Ore 10.40: Stazione Termini.
Ore 11.10: Embassy of India, Consular section, Via XX Settembre.
(Per ovvie ragioni non ho scattato foto, anche se probabilmente sarebbe stato un documento interessante).
Tutta l’emozione che provo vedendo sventolare la bandiera indiana sulla facciata di un imponente palazzo, lascia il posto alla delusione quando un funzionario scortese mi mette in mano un numerino e mi sospinge con poco garbo verso una scala che scende nel seminterrato.
La sala d’attesa è squallida (uno scantinato con i muri scrostati e un ventilatore a pale) ed è già piena zeppa di gente.
Impiego circa due ore per arrivare all’agognato sportello, e in queste due ore si susseguono momenti di calma, ad ondate di panico generali causate da notizie allarmanti e vere e proprie leggende metropolitane che serpeggiano frequentemente tra gli astanti: sembra non esserci nulla di certo, il numero di copie dei moduli ed il numero di foto necessarie varia più volte nel corso della mattinata, mentre lo spettro di un famigerato timbro che vieterebbe A VITA l’ingresso in India, e che sarebbe comminato spesso e volentieri, e senza motivi apparenti, aleggia su tutti noi.
In realtà il funzionario è molto gentile e disponibile e fila tutto assolutamente liscio. Ore 13.00: Brasserie Tazio, Hotel Boscolo Exedra, Piazza della Repubblica.
25 euro per un gigantesco club sandwich al salmone e verdure grigliate, una San Pellegrino ed un caffè d’orzo (accompagnato da una selezione di fragranti biscottini).
Una visita alla toilette mi permette di curiosare nella splendida hall: lusso puro per i grandi divani nei toni del crema, del nero e dell’oro; legno wengé, cristallo e luci soffuse per il Lounge bar; enormi fasci di anthurium e calle verde mela sparsi ovunque.
Ore 14.35: Tad Concept Store, via del Babuino.