Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile…
Qui ad Atene facciamo così.
Pericle
di Rina Brundu. L’articolo, firmato da tal Neil Irwin, è stato pubblicato non appena sono circolati i primi risultati del referendum greco ed è titolato “Now Europe Must Decide Whether to Make an Example of Greece” (Ora l’Europa deve decidere se punire la Grecia in modo esemplare). Un pezzo “ispirato” che tra le altre cose dice chiaro e tondo “Se accetteranno le richieste greche (il soggetto sottinteso è l’Europa, i.e. Francia e Germania), verrà creato un pericoloso precedente per ogni altro paese che vorrà sfidare le restrizioni imposte dall’Unione Europea. Sarà come dire agli elettori in Portogallo, Spagna e Italia che se fanno abbastanza rumore ed eleggono partiti estremisti anche loro otterranno condizioni migliori”.
Naturalmente la prima questione (preoccupazione?) che sorge spontanea dopo avere letto la “creazione” di Neil Irwin, è il dubbio se anche il professionismo del glorioso giornale americano stia prendendo la via populista, schierata, asservita (e anche un poco ignorantella delle reali dinamiche economiche che fanno vivere il pianeta), del giornalismo italiano; resta comunque il fatto che lo schiaffo dato al Matteo Renzi impegnato ad assicurare che “l’Italia non è più il problema” ma è “parte della cura” è tonante. Fortuna vuole che gli italiani siano in vacanza, che in tanti non leggano i giornali in lingua inglese e che la Stampa che potrebbe riportare queste considerazioni è puntualmente impegnata a raccontare l’ultimo episodio della soap-opera William and Kate, ovvero tutto sul battesimo di Sua Altezza Reale la Principessa Charlotte Elizabeth Diana.
Per gli altri italiani, per chi è abituato a informarsi oltre i confini del cortile di casa, resta l’impressionante e spiacevole sensazione che sempre dà la reiterata presa di coscienza di quanto la loro nazione e la loro volontà conti meno di nulla sul palcoscenico europeo e internazionale. E tra le altre domande che sorgono spontanee diventa davvero difficile ignorare quella che si interroga sul come sia possibile che il terzo creditore della Grecia, perché questo è l’Italia, venga ripetutamente escluso dalle discussioni che contano tenute dal direttorio franco-tedesco. Di fatto solo un governo assolutamente incapace di fare gli interessi di una nazione può permettere che questo accada, giustificando così le pseudo cogitazioni economico-politiche dei vari Neil Irwin del pianeta.
Vero è purtroppo che il momento è anche propizio per fare dell’antico detto “Mal comune mezzo gaudio” il motto del momento. Di fatto, davanti alla “leggerezza” con la quale ieri i greci hanno sputato sul futuro della loro nazione, sul futuro dei loro figli, sul tesoro che è la loro storia; davanti alla leggerezza con cui hanno buttato fango sull’orgoglio e sulla grande dignità del Pericle che ricordava come si facevano le cose ad Atene; davanti alla cialtroneria condita in salsa finanziaria sexy con la quale l’ex ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis ha condotto le trattattive in sede europea; davanti al populismo anti-germanico e anti-buon senso che dilaga in ogni paese del vecchio continente, e che sembrerebbe affliggere senza differenza alcuna “intellettuali” e asinai, opinionisti e attorucoli, professionisti e nullafacenti… diventa facile arrendersi, finanche scordare le ataviche “mancanze” del renzismo traballante.
Diceva Pier Paolo Pasolini: “Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia”. Dentro le dinamiche afose di questa straordinaria estate di follia, è indubbio che il concetto si può tranquillamente estendere anche a tutta l’Europa: mal comune mezzo gaudio, appunto!
