cronache delle nostre sfighe: quando la singletudine è una manna dal cielo

Creato il 27 luglio 2011 da Lafenice
 
Ed eccoci qua amici cybernauti, tutti qui riuniti per un altro post collettivo. Questa volta vorrei ringraziare per la collaborazione una blogger che stimo in modo profondo: si tratta della carissima Ali di Caro Diario! Potrete trovare qui il suo fantastico blog e il post che ha scritto per l'occasione.

Bene, l'argomento di oggi è la sempiterna singletudine o meglio, quegli avvenimenti che si collezionano nel corso del tempo che ti fanno comprendere quanto la singletudine sia una condizione splendida! Oggi vorrei raccontarvi di A., soprannominato “la piaga”. Lo conobbi dopo un anno dalla rottura con il mio primo ragazzo e, non posso negare, di aver sperimentato (per i primissimi tempi) una vera ed incontenibile gioia. Ero felice di aver incontrato qualcuno che potesse darmi affetto, un minimo di comprensione e un po' di quel calore che solamente un ragazzo ti può dare.

L'idillio non durò a lungo. Cerco di dare più di una chance alle persone che conosco per capire se effettivamente possono piacermi o meno. Quindi direi che la piaga ha avuto tutto il tempo di dimostrarsi per quello che era... No, non voglio svelarvi nulla, per il momento.

Dunque, premetto di vivere in un paesino nelle colline romagnole. Quando nevica, perché succede anche che nevichi ogni tanto, girare con un'auto, pur affidabile e splendida come la mia adorata Polo, è un tantino complesso (soprattutto quando l'asfalto non è altro che un'immensa lastra di ghiaccio).Appuntamento numero 1Piaga: stasera allora ci vediamo alle 22?Fenice: tesoro un po' prima, ho il ghiaccio a casa.Piaga: ma cosa vuoi che sia per un po' di ghiaccio! (inizio a scaldarmi ma mi costringo a dargli una possibilità) dai poi le temperature si sono alzate non dovresti avere problemi a scendere! (ma dannato uomo inutile non potresti essere tu a salire dato che non ci sarà ghiaccio?) verrei io ma purtroppo devo rimanere vicino a casa: mio fratello non sta bene.A quelle parole non potei davvero obiettare: mi sarei sentita un verme. Così mi armai di coraggio e al grido di “I'm an independent woman” mi misi in viaggio. Dopo trenta chilometri di strada (fortunatamente sgombra dal ghiaccio) arrivo al punto dell'incontro.

Andiamo in un pub ed ordino una coca cola. Parliamo un po', lui fa il brillante gesto di pagarmi la consumazione (preciso 2.50€) e poi ce ne andiamo
- dai sono stata bene, ci sentiamo! - dico. Beh era vero: tralasciando il fatto che per una buona mezz'ora ha parlato della squadra di calcio in cui gioca, ero stata bene. Era simpatico ma non troppo. Non era minimamente arguto e non capiva le mie battute, ma mi dissi “è la prima volta dannazione, sii comprensiva!”.

E così arrivò...l'appuntamento numero due


per due settimane il mio cellulare fu incandescente (esattamente come i miei nervi). Vedete mi definisco romantica ma non sopporto le cose troppe appiccicose. Anzi le detesto. E ricevere il messaggio del buongiorno e quello della buona notte ogni santo giorno era davvero... troppo. Troppo noioso, troppo pesante, troppo appiccicoso, troppo tutto insomma. Ma arrivò comunque il secondo appuntamento: destinazione cinema. Il film iniziava alle 22.20, era un sabato sera invernale, il cinema era colmo di persone e non eravamo riusciti a vederci prima delle 22.15.era urgente fare il biglietto. Molto urgente.Ma quando siamo in fila, piaga, scopre di avere un problema non da poco: deve andare in bagno.
  • ti prego ho un'urgenza. Non so, o mi aspetti oppure prendi tu i biglietti -
  • no li prendo io altrimenti non vediamo niente – dico stizzita.
Ma proprio in quel preciso istante doveva andare in bagno? Così mi avvicino alla cassa e prendo i biglietti: i 16€ più difficili da spendere di tutta la mia vita. Avevo una strana sensazione, un brutto presentimento direi, e separarmi da quelle due banconote e quella piccola e fragile moneta da un'euro fu un'impresa. Ma ce la feci. E lui riuscì finalmente ad uscire dal bagno. Dopo aver visto il film (ed essermi rotta un braccio grazie alle sue prese da giocatore di Sumo) usciamo.
  • sai mi devi 8 € per il cinema – dico.
Ammetto che ritengo molto importante la cavalleria: o paga l'uomo (almeno per i primi tempi) o ognuno paga il suo. Ma non è possibile che io debba pagare il cinema alla persona con cui esco. Primo perchè non navigo nell'oro. Secondo perchè avrei preferito andare in pub piuttosto che rompermi un braccio al cinema. Terzo perché è davvero un gesto da cafoni. Esattamente come la sua scusante.
  • guarda che io ti ho pagato la coca cola l'ultima volta che siamo usciti! -
no ma allora quando tocca a me perchè non decidi di portarmi a mangiare il pesce, una di quelle cene da cento euro, tanto è il mio turno!
  • guarda che non te lo ha chiesto nessuno sei tu che hai voluto pagare, due euro e cinquanta se vuoi te li do anche adesso. - rispondo.
Lui non ci sente proprio da quell'orecchio. Continua a ribadire la normalità del suo gesto, continua a ripetere che, anche se aveva proposto lui di “portarmi al cinema”, era comunque mio dovere pagare anche per lui. non mi dice nemmeno Grazie!Allora cos'ho fatto? Beh, ho preso e me ne sono andata. Dopo aver rischiato di schiantarmi contro un albero, essermi sorbita un monologo sulle doti del suo allenatore, e pagato, oltre alla mia parte, anche il suo ingresso al cinema, il capitolo era per me chiusoHa provato a chiamarmi o a farmi i tanto odiati “squilli” per almeno tre mesi dopo il fatto. Ed io muta.

A volte la singletudine è una vera manna dal cielo!!

Buona giornata e buona fortuna a tutti!

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