Il resto è qui.
Allegato 2: Intervento di Charles Foster Microkane al consiglio di amministrazione della Kali Yuga Social Support Systems (K.Y.S.S.S.) [396 giorni prima dell'esito del crepuscolo]
Benvenuti all’apogeo glorioso amici. Benvenuti all’apogeo vittorioso fratelli. Benvenuti all’apogeo finale azionisti. Benvenuti all’apogeo definitivo membri del consiglio di amministrazione.
Avete atteso a lungo il giorno terso in cui avremmo guardato intorno a noi nell’arena senza vedere altro che noi stessi. Accade ora. Fatelo ora. Guardate dunque. Non scorgerete nessun’altro ancora in piedi. Alcune membra amputate giacciono immobili ove sono state sottratte ai rispettivi busti e gli insetti che ne ricoprono la sagoma provvederanno a dissolverle nutrendosene. Alcuni report trimestrali sono sparsi qui e là, unico residuo di quella che un tempo avremmo chiamato “concorrenza”. La pioggia che presto cadrà ne renderà illeggibili le pagine, sbiaditi i grafici, corrose dalla putredine le tabelle. Nulla di quei diagrammi e di quei prospetti sarà più leggibile tra breve. Della parola “concorrenza”, presto, non si conoscerà più il significato e dai lemmari scomparirà ogni traccia prima di quanto si ipotizzi.
Quel giorno è arrivato, annunciato dall’alba di oggi.
La sua luce ha illuminato l’insegna di questa società. Mi riferisco alla creatura che come fiera spietata accudita sin dalla nascita affinché sviluppasse aculei, zanne, fauci e artigli adeguati al compito che le sarebbe spettato, nutriamo ogni giorno di carne e vita. Della carne che ci appartiene, della carne di tutti quelli di cui ci importava un tempo, quando si era ancora patetici esseri umani mossi da patetici afflati sentimentali e la natura divina che oggi ci appartiene non si era ancora manifestata in noi.
La luce dell’alba di oggi ha illuminato l’insegna che decora come una piaga di lebbra la facciata di quattrocento edifici di cemento impastato col sangue e la saliva, innalzati a presidio di ogni luogo in cui un qualsiasi imbecille sia in grado di tirare fuori dalla tasca una carta di credito per strisciarla nella feritoia di un POS, non a caso così simile alla fessura di un culo. Quattrocento grattacieli conficcati come impugnature di enormi pugnali nel cuore di ogni nazione in cui uomini e donne vivano, muoiano, scopino, caghino e consumino.
La luce di questo giorno illumina il vostro sorriso che esibisce un dente per ogni avversario caduto, annientato, divorato, un dente avvezzo a lacerare i tessuti gessati di abiti confezionati su misura per arrivare alle carni dei direttori vendite, dei presidenti e degli amministratori delegati.
La luce di questo giorno illumina soprattutto, e lo farà ogni giorno a venire, grazie a un’alba nitida, priva di esitazione, affilata e feroce, il vostro portafoglio titoli.
Mi rivolgo a voi amici, fratelli, azionisti, soci, affinché questa sera, una volta terminata l’assemblea, torniate a casa dalle vostre avvenenti mogli, le salutiate con il consueto bacio privo di enfasi, vi infiliate le pantofole più comode, vi facciate versare un bicchiere di Armagnac, vi accendiate un avana La Flor de Cano, vi rilassiate seduti sulla vostra poltrona Lys Regency, la orientiate verso una vetrata il cui cristallo sia stato lucidato impeccabilmente e da cui si veda la porzione di mondo più ampia possibile e, rivolti a quel mondo, pensiate: domattina io ti fotterò, e sussuriate: domattina io ti fotterò, e diciate: domattina io ti fotterò e gridiate: domattina io ti fotterò, e vi alziate in piedi continuando a gridare: io ti fotterò e buttiate via sigari, cognac e vestiti e ignoriate le vostre avvenenti mogli di cui da tempo non vi frega più nulla che pensano abbiate perduto il senno mentre cercano di fermarvi spettinate e struccate, usciate immediatamente, nudi, in strada, col vostro cazzo in erezione siderurgica e il vostro pacchetto di stock option in bocca pronti a fottervi il mondo che sta là fuori.
Subito, non domani. Subito.
Continua…