Un dodicenne africano ha aggredito una coetanea italiana perchè non sopportava che portasse una catenina con il Crocifisso al collo. Piccoli talebani crescono.
Un ragazzino di dodici anni di origine senegalese ha aggredito una bambina coetanea perchè portava un Crocifisso al collo. E’ residente in Italia da un mese, e da una ventina di giorni frequentava la scuola, ma da qualche tempo aveva iniziato a insultare e minacciare la bambina. Giovedi scorso, all’uscita della scuola, le si è avventato contro e l’ha colpita con un pugno alle spalle.
Non sopportava vedere il Crocifisso al collo della coetanea.
La ragazzina, sotto shock, è stata visitata al pronto soccorso, dove le è stato riscontrata una contusione toracica guaribile in 20 giorni. E’ stata la mamma che era andata a prenderla a scuola a bloccare il ragazzino, il quale avrebbe dichiarato agli stessi carabinieri intervenuti che lo avrebbe fatto perchè non sopportava vedere il Crocifisso al collo della compagna di classe.
L’episodio in sé stesso non va ingigantito, ma neanche sminuito, non va neanche strumentalizzato, ma non possiamo negare che il gesto è sicuramente molto grave. Si pensi soltanto al putiferio che si sarebbe scatenato se un bambino italiano avesse colpito una dodicenne musulmana solo perchè portava addosso un simbolo della sua religione.
Il Crocifisso nelle scuole.
Vorrei ricordare quando il 3 novembre 2009 la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo espresse una sentenza nei confronti dell’Italia, con motivazioni assurde: “Il Crocifisso appeso nelle aule delle scuole italiane è irrispettoso” e “tale presenza adduce ad una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni ed alla libertà di religione degli alunni”. E questo in seguito al ricorso di Soile Lautsi, una cittadina italiana di origini finlandesi che già nel 2002 aveva chiesto all’istituto scolastico di Abano Terme, frequentato dai suoi due figli, di togliere i Crocifissi dalle aule, rifacendosi al principio di laicità dello Stato.
A questa sentenza seguirono polemiche a non finire, con prese di posizione anche forti. Il Governo Italiano presentò ricorso, che fu accolto il 18 marzo 2011, quando la Grande Camera della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo diede ragione al nostro Paese e annullò la ridicola sentenza.
Il Crocifisso è simbolo di riconciliazione, non di divisione.
La Croce rappresenta il simbolo dell’accoglienza, della tolleranza, del rispetto reciproco, che sono radici della cultura degli italiani. La laicità e la libertà di culto vengono garantite dalla nostra Costituzione. Siamo arrivati al punto di essere quasi costretti a chiedere il favore di poter professare la nostra fede in casa nostra, di non potere tenere i Crocifissi nelle scuole o di non potere portare addirittura una catenina con un Crocifisso al collo, perchè altrimenti veniamo tacciati di “violazione”, di “prepotenza religiosa” e quant’altro.
Il Crocifisso non è un’imposizione, non può essere considerato un segno di divisione, di limitazione della libertà, ma deve essere inteso come segno di amore e rispetto per il prossimo. Insomma, rappresenta, per certi versi, l’identità storica e culturale del nostro Paese, nonchè i valori del cristianesimo in Europa e nella stessa civiltà occidentale.
Il Crocifisso, pur essendo un innegabile simbolo religioso, non significa necessariamente adesione al Cristianesimo, ma rappresenta la nostra storia e la nostra tradizione, che sono intrise di cattolicesimo che è, appunto, una religione che predica l’accoglienza degli altri, anche diversi da noi.
La dodicenne con il Crocifisso al collo diventa un simbolo di speranza.
Il rispetto reciproco e la convivenza con le altre religioni sono per noi un valore, ma proprio per questo non possiamo e non dobbiamo certo rinunciare alla nostra identità.
Siamo proprio giunti al capolinea delle assurdità. A quando la richiesta di demolire le Chiese cattoliche per rispetto delle altre religioni?
Quella bambina dodicenne con il Crocifisso al collo diventa, a questo punto, per noi atei o credenti, un emblema che evoca il valore della nostra appartenenza, di quello che siamo e di quello in cui crediamo, una speranza.