei tempi e delle esigenze della società.
La Corte sancisce anche che il margine di discrezionalità di uno Stato deve comunque essere sottoposto alla vigilanza della Corte stessa affinché una scelta non divenga una forma di indottrinamento.  
In tal senso il crocifisso da solo non è, per la corte che un simbolo passivo, non in grado con la sola presenza di compiere azioni che possano indottrinare colui che lo vede.
Fino a qui nulla da eccepire: ciò che non è comprensibile invece, è come mai tali cose sfociano nel definire l'obbligo della presenza, ovvero l'imposizione del simbolo, una non limitazione della libertà individuale.
Se è obbligo c'è una limitazione. In altre parole una parte degli italiani, peraltro non così minoritaria come si vuol far credere, dovrebbe essere obbligata per legge ad apporre il crocifisso, nelle aule o, anche se nella sentenza di questo non vi è traccia, nei luoghi di lavoro, magari di cui sono gestori o proprietari, perché lo Stato esige imponendo il perpetuarsi di tradizioni non più sentite (da loro) per il semplice fatto che il suddetto simbolo è passivo e non indottrinante
E tutto ciò sarebbe una non limitazione dei diritti?
Cioè,
Oppure, se le conseguenze saranno quelle preannunciate dalle balzane interpretazioni di Sindaci e Consiglieri rimbecilliti dalla religione ( o più prosaicamente in cerca di consensi), vuole forse dire che, per legge,  il pizzaiolo egiziano, musulmano,  gestore della pizzeria all'angolo di casa mia dovrebbe affiggere il  crocifisso per permettere che la tradizione di una religione non sua venga tramandata altrimenti rischia una multa, il tutto senza sentirsi minimamente leso nella sua libertà?
A me qualche dubbio rimane, anche perché lo Stato italiano non garantisce assolutamente una parità di trattamento per chi si vuole avvalere dell'ora di religione cristiana e chi no.
Anzi, esperienza personale, nella scuola materna di mia figlia, l'insegnante di religione è presente ed è di ruolo, mentre l'insegnamento dell'inglese è stato soppresso per mancanza di fondi. Figuriamo richiedere un'ora di pastafarianesimo (giusto per spararne una).
E non mi si venga dire che a 3 anni religione e indottrinamento non coincidono.
A me sembra un po' l'idea del telecomando, che potrebbe servire per saltare la pubblicità o per girare su un programma più intelligente.
Peccato che i programmi intelligenti latitino e gli altri si scopiazzano tutti.


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