Uscita dall'Università ero stufa delle seghe mentali e volevo un lavoro che mi sfamasse dandomi l'opportunità di fare quello che volevo, oltre l'orario, senza dovermi portare l'ufficio a casa.
Per un po' ha funzionato. Segretaria, non male, in un ufficio gelido d'inverno ma poteva andare peggio.E' andata peggio.Mi hanno assunta, mi hanno licenziata...ecc (qui breve riepilogo).L'ultima volta che sono tornata non ero più una semplice segretaria. Nel sistemare casa ho ritrovato i miei abiti da lavoro: canottiere alla Rambo, pantaloni larghi stracciati e sporchi d'olio, i guanti impressi ancora dall'odore di sudore e metallo, le scarpe antinfortunistiche con il loro strato di polvere perpetua.Ero una "scaricatrice". Saltavo sul muletto e spostavo le casse più pesanti. Trasportavo (a mano) ceste di rame e ottone (20kg l'una ca), pesavo il filo elettrico controllando che non fosse il cavo dell'antenna. Controllavo il contenuto dei furgoni, assicurandomi che non scaricassero merda (l'hanno fatto, sì, sì!).Smontavo i motori, i condizionatori, spazzavo per terra e pulivo i cessi. Spesso rimanevo sola nel capannone a lottare contro ragni transgenici e vespe incazzate. Avevo a che fare con personaggi che non riuscivo a capire da dove potessero essere usciti. Seriamente, nessuna mente malata potrebbe partorire vite simili. Psicopatici d'asini, ladri dall'ingegno assurdo, poveri cristi che trasportavano chili e chili di ferro in bicicletta per guadagnare 5 sporchi e sudati (letteralmente) euro.Però mi divertivo. Quanto mi divertivo!!! E sudavo...TANTO! La sera tornavo a casa piena di lividi e con la schiena a pezzi. Il mio odore naturale era FERRO. La pelle sudata era ricoperta da uno strato nero di terra, fuliggine e polvere metallica.Ben presto però, dalla mia faccia ha iniziato a colare il nero del mio umore.Quanta rabbia ho provato. Quanta non credevo di averne. Perché il mio lavoro non era mai abbastanza. O stavo poco in ufficio o ci stavo troppo. O non ero abbastanza forte o non ero abbastanza veloce. Cazzo pesavo 50 kg che minchia dovevo sollevare?Ma non era questo a pesarmi sul cuore. Erano quei maledetti 5 euro sporchi e sudati che portavo a casa. Era la mancanza di libertà. Perché una volta tornata a casa ero troppo stanca anche per pensare. Non ho aperto il computer per mesi. I libri si accumulavano sul comodino e i miei racconti rimanevano nella mia testa.Ero stufa di soffiarmi il naso pieno di fumo. Ero stufa del voltastomaco dei gas di scarico.Ero stufa dell'odore di morte dell'anima che permeava quel posto.Mi sono licenziata e ora sono in overdose da libertà!Però lo ammetto, ci sono giorni in cui sento nelle braccia la mancanza del peso del ferro e del metallo. Sento la mancanza, del martello che picchiavo fino a stordirmi i pensieri col suo acuto rumore. Sento la mancanza della sporcizia perché sapevo che bastava poco per lavarla via.Sento la mancanza del non pensare, perché oggi, quando ho brutti pensieri, so che non basta l'acqua a farli scorrere via.Magazine Carriere
La personalità è forse la cosa più intima che possediamo. Le sue sfumature superano quella dei colori che accompagnano le nostre giornate e, neanche noi le conosciamo tutte.Lo sapete, non sono proprio la classica "ragazza" e non sono neanche l'unica. Provo una repulsione intrinseca verso tutti i lavori noiosi, e forse è anche per questo che ho resistito due anni a lavorare per un autodemolitore. Però non vi ho mai raccontato molte cose perché è qualcosa di reale, non di immaginario, e per quanto il mio desiderio di raccontare rimanga molto forte, a volte viene superato dal senso di privacy. Non tutto può essere detto perché a volte si può far male ma non intendo nel senso sentimentale...più che altro in quello penale ;)