La storia narrata si rifà a Ossessione di Visconti, hanno entrambi come attore protagonista Massimo Girotti e sono gli unici due film italiani noir del periodo post-bellico con una femme fatale (di quest'ultima affermazione sono però sicuro al 70%... perciò siate liberi di dubitare).
La pellicola, come già detto, rientra in quel breve filone a cui ho accennato in precedenza nel post su Il Rossetto di Damiani. Ci sono echi di neorealismo, molto ben impressi da Antonioni quando mostra le diverse condizioni sociali dei personaggi, sono presenti parti melodrammatiche, un po' tipiche del noir italiano, e non mancano richiami al giallo.
La forma è eccellente, Antonioni dimostra già uno stile ben marcato che ritornerà soprattutto nei suoi lavori successivi. C'è già in questa prima esperienza il suo rapporto con l'ambiente riscontrabile nelle belle riprese esterne, una predilezione ai dialoghi, una serie di piani sequenza così come la critica sociale alla borghesia vuota. Antonioni c'è.
Ottima la scelta della Bosè nella parte della femme fatale, un po' troppo trattenuta è invece l'interpretazione di Girotti... forse si sentiva forte per via del ruolo molto simile a quello interpretato per Visconti. Le musiche di Fusco, un alternarsi di sax e piano, sono dolenti e bellissime.
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