Metallo che si è evoluto seguendo direzioni inaspettate: l'unica scienza possibile è la meccanica ed è proprio grazie alla meccanica che sono nate le grandi navi che percorrono le sabbie di Mondo9.
Ma sono navi senzienti, creature vive in una maniera difficilmente comprensibile che hanno asservito la Natura e l'ecosistema del pianeta stesso alle loro necessità.
C'è una guerra in corso, una guerra di cui nessuno ricorda l'origine ma che viene combattuta senza esclusione di colpi, nemmeno gli equipaggi possono dirsi al sicuro perché possono essere sacrificati in qualsiasi momento per la sopravvivenza delle navi dove sono imbarcati.
Chi vive su Mondo9 non si fa troppe illusioni, prima o poi chiunque finirà per ammalarsi.
Ed il morbo trasforma chiunque in metallo.
I più fortunati sono quelli che muoiono.
Gli altri?
Beh, gli altri sono destinati a trasformarsi in qualcosa di estremamente diverso.
Ci sono due date importanti da ricordare, prima di cominciare la recensione vera e propria.
Nel 2008 sul numero 54 della rivista Robot veniva pubblicato il racconto lungo Cardanica scritto da Dario Tonani.
Ben sette anni dopo nel corso dell'estate 2015 la Mondadori ha presentato nelle edicole Cronache di Mondo9 il primo Millemondi dedicato ad un autore italiano.
Tenetele bene a mente perchè sono due date fondamentali ai fini di questo articolo. Due date in cui, per parafrasare quel grande personaggio che fu Tomasi di Lampedusa, nel mondo della fantascienza italiana in un certo senso è cambiato tutto -e al tempo stesso - tante altre cose sono rimaste così com'erano.
Ma andiamo per ordine.
All'interno di quel primo racconto, anzi in quel primo tassello ( insisto molto sul termine tassello e più avanti capirete perché) Tonani introduceva i suoi lettori su un pianeta desertico e velenoso, dove tra le sabbie piene rugginose si celava un pericoloso morbo in grado di trasformare gli esseri viventi in ottone. Quel pianeta battezzato Mondo9 poteva essere attraversato solo grazie ad ancora più pericolose navi -forse dotate di coscienza, forse qualcosa di più- dove però non era per niente raccomandabile prestare servizio a bordo.
Cardanica conteneva molte delle suggestioni che poi sarebbero tornate all'interno delle opere dello scrittore milanese come l'ibridazione tra carne, sangue e metallo oppure la sempre maggiore cura nei confronti dell'aspetto visivo all'interno della narrazione.
Suggestioni indubbiamente già presenti da tempo ma che dopo Cardanica sarebbero state dirette dallo scrittore verso direzioni differenti rispetto a quelle battute in precedenza.
I racconti successivi, anzi gli otto tasselli successivi (scritti in due diverse sequenze temporali della vita dell'autore separate da una pausa creativa in cui lo scrittore si sarebbe dedicato ad altro) avrebbero continuato ed ampliato quelle suggestioni. Fino a diventare la raccolta che oggi è stata proposta col titolo Cronache di Mondo9Ma questo lo avevate già capito, vero?
Tecnicamente Cronache di Mondo9 può essere definito come un fix up, cioè la proposizione di tutti e nove i racconti con l'aggiunta di tutta una serie di brani di raccordo (definiti interludi nel volume ) tesi a fare da collegamento, in maniera da creare quasi una sorta di romanzo unico.In più la Mondadori separa in due diversi archi narrativi le vicende, quasi due mini cicli all'interno dello stesso ciclo. Il primo "libro" composto dai racconti Cardanica, Robredo; Chatarra e Afritania è quello che pone le basi principali dell'ambientazione. Nel successivo ribattezzato Mechardionica (dal nome dato ai sopravvissuti al morbo di Mondo9 esseri una volta umani ma adesso creature totalmente metalliche, che riescono a mantenersi in vita solo rubando i cuori altrui) l'universo romanzesco si amplia grazie ai successivi Mechardionica; Abradabad; Coriolano; Bastian e Miserable.E cambia anche la visione posta e gli elementi verso cui viene posta.
