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Cronaca di una morte annunciata

Creato il 29 giugno 2014 da Unostudioingiallo @1StudioInGiallo

Cronaca di una morte annunciataSantiago Nasar morirà. I gemelli Vicario hanno già affilato i loro coltelli nel negozio di Faustino Santos. A Manaure, “villaggio bruciato dal sale dei Caraibi”, lo sanno tutti: presto i fratelli della bella quanto svanita Ángela vendicheranno l’onore di quella verginità rubatale in modo misterioso dall’aitante Santiago, ricco rampollo della locale colonia araba.

Tutti lo sanno, ma nessuno fa alcunché per impedirlo…

E così la morte annunciata lo sorprende nel fulgore di una splendida mattinata tropicale. Ma non per agguato o per trappola: un destino bizzarro e crudele fa sì che la fine di Santiago si compia per un concorso di fatalità ed equivoci, mentre gli stessi assassini fanno di tutto perché qualcuno impedisca loro l’esecuzione.

*

“… proverò almeno a cominciare dall’inizio”, scrive Agatha Christie nell’introduzione alla sua deliziosa autobiografia.

Proverò a farlo anch’io, con passo tranquillo e la consapevolezza che alcuni autori – e Gabriel José de la Concordia García Márquez, detto Gabo, è certamente fra questi – predispongono naturalmente alla meravigliae sfidano con caparbia, disarmante eleganza ogni tentativo di razionalizzazione.

Il titolo, dunque. Di grande bellezza e per giunta esatto poiché di questo, e di null’altro, si tratta: della cronaca, dettagliata e formalmente impeccabile, di un omicidio che più annunciato non si potrebbe. Un anonimo narratore, amico fraterno della vittima, intreccia i propri ricordi personali alle testimonianze dei (numerosi e indimenticabili) personaggi coinvolti per ricostruire, a quasi sei lustri dalla tragedia, le ultime ore di vita di quello che potremmo definire come un agnello sacrificale destinato a “pagare vent’anni di felicità non solo con la morte, ma anche con lo strazio del corpo, e con la sua dispersione e sterminio“. Va al macello con ignara spensieratezza e il vestito delle migliori occasioni, Santiago Nasar: pantaloni e camicia di lino bianco per ricevere la benedizione del vescovo in visita a Manaure. Sappiamo già che verrà assassinato; lo sanno tutti, a Manaure, e lo sa bene anche il lettore più distratto grazie a una prima pagina entrata ormai di diritto nel gotha degli incipit letterari:

Il giorno che l’avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5 e 30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma al risveglio si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca d’uccelli. “Sognava sempre alberi” mi disse sua madre, Plácida Linero, rievocando ventisette anni dopo i particolari di quel lunedì ingrato.

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Si gioca a carte scoperte, insomma. Ma, come in tutti i thriller davvero riusciti, il desiderio di conoscere il “dove”, il “come” e il “perché” di una morte che nessuno vuole ma che nessuno ha il cuore o la possibilità d’impedire, si acuisce e s’impenna man mano che si procede nella lettura anziché venirne in qualche misura frustrato. García Márquez coniuga mirabilmente resoconto giornalistico e detective fiction con gli elementi poetici e misteriosi, perfino sovrannaturali (sogni premonitori, presagi, et cetera) che caratterizzano tutta la sua opera: il risultato è un avvincente romanzo corale e al tempo stesso una potente, irriverente, a tratti spassosa allegoria della vita e della sua completa, invincibile assurdità.

Capolavoro che non aveva bisogno di ulteriori presentazioni ma nel dubbio, come si dice?, è preferibile abbondare.

Simona Tassara

(recensione originariamente pubblicata dalla Rivista Fralerighe)


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