Cronaca di una tragedia. Beatrice Cenci, il mito. Teatro Da Ponte Vittorio Veneto, con Carlo Simoni e Antea Magaldi

Creato il 16 novembre 2011 da Robertoerre

Cronaca di una tragedia. Beatrice Cenci il mito, interpretato da Carlo Simoni e Antea Magaldi, attrice nativa di Vittorio Veneto. L' adattamento drammaturgico della tragedia, avvenuta nel 1599, è opera di Carlo Simoni (primo attore del Teatro Stabile di Bolzano) e di Roberto Rinaldi critico teatrale e scrittore. Lo spettacolo va in scena venerdì 2 dicembre alle 20.45 al Teatro Da Ponte di Vittorio Veneto, nell'ambito della stagione teatrale 2011/12.

Cronaca di una tragedia. Beatrice Cenci, il mito è un'opera nuova e originale basata sulla vicenda tragica, realmente accaduta, la quale ha ispirato le opere di Dumas, Stendhal, Artaud, Moravia.

Carlo Simoni narra la vicenda tragica della vita breve e sfortunata di Beatrice Cenci, rievocata come un fantasma in scena. Un'evocazione che prende corpo al presente. Il ruolo di Beatrice è interpretato da Antea Magaldi.

La tragedia vissuta dalla giovane nobile romana Beatrice Cenci, condannata alla decapitazione nel 1599, per essere stata la mandante dell’assassinio del padre Francesco Cenci, uomo di indole violenta, arrogante e depravato, più volte incarcerato e processato per delitti infamanti. Un uomo che sottoponeva la figlia Beatrice a violenze fisiche inaudite, alla fame, segregandola nel castello di Petrella, vicino Rieti. La disperazione della sfortunata ragazza fece maturare in lei, nella matrigna e nel fratello Giacomo, la decisione di uccidere il padre. Il suo cadavere fu trovato la notte del 10 settembre 1598. Si pensò ad una disgrazia accidentale, ma alcuni indizi crearono il sospetto di omicidio e le indagini portarono all'arresto dei Cenci e dei sicari, che sotto tortura confessarono il delitto. Papa Clemente VIII Aldobrandini non concesse la grazia perché la condanna a morte doveva servire come monito al popolo. I beni della famiglia Cenci, casata tra le più ricche di Roma, furono confiscati dalla Chiesa. Il corpo di Beatrice, come scritto nel testamento, fu sepolto sotto l'altare della chiesa di San Pietro in Montorio in Roma, e la sua testa posata su un piatto d'argento. Per il popolo era diventata una martire da venerare. Inizia così il suo mito.

La rappresentazione teatrale è un'iniziativa per sensibilizzare la società sul dilagante fenomeno della violenza sulle donne, intesa sia come violenza fisica, ma anche sotto altre forme. Nonostante la recente introduzione di norme opportunamente più severe, i casi di violenza, i soprusi e le intimidazioni sono in aumento. In Italia si calcola che sette milioni di donne siano vittime silenziose di abusi.

Carlo Simoni e Antea Magaldi ridanno voce agli avvenimenti, ai personaggi e alle parole disperate e dure di Beatrice, riproponendo lo sviluppo tragico della sua vicenda umana. Una pièce coinvolgente che farà rivivere nello spettatore, come un giallo dalle tinte drammatiche, quel sentimento empatico di immedesimazione nell'animo di Beatrice, esploso dentro di lei come un urlo accorato nell'estremo tentativo di ottenere giustizia e libertà.

Le cronache dell'epoca raccontano che tra la folla per assistere all'esecuzione ci fosse anche un giovane pittore. Il suo nome è Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. In quell'epoca le decapitazioni erano all'ordine del giorno. Che la presenza dell'artista sia accertata o no, quell'esecuzione dovette lasciare, comunque, un'impressione profonda, tradotta nel dipinto: “Giuditta che decapita Oloferne”, di violento e drammatico realismo, soggetto ripreso anche da Artemisia Gentileschi, pittrice molto celebre all'epoca, una donna che subì, come Beatrice Cenci, lo stupro da parte di Federico Tassi un pittore suo contemporaneo, amico e collega del padre Orazio Gentileschi. La carriera di Artemisia è raccolta in una mostra antologica di cinquanta opere esposte a Milano a Palazzo Reale (fino al 29 gennaio 2012), mentre la figura immortale di Beatrice Cenci, resta fissata indelebile sulla tela di Guido Reni (esposta a Palazzo Barberini di Roma), un ritratto definito: “Il quadro più triste che sia mai stato dipinto, o concepito, un imago mortis, un' immagine che evoca non solo immensa profondità e dolore, ma anche un senso di morte...”

 TEATRO DA PONTE VITTORIO VENETO VENERDI 2 DICEMBRE 2011 - ore 20,45

Via Martiri della Libertà - Vittorio Veneto (TV)
BIGLIETTI - INFORMAZIONI: info@vive20.it - tel. 393 9059915


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