Illustrazione di Franco Brambilla
Quello che è interessante, perlomeno ai miei occhi di lettore, è infatti lo stacco tra le due parti, la differenza di struttura presente in loro e tra loro.Tutta la prima parte è infatti impostata sulle Macchine, sulle grandi Navi. Ci vengono descritti i modi con cui queste irretiscono, schiavizzano ed- in qualche caso- con cui si nutrono degli esseri umani , ci viene descritto il loro interno al punto che sembra quasi di respirare gli afrori e di sentire i rumori del combustibile, di provare il calore delle giunture.Lo stesso vale per l'ecosistema del pianeta totalmente adattato alle necessità del metallo, ci sembra di vedere davvero creature come i cardi mangiaruggine o i lumigechi, di avvertire la sensazione di marcio nei pochi luoghi dove cresce la vegetazione o dove cade la neve.Ci vengono anche descritte le scaramucce tra le Navi, in particolare vengono seguite le vicende di due di loro: l' Afritania e la Robredo, a quanto pare c'è infatti una guerra in corso, anche se non ce ne vengono forniti i particolari. In tutta questa prima fase Tonani sembra più interessato all'impatto immediato, alla visualizzazione nel breve periodo, anche se ci sono alcuni personaggi che ricorrono (penso al capitano Garrasco D. Bray) si comprende subito che non sono loro il focus principale della vicenda, non rappresentano il fine ultimo della narrazione ma al massimo l'elemento di contorno se non propriamente le vittime sacrificali.Sempre in questa prima parte lo scrittore pone la descrizione su due piani differenti: da un lato ricorre alla narrazione in prima persona utilizzando alcuni classici escamotage letterari quali il diario dei personaggi presentandoci gli eventi come già avvenuti, dall'altro impiega la narrazione in terza persona mostrandoci gli eventi mentre avvengono. Questo genera un alternanza non sgradevole del punto di vista ( il POV come direbbero i recensori bravi) dei racconti creando una riuscita tensione narrativa ed una catalizzazione dell'interesse dei lettori nei confronti non di "quello" che succederà nel racconto ma nei confronti "del come" questo avverrà.
Con la seconda parte, con i 4 racconti racconti scritti in periodi più recenti invece cambiano alcune cose, non solo Tonani sembra rinunciare alle parti scritte in prima persona- e questo porta ad una maggiore struttura- ma si dimostra più attento nei confronti della narrazione ad ampio respiro.Le vicende si intrecciano maggiormente, si dimostrano collegamenti inaspettati tra racconto e racconto ( anzi tra tassello e tassello ) ma lo scrittore trasferisce la sua attenzione nei confronti dei personaggi. Sia quelli nuovi come il ladro Sargàn, il mechardionico Asur e l'adolescente Naila (interessante in particolare il legame che si forma tra questi ultimi due) sia nei confronti di quelli già esistenti come Garrasco; perfino la Navi non sono più dipinte in maniera intercambiabile ma cominciano ad assumere una propria personalità distinta (il caso più eclatante è quello della Bastian, la nave capace di provare emozioni come la paura)Insomma se si dovesse paragonare ad un pittore si potrebbe dire che nella seconda parte del ciclo Tonani non sia più interessato alla semplice immagine, alla singola pennellata ma all'intero quadro.
E' una fantascienza meticcia quella di Tonani, in cui si cerca e spesso si trova una sorta di melange tra le varie componenti. tra lo splatter di alcune descrizioni e la Quest avventurosa delle vicende di Asur e Naila, passando per la descrizione di un decadente mondo malato e la impossibile lotta per la sopravvivenza.Un equilibrio che trova la sua giustificazione nella narrazione quasi cinematografica attuata dall'autore.
Certo, c'è ancora qualcosa di perfettibile, da lettore ( ma probabilmente è stato un limite mio ) mi è sembrato di avvertire in alcuni momenti quasi di indeterminatezza nella costruzione dello sfondo.Mi spiego meglioIn un paio di momenti ho quasi avuto l'impressione come di una sorta di astrattezza o di contraddizione nel background esterno, nel world building di Mondo9: tante cose non ci vengono dette mentre altre ci vengono appena accennate.Un po come se l'attenzione verso dei determinati aspetti particolari sia stata maggiore rispetto a quello verso il quadro generale del'universo di Mondo9Questo però credo dipenda dalla genesi stessa del ciclo.Vedete, uno scenario si può costruire in due modi: con la prima modalità l'autore o gli autori si siedono a tavolino e stabiliscono regole ferree e scenari da seguire pedissequamente, scrivono sin dall'inizio una sorta di "bibbia" degli avvenimenti e della cronologia e poi rispettano rigorosamente tutto quanto per filo e per segno.
Nel secondo caso l'autore, almeno inizialmente non intende costruire un ciclo - o comunque una ambientazione da riutilizzare più volte, ma comincia a scrivere quello che per lui dovrà essere un singolo racconti o romanzo...e piano piano si fa conquistare da quello che scrive e volta per volta aggiunge nuovi particolari o elementi, magari correggendo alcune cose già create in precedenza.
In questo caso le idee e le ambientazioni