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24 dicembre. La vigilia di Natale. La notte più bella dell'anno, più di quella del 31 dicembre per me. Forse mi emoziona vagamente allo stesso modo la notte di San Lorenzo, con un cielo da guardare al buio in compagnia, insieme a canzoni e fette di cocomero.
Fino alla notte di Natale è tutto un crescendo di emozioni. L'apice della magia per me è in quella notte lì. Il giorno dopo è già un dolce relax dove tutto quello che doveva succedere è già successo.
La mattina del 24 mi sono svegliata presto. Ho impacchettato tutti i regali con le carte più luccicose che ho trovato. Ho fatto anche dei chiudipacco personalizzati con le iniziali dei nomi dei destinatari dei doni. Avevo le mani impastate di vinavil e porporina. Adoro la sensazione del vinavil secco che si stacca dalle mani.
Il pomeriggio l'ho passato in cucina, a fare i dolci. Ho fatto le rose del deserto, buonissime, e due pinguini, uno piccino da portare a casa di mia sorella, da magiare prima della messa, e l'altro, più grande, per il pranzo con i miei zietti e cugini preferiti, il giorno dopo. Mi piace sentire le mani appiccicate di pasta di zucchero e mi piace intingere un dito nella panna sentendo se è ben zuccherata. Di solito non lo è mai. Io un pochino di zucchero, così tanto per tradizione, lo aggiungo sempre.
E poi la cena. Alla cena semplice per noi tre ci ha pensato mia mamma. Io però mi sono dedicata all'apparecchiamento. Guardate che bella tavola. Mi sono piaciuti i segnaposto-pupazzi di neve, quello portacandela un po' meno, però nell'insieme era molto natalizio e magico. Si.
Ovviamente nell'immediato dopocena, puntuale come ogni anno, è arrivato Babbo Natale! E quest'anno devo essere stata molto brava, visto che dopo il computer è arrivato anche un cellulare, libri, maglioni e, ovviamente, l'immancabile agendina del 2012. L'amica inseparabile dei prossimi 365 giorni. Di fondamentale importanza per me. È carinissima, tutta rosa come piace a me! Si, questo Babbo Natale mi legge nei pensieri. Per poco non realizzava anche il mio sogno più sogno di tutti. Infatti è stata una notte di Natale coi fiocchi. Di neve. Già, almeno la notte della vigilia qualche fiocco ho avuto il piacere di vederlo volteggiare nell'aria. Mentre i bambini prendevano i loro regali dalle mani fredde di un babbo Natale un po' troppo giovane la mia giacca grigia accoglieva qualche piccolo gioiello matematico bianco. La cosa mi ha fatto ben sperare. Invece niente. Il sogno del white Christmas va rimandato al prossimo anno.
La notte di Natale mi gira meno la testa anche quando entro in chiesa. Mi sembra tutto più semplice e raccolto, tutto più come dovrebbe essere sempre. C'è da dire che, escluse eventuali matrimoni e cerimonie, è anche l'unica volta dell'anno che metto piede in chiesa.
Quest'anno comunque mi è mancata l'aria più del solito. A dire la messa c'era un prete straniero, nero, la sua lingua era il francese, però parlava molto bene anche l'italiano. Il senso della sua predica è stato questo: era Natale l'anno scorso, è Natale quest'anno, sarà Natale l'anno prossimo, ma è questo il Natale più vero e se questo Natale è più vicino al significato originale lo dobbiamo alla crisi che ci ha fatto eliminare le cose inutili. Perciò dobbiamo ringraziare la sfavorevole congiuntura economica perché ci ha ricordato l'importanza dell'essenziale. Vabbè. Forse è per questo che non paghi le tasse italiane, così l'Italia ha un po' di soldi in meno, gli italiani sono un po' più poveri e sono più vicini al messaggio di dio. Mah.
Il prete francese mi ha fatto venire sonno. Avevo i piedi ghiacciati e la sciarpa fin sopra alle orecchie. Ogni tanto mi sfuggiva uno sbadiglio, devo ammetterlo, ma tanto la sciarpa mi copriva.
Io non credo di credere in dio, certo non credo nella chiesa, ma sento nell'aria tanta magia la notte di Natale. La notte di Natale, talmente sono incantata dai canti, dai bambini felici, dagli abbracci, dai sorrisi più frequenti, potrei quasi quasi crederci in questa storia. Per me quella di Gesù è una favola, con la sua morale giusta, una favola bella, da raccontare e da tenere come esempio di bontà e giustizia, di ugualianza, di bei principi che i successori di Pietro poi devono aver dimenticato completamente. Non voglio fare la polemica oggi.
Notte di Natale con i quasi-nuovi stivaletti, passata per un'ora sul fondo di una chiesa di campagna, accanto a chi non avrei mai creduto di riuscire a rivalutare così tanto. Ora che ha tagliato anche i capelli sfiora la perfezione. Io e lui ci ritroviamo ogni anno in fondo alla stessa chiesa, l'unico giorno dell'anno in cui, chissà perché, la frequentiamo, io e lui che abbiamo sempre detto di non voler far parte del ristretto coro paesano. Cantavano tutti, tranne noi, eppure ci stavamo antipatici, ma proprio tanto.
Ho scritto e pensato le peggiori cose di lui, che ci provava sempre con tutte, lui ha fatto altrattanto con me, troppo seria e secchiona. Poi è passato il tempo e riguardandoci negli occhi ci siamo scoperti un po' diversi, un po' nuovi, e abbiamo imparato, non solo a convivere, ma anche a volerci bene. Mi fido di lui ed è strano scriverlo, perché solo una manciata di anni fa scrivevo l'esatto opposto. Ci prova ancora con tutte e io ho ancora sempre un libro nella borsa, però possiamo essere amici lo stesso. E adesso l'abbiamo capito. Credo almeno.
C'era anche la mia ex migliore amica, il ramo secco che con fatica avevo tagliato, ma che con prepotenza ha buttato una nuova fogliolina. Forse nascerà un nuovo ramo o forse no, le amicizie importanti penso che meritino una seconda possibilità e noi due abbiamo deciso di volercela dare, anche se non avrà il sapore spensierato della nostra adolescenza, anche se la vita ci ha già diviso e riacciuffato. Anche di lei adesso mi fido di nuovo. Lei è buona ed io è di bontà d'animo che ho bisogno.
E dopo la messa a casa di mia sorella a scartare i regali, a mangiare il mio dolce, a brindare tutti insieme, con un pezzo nuovo di famiglia nella testa, nel cuore e anche nelle foto. Ho scattato una foto di profilo a mia sorella, si comincia a intravedere qualcosa. Per sottofondo le note delle canzoni di Natale, che solo a sentirle mettono addosso serenità. Una serenità che solo il Natale sa regalarmi così magicamente. Chissà come fa.
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