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Crollo vertiginoso della adozioni internazionali in Italia. In aumento anche le coppie senza figli

Creato il 25 agosto 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

In base alle proiezioni relative al primo semestre del 2015, infatti, sono appena 850 i minori stranieri adottati da famiglie italiane, con un calo del 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. “Per ridare futuro all’adozione internazionale bisogna rendere il sistema trasparente in tutti i suoi passaggi”, afferma all’Adnkronos Marco Griffini, presidente dell’Associazione Amici dei Bambini organizzatrice del convegno internazionale ‘Adozione internazionale in cerca di futuro – La scelta politica dell’accoglienza’ il oggi, 26 agosto, e domani 27 a Gabicce Mare (Pu). Una tappa importante, un’occasione per interrogarsi sulle cause di una crisi che ha caratteri globali.

(todaysparent.com)

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Crollo vertiginoso della adozioni internazionali in Italia. In aumento anche le coppie senza figli. Cresce il numero di bambini senza famiglie nel mondo, ma nel frattempo aumentano le coppie senza figli nel nostro Paese (oltre 5 milioni). Due realtà che negli ultimi anni, però, faticano a incontrarsi. Nel 2011, nei “periodi felici” come li definisce Griffini, “erano circa 4.000 i bambini adottati dalle famiglie italiane”. Ora, invece, si è arrivati a “cifre irrisorie: solo 1.800 adozioni nel 2014. E quest’anno crediamo non si supereranno le 1.700″. Un dato, dunque, più che dimezzato in quattro anni.

Crollo delle adozioni e perdita di fiducia da parte delle coppie italiane. Numeri “preoccupanti” – secondo il presidente dell’Aibi – e “un crollo che interessa non solo il numero dei bambini accolti, ma anche quello delle famiglie che si rivolgono alle adozioni internazionali. “Siamo arrivati a 3.000 famiglie l’anno rispetto alle 6.000 di tre anni fa”, spiega. La perdita di fiducia delle coppie italiane nei confronti delle adozioni è dovuta innanzitutto “alla complessità e alla lunghezza dell’iter adottivo del nostro Paese rimasto a livelli medievali”, denuncia Griffini. Ma a incentivare la crisi del sistema dell’accoglienza in Italia è anche “l’inerzia delle autorità centrali. Dal 2012 – spiega – si sono succeduti dei governi che non si sono più interessati alla questione”.

Un fenomeno ampio che supera i confini italiani e presenta caratteristiche globali. Nonostante, infatti, cresca il numero di bambini abbandonati nel mondo, “molti Paesi di origine, soprattutto africani, hanno bloccato le adozioni ritenendole traffico di minori”, sottolinea Griffini. Congo, Kenya, Etiopia, Cambogia, Nepal: decine di paesi hanno chiuso le adozioni, e la responsabilità, sostiene, “è dei Paesi di accoglienza, europei e nordamericani, che non sono in grado di controllare la legittimità delle procedure”.

Uno dei grandi problemi delle adozioni internazionali, infatti, sono i controlli sugli enti autorizzati. “L’Italia – dice il presidente Aibi – ha un regolamento che impone verifiche ai 66 enti ogni due anni. Ma a me risulta che solo due enti sono stati sottoposti a controlli nell’ultimo biennio”. E questo alimenta un altro fenomeno, quello dei pagamenti in nero. “Ogni giorno – spiega Griffini – sentiamo coppie che vengono costrette ad andare all’estero pieni di contanti”. Una mancanza di trasparenza che può essere risolta soltanto mediante “l’attuazione del regolamento per i pagamenti all’estero che prevede la tracciabilità bancaria”.

A mancare in Italia, inoltre, è anche una legge che consenta l’affidamento dei minori migranti non accompagnati. Sono soprattutto adolescenti soli a sbarcare ogni giorno sulle coste italiane ma “sono tante le famiglie disposte a prenderli in adozione”, dice il presidente dell’Aibi. “Dopo il naufragio del 2013 – prosegue – abbiamo lanciato una serie di appelli alle famiglie italiane per prendere in affido i minori soli: hanno risposto in 1.600, ma le pratiche in corso sono solo 17. Non c’è una legge e si preferisce lasciarli nei centri di accoglienza”.

Ecco allora che il convegno dell’Aibi vuole essere un momento di “riflessione congiunta con i Paesi di origine e con quelli di accoglienza che stanno soffrendo la nostra stessa crisi (Usa, Francia e Spagna) per cercare, insieme, di porre un rimedio e per interrogarsi su cosa è necessario fare per combattere questa crisi”, spiega Griffini che conclude: “l’interrogativo del nostro convegno è rivolto al governo. Abbiamo un futuro come adozioni internazionali o no?”. (ADNKRONOS)


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