"Ero straniero e mi avete ospitato..." Mi sento offeso e scandalizzato nel vedere l’immagine di un crocifisso violentato. Tenuto malamente in mano dal nostro sindaco Bitonci e dai suoi sostenitori leghisti. Capisco l’imbarazzo: il simbolo di una religione che predica accoglienza sta diventando l’arma per governare e dividere questa città. Ecco la bestemmia! Ecco l’avvio di un’operazione diabolica: trasformare colui che unisce (crocifisso) in colui che divide (diavolo). La parola diavolo dal greco significa appunto colui che divide. Trasformare quindi un simbolo nato “per riunire in un solo corpo i figli di Dio che erano dispersi…” in un’arma da crociata… è da scomunica! Come credente sono stanco di sentire giudizi offensivi nei confronti di qualsiasi straniero, solamente per il fatto di avere una pelle, una religione, una cultura diversa. Chi è il segretario di un partito per affermare che in Italia non c’è posto per nessun’altro immigrato? Vorrei allora chiedere ad un manipolatore di crocifissi se ha mai letto il Vangelo, o se ha mai ascoltato durante una Messa parole come queste: “Ero straniero e mi avete ospitato”? Non lo sa che quel crocifisso che lui stesso tiene in mano era straniero, extracomunitario rispetto ai sacerdoti del Tempio di Gerusalemme che l’hanno ucciso? Attenzione allora a quel simbolo! Non è una semplice bandiera, uno stemma o uno striscione. E’ la rappresentazione della sofferenza umana che trova senso davanti a Dio. Riappendiamo quindi ai muri delle nostre stanze e delle nostre coscienze quei crocifissi di legno, per rispetto di tutti quei crocifissi viventi che soffrono ancora a causa di leggi ingiuste. E meditiamo: se le nostre fossero davvero radici cristiane lo potremmo riconoscere solo dai frutti, quando sapremo applicare la legge del Vangelo. Un consiglio: lasciate stare il crocifisso e continuate, mi auguro nel miglior modo possibile, a risolvere i problemi della città ascoltando tutti gli attori presenti sul territorio e aumentando il senso di collaborazione e partecipazione di tutte le comunità.
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"Ero straniero e mi avete ospitato..." Mi sento offeso e scandalizzato nel vedere l’immagine di un crocifisso violentato. Tenuto malamente in mano dal nostro sindaco Bitonci e dai suoi sostenitori leghisti. Capisco l’imbarazzo: il simbolo di una religione che predica accoglienza sta diventando l’arma per governare e dividere questa città. Ecco la bestemmia! Ecco l’avvio di un’operazione diabolica: trasformare colui che unisce (crocifisso) in colui che divide (diavolo). La parola diavolo dal greco significa appunto colui che divide. Trasformare quindi un simbolo nato “per riunire in un solo corpo i figli di Dio che erano dispersi…” in un’arma da crociata… è da scomunica! Come credente sono stanco di sentire giudizi offensivi nei confronti di qualsiasi straniero, solamente per il fatto di avere una pelle, una religione, una cultura diversa. Chi è il segretario di un partito per affermare che in Italia non c’è posto per nessun’altro immigrato? Vorrei allora chiedere ad un manipolatore di crocifissi se ha mai letto il Vangelo, o se ha mai ascoltato durante una Messa parole come queste: “Ero straniero e mi avete ospitato”? Non lo sa che quel crocifisso che lui stesso tiene in mano era straniero, extracomunitario rispetto ai sacerdoti del Tempio di Gerusalemme che l’hanno ucciso? Attenzione allora a quel simbolo! Non è una semplice bandiera, uno stemma o uno striscione. E’ la rappresentazione della sofferenza umana che trova senso davanti a Dio. Riappendiamo quindi ai muri delle nostre stanze e delle nostre coscienze quei crocifissi di legno, per rispetto di tutti quei crocifissi viventi che soffrono ancora a causa di leggi ingiuste. E meditiamo: se le nostre fossero davvero radici cristiane lo potremmo riconoscere solo dai frutti, quando sapremo applicare la legge del Vangelo. Un consiglio: lasciate stare il crocifisso e continuate, mi auguro nel miglior modo possibile, a risolvere i problemi della città ascoltando tutti gli attori presenti sul territorio e aumentando il senso di collaborazione e partecipazione di tutte le comunità.
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