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CRONACHE DI ESSE: Il ritorno di Lavazza

Creato il 13 maggio 2011 da Johnny10 @johnnyten10

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Quando il “sapersi vendere” non è più un modo di dire…

(ndJohnny Non c’è che dire ragazzi… per fortuna che c’è Esse. Dovete scusarmi per la mia bradipia nello scrivere ma il mese del marijuanaro sta decisamente diventando il mese dell’eroinomane-a-rota-che-non-ha-proprio-voglia-de-fan-cazzo. Appena risolvo il PASTICCIO e un altro paio di PASTICCETTI PICCOLI PICCOLI, torno alla grande però

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)

Come ripromessomi, ricontatto Lavazza e la trovo, finalmente, non impegnata a lavorare. Mi dice che se voglio posso fare un salto da lei, senza uscire, la mattina seguente, dato che non ha nessun impegno.

Il mio primo pensiero ricade su Sorella Mestiera che potrebbe non vedere proprio di buon occhio il fatto che io entro nell’appartamento di una prostituta. Decido di chiederle il permesso, che mi viene accordato (quante donne avrebbero permesso questo al proprio uomo? Forse solo quelle che riescono a dire BRAULIO quando ruttano…

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) in favore di un probabile articolo divertente che ne scaturirà.

Insomma: Sorella Mestiera mi permette di andare a casa di Lavazza… il tutto FOR THE LULZ!

La chiamo mentre sono sotto casa sua, una palazzina di 3-4 piani (non ricordo quanti fossero). Secondo piano porta a sinistra. Salgo.

Mi apre la porta. Indossa solo mutande, reggiseno e scarpe col tacco. Bisogna ammetterlo: è una gran bella figliola. Visibilmente imbarazzato da tale tenuta, mi dice che è vestita così in modo da essere già pronta per eventuali lavori che potrebbero arrivare in mattinata. Alla faccia…

Vengo fatto accomodare nel salottino davanti alla cucina. Il posto sembra piccolo ma accogliente e abbastanza in ordine. Vedo un piatto sopra al bancone della cucina con una montagna di alette di pollo fritte. Nel posto però non c’è odore di fritto. Boh! Mi domando come facciano lei e la sua amica a mantenere una forma come la loro mangiando tutta quella roba. Ma la domanda rimarrà senza risposta, ho altre curiosità da chiederle. Ci sediamo su un divano.

Esse – Allora, come ti va la vita?

Lavazza – Bene direi, si lavora parecchio da queste parti però è l’ora di cambiare. Oggi è l’ultimo giorno che rimango qui, perché dopo un po’ si esaurisce l’effetto novità e i clienti sono sempre gli stessi. Pensa che devo addirittura cambiare regione, perché alla fine ti ritrovi sempre le solite facce e a parte qualcuno che ritorna, di solito agli uomini piace cambiare.

Esse – E’ comprensibile. Se io pagassi per andare a letto con qualcuna, dato che ci metto dei soldi, almeno vado con tante donne diverse

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Lavazza – Sì lo posso capire. Un cliente torna al massimo una seconda volta se si è trovato bene. Anzi, alcuni guardando gli annunci sbagliano perché vedono foto diverse, non ti riconoscono e quindi poi si stupiscono se si ritrovano davanti la stessa ragazza. A volte li riconosco al telefono e gli evito la brutta figura.

Nota bene: i dialoghi che riporto in questo articolo sembrano essere no-stop. Nella realtà, Lavazza riceve una quantità abominevole di telefonate, per lo più brevi. Deduco che chiedano dove si trova, in che orario riceve e il costo della prestazione. A quest’ultima domanda, lei non da risposta, si limita a dire che ci si metterà d’accordo una volta di persona.

Evidentemente molti girano con 200 euro perennemente nel portafoglio?

Durante una delle telefonate, Lavazza sembra riconoscere qualcuno e riattacca.

Lavazza – Questo qui è un tipo strano, per telefono non mi da una bella impressione. Mi avrà chiamato almeno 4-5 volte, devo decidermi di memorizzare il numero e negargli la chiamata. Se uno mi da una cattiva impressione per telefono, non lo accetto come cliente.

Esse – Tipo strano? Che ti chiede di fare?

Lavazza – Non è tanto cosa mi chiede di fare. Non è mai nemmeno entrato nei particolari. E’ il modo con cui mi parla. Non mi fido. Tanto, di clienti ce ne sono, quindi preferisco sentirmi sicura.

Esse – Qual’è la cosa più strana che hai fatto, o che ti hanno chiesto di fare?

Lavazza – [ride], non ho mai fatto niente se non le solite cose. Per telefono a volte ti capitano quelli che ti chiedono sadomaso, sodomia passiva, se hai qualche vestito in particolare. Ma alla fine quelli non vengono mai, e se vengono comunque si comportano normalmente. Gli uomini non sono così strani come vengono dipinti in giro, si accontentano di un pompino, una scopata… Solite cose.

Esse – Beh immagino che sia perché è più importante come fai qualcosa, piuttosto di cosa fai di preciso. O almeno, io la penso così.

Lavazza – Già. Finora non si è mai lamentato nessuno. Anzi, il cliente almeno 1 volta torna sempre. Si vede che sono brava. Ho anche ricevuto diversi complimenti

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Sticazzi.

