Tutto è cominciato a metà ottobre, durante la visita all'oasi naturalistica della Nature Conservancy a Santa Fe. Una passeggiatina corta, eppure all'arrivo avevo il fiatone. Sarà l'altitudine, ho pensato, visto che Santa Fe è a più di 2000 metri slm. Poi più niente per un po', finchè, tornata a casa, non mi sono accorta che mi veniva il fiatone anche a salire le scale. Vero che sono sportiva come un bradipo in letargo, però mi è sembrato un po' strano. Avevo anche le caviglie gonfie, cosa che in genere mi succede solo quando fa caldo, e comunque si trattava di un gonfiore un po' diverso. Una nuotata in piscina mi ha dato la conferma che qualcosa non andava: vero che lo stile libero non è mai stato il mio forte, ma qui ansimavo come una locomotiva e sentivo il cuore uscirmi dalle orecchie.Il medico di base mi prescrive una spirometria e una visita dal cardiologo, in fretta. L'appuntamento all'ospedale me lo danno per tre giorni dopo, lunedì. Lo pneumologo mi mette una molletta sul naso e mi fa respirare dentro un tubo di cartone tipo quelli della carta igienica. Ripete la prova tre volte, scrollando la testa. Il risultato è che ho circa il 50% di capacità vitale, come la chiamano loro. Cioè, a quanto pare i miei polmoni funzionano a metà regime. Già non è bello sentirselo dire, se poi ti dicono anche che hai la "capacità vitale" ridotta della metà, l'effetto non è proprio rassicurante. Lo pneumologo mi prescrive altre analisi e mi dice di andare in fretta da un cardiologo. E così il sabato mi presento dal cardiologo, un signore gentilissimo che vede il mio elettrocardiogramma e si spaventa. "Ma lei non lo sente, il suo cuore?" Certo che lo sento, soprattutto davanti al secondo medico che mi guarda spaventato. Mi fa un'ecocardiografia e mi fa vedere quel poveraccio del mio cuore, che batte così forte che sembra voler saltar fuori per andare a correre una maratona. 140 battiti al minuto. La cosa positiva è che mi fa un'altra spirometria, in cui la mia capacità vitale risulta del 75%. Qualunque cosa sia, mi dice, possiamo quasi escludere i polmoni. Quanto alla tachicardia, secondo lui è causata all'80% da un ipertiroidismo, "che con questi sintomi è decisamente la cosa migliore che le possa capitare". Poi mi dice: "Mi sembra un po' agitata. Lei è una persona emotiva, vero?"Mi prescrive dei betabloccanti per rallentare il cuore (quelli che prendeva Glenn Gould per avere le mani fermissime quando suonava il pianoforte) e mi prenota una serie di analisi urgenti all'ospedale, il lunedì successivo. "Cominci subito a prenderli", mi dice. "Ce la fa ad arrivare fino a lunedì?" La visita si conclude con il medico che esce e dice a mia madre che mi sta aspettando fuori: "Dovrebbe finire bene".
[1/Continua. Avvertenza: se avete delle storie liete da raccontarmi sui miracoli della medicina moderna, fate pure. Se invece avete una storia non lieta, vi prego di astenervi dal commentare. Mi sono già spaventata abbastanza.]