L'Italia a due velocità: da una parte i prezzi che corrono al rialzo e dall'altra salari e pensioni fermi al palo e massacrati dall'euro e dalla pressione fiscale! Da una parte chi con l'euro si è arricchito e dall'altra chi, come il ceto medio, rischia di scomparire divorato dai morsi della crisi! Il prezzo del petrolio crolla, ma i prezzi di benzina e diesel alla pompa, che fino a ieri aumentavano, solo in questi giorni sono diminuiti, ma soltanto di pochi centesimi. Troppo poco se rapportato al crollo del prezzo dell'oro nero sceso ai nuovi minimi storici da cinque anni e mezzo con un Brent sotto i 50 dollari al barile per la prima volta dal maggio 2009! Dietro a questo calo tre motivi principali: l’eccesso dell’offerta, il calo della domanda e il dollaro forte. Ma in Italia il carburante costa sempre troppo e il governo Renzi non fa nulla per ribassarne il prezzo! Anzi, alla faccia del crollo del prezzo del petrolio, negli ultimi quattro anni il prezzo del carburante in Italia è aumentato di 27 centesimi. Colpa delle tasse, perché il 64,5% sul prezzo della verde e il 65% su quello del diesel è dato dalla pressione fiscale. Tanto che, come spiega l'Unione Petrolifera, dal 2010 a oggi l'84% degli aumenti registrati sono stati di natura fiscale. Ma davanti a questo ennesimo salasso, Renzi non muove un dito. Come se il prezzo del carburante non influisse su trasporti, turismo e industria. Come se un taglio netto delle accise non potesse seriamente aiutare la ripresa economica. Come può il sistema Italia competere con gli altri Paesi dell'Eurozona o con i big del G8 con un Fisco tanto vorace da gravare sull'economia imponendo balzelli all'apparenza transitori ma che, col passare degli anni, sono diventati eterni. Su ogni litro di carburante paghiamo ancora: 0,00103 euro per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935-1936; 0,00723 euro per il finanziamento della crisi di Suez del 1956; 0,00516 euro per il disastro del Vajont del 1963; 0,00516 euro per l'alluvione di Firenze del 1966; 0,00516 euro per il terremoto del Belice del 1968; 0,0511 euro per il terremoto del Friuli del 1976; 0,106 euro al litro per la guerra in Libano del 1983 e 0,0114 per la missione in Bosnia del 1996; 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004; 0,005 euro per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005. E così via. Fino agli 0,04 euro al litro per far fronte alle ondate migratorie dovute alla crisi in Libia del 2011. Balzello dopo balzello il carburante in Italia ha i prezzi più alti in Europa. Come è possibile competere con la Germania, dove la benzina costa 1,32 euro al litro e il diesel 1,17, o la Francia, dove la benzina costa 1,22 euro al litro e il diesel 1,07? Per non parlare di Stati Uniti (qui la benzina costa 0,48 euro al litro e il diesel 0,67) e la Russia (qui la benzina costa 0,50 euro al litro e il diesel 0,48). Così l'Italia non va da nessuna parte, altro che crescita. Ma Renzi è sordo e non muove un dito!
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Crolla il prezzo del petrolio, ma in Italia la benzina è la più cara del mondo!
Creato il 08 gennaio 2015 da Freeskipper
L'Italia a due velocità: da una parte i prezzi che corrono al rialzo e dall'altra salari e pensioni fermi al palo e massacrati dall'euro e dalla pressione fiscale! Da una parte chi con l'euro si è arricchito e dall'altra chi, come il ceto medio, rischia di scomparire divorato dai morsi della crisi! Il prezzo del petrolio crolla, ma i prezzi di benzina e diesel alla pompa, che fino a ieri aumentavano, solo in questi giorni sono diminuiti, ma soltanto di pochi centesimi. Troppo poco se rapportato al crollo del prezzo dell'oro nero sceso ai nuovi minimi storici da cinque anni e mezzo con un Brent sotto i 50 dollari al barile per la prima volta dal maggio 2009! Dietro a questo calo tre motivi principali: l’eccesso dell’offerta, il calo della domanda e il dollaro forte. Ma in Italia il carburante costa sempre troppo e il governo Renzi non fa nulla per ribassarne il prezzo! Anzi, alla faccia del crollo del prezzo del petrolio, negli ultimi quattro anni il prezzo del carburante in Italia è aumentato di 27 centesimi. Colpa delle tasse, perché il 64,5% sul prezzo della verde e il 65% su quello del diesel è dato dalla pressione fiscale. Tanto che, come spiega l'Unione Petrolifera, dal 2010 a oggi l'84% degli aumenti registrati sono stati di natura fiscale. Ma davanti a questo ennesimo salasso, Renzi non muove un dito. Come se il prezzo del carburante non influisse su trasporti, turismo e industria. Come se un taglio netto delle accise non potesse seriamente aiutare la ripresa economica. Come può il sistema Italia competere con gli altri Paesi dell'Eurozona o con i big del G8 con un Fisco tanto vorace da gravare sull'economia imponendo balzelli all'apparenza transitori ma che, col passare degli anni, sono diventati eterni. Su ogni litro di carburante paghiamo ancora: 0,00103 euro per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935-1936; 0,00723 euro per il finanziamento della crisi di Suez del 1956; 0,00516 euro per il disastro del Vajont del 1963; 0,00516 euro per l'alluvione di Firenze del 1966; 0,00516 euro per il terremoto del Belice del 1968; 0,0511 euro per il terremoto del Friuli del 1976; 0,106 euro al litro per la guerra in Libano del 1983 e 0,0114 per la missione in Bosnia del 1996; 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004; 0,005 euro per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005. E così via. Fino agli 0,04 euro al litro per far fronte alle ondate migratorie dovute alla crisi in Libia del 2011. Balzello dopo balzello il carburante in Italia ha i prezzi più alti in Europa. Come è possibile competere con la Germania, dove la benzina costa 1,32 euro al litro e il diesel 1,17, o la Francia, dove la benzina costa 1,22 euro al litro e il diesel 1,07? Per non parlare di Stati Uniti (qui la benzina costa 0,48 euro al litro e il diesel 0,67) e la Russia (qui la benzina costa 0,50 euro al litro e il diesel 0,48). Così l'Italia non va da nessuna parte, altro che crescita. Ma Renzi è sordo e non muove un dito!
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