Esse – Che tipo di uomini vengono di solito da te? Voglio dire: età, lavoro…

Lavazza – Dai giovani a quelli un po’ più vecchiotti, un po’ di tutto. Alcuni si vede che hanno soldi, altri un po’ meno. Diciamo che la maggior parte sono sposati.

Esse – Ma dai?

Lavazza – Certo. La cosa che più ti colpisce di chi viene qui, e che non pensavo quando ho iniziato a fare questo lavoro, è che la maggior parte degli uomini che ti arrivano sono semplicemente delle persone che hanno bisogno di parlare, di liberarsi dalle frustrazioni che hanno a casa, di staccare la spina per quella mezz’ora o ora in cui rimangono da te. Le mogli non li ascoltano (oppure loro temono di parlare alla moglie) perché sono troppo impegnate a pensare a loro stesse. Non hanno orecchie per loro, e spesso non danno più nemmeno il loro corpo. Arriva qui il classico quarantenne, si sdraia sul letto, gli dici 2 cose per metterlo a suo agio e lo lasci parlare. Poi alla fine ci sta pure il rapporto sessuale, ma a volte nemmeno quello. Credo che se noi abbiamo tanti clienti, sia soprattutto per colpa delle mogli. Il tipo che arriva, ti scopa e poi se ne va è una rarità. In un certo senso, ti senti pure utile in qualche modo facendo questo lavoro, al di la dello sfogo fisico che concedi.

Sicuramente un punto di vista interessante. Quindi secondo la nostra cara amica, gli uomini ricorrono spesso alle prostitute per colpa delle donne stesse.

Puttane 1 – Fighe di legno 0.

Esse – Comunque sia, per quanto ti chiedano sempre le stesse cose, non c’è nessun cliente che va proprio “fuori dagli schemi” che ti ricordi?

Lavazza – Guarda, c’è un tipo di qui che è già tornato 2 volte e gli piace massaggiare. Prima di fare qualsiasi cosa chiacchiera, ti fa sdraiare a pancia in giù e parla del più e del meno mentre ti massaggia dal collo in giù. E’ sposato e avrà sulla quarantina d’anni, anche se si tiene bene. E’ sempre pulito, garbato e gentile e devo dire che essere massaggiata per una ventina di minuti è pure piacevole.

A questo punto il dialogo viene interrotto dall’arrivo della coinquilina di Lavazza, che per comodità chiameremo Crema e Gusto. Indossa solo le mutandine. Sì, avete letto bene: solo le mutandine.

Mi saluta, ricambio il saluto. Il mio viso in quel momento assume un colore amaranto degno del miglior tifoso del Livorno.

Si avvicina a noi, si siede sul divano vicino a Lavazza. Scopro così che non è italiana. Dice di essere russa.

Lavazza – Una volta il tipo dei massaggi ha voluto farlo con tutte e 2. Ci ha fatte un massaggio in coppia, eravamo entrambe sdraiate. La terza volta che è tornato però ha preferito incontrarci separatamente, perché diceva che non riusciva a farlo bene a entrambe. Ha detto qualcosa tipo che il corpo di una donna è un’opera d’arte, e altre menate del genere. Simpatico però.

Quest’ultima descrizione l’ho colta (e riportata) in parte. Difficile essere concentrati quando hai davanti 2 ragazza praticamente nude.

Al che, Lavazza e Crema e Gusto dimostrano di avere una capacità di marketing degna del miglior stratega di mercato assunto dalla Nike.

Lavazza – Allora, che ne dici se facciamo qualcosa di divertente? Come ti ho già detto ti facciamo un prezzo speciale…

Faccio segno di no con la testa, sorridendo imbarazzato.

Lavazza – Sei sicuro?

Dopo questa domanda, si avvicinano. Da ora, il mio cervello ha iniziato ad avere qualche problema, sostituendo alla normale percezione degli eventi un moviolone: il loro viso si avvicina, e ancora, e ancora, e ancora, fino a che limonano duro. Lavazza alza la mano, la avvicina a Crema e Gusto, ancora di più, sempre più vicino, fino ad arrivarle al seno.

Il tutto dura probabilmente una decina di secondi.

Nella mia mente, un’eternità.

Lavazza allontana le labbra dall’amica russa. Mi guardano, sorridono divertite.

Lavazza – Ma proprio sicuro?

Sono pronto ad aprire un’altra scommessa in cui metto in palio 2 pizze se un maschio in età sessualmente attiva, in una situazione del genere, riesce a mantenere la calma da me dimostrata. Ringrazio dell’offerta ma la rifiuto. Guardo il cellulare, dico che si è fatto tardi e che è l’ora di andare. Le saluto, auguro la migliore fortuna a Lavazza e mi ripromette di chiamarmi una volta che avrà aperto una sua attività (sperando che coroni il suo sogno e che non aspetti semplicemente che venga abrogata la Legge Merlin).

Esco dall’appartamento.

Buona fortuna, Lavazza e Crema e Gusto.

P.S.: durante uno dei discorsi, Lavazza si è lasciata sfuggire un affermazione che contraddiceva quanto detto la volta precedente in cui ci eravamo visti. Diceva pressapoco “mi ha detto ‘ti mando a lavorare da quelle parti perché c’è parecchio lavoro’ .

La domanda è chi l’ha mandata?

Possibile che allora ci sia qualcuno che organizza tutto il “giro d’affari”, e non siano tutte indipendenti come sosteneva in precedenza?

Indagherò. Eccome se indagherò.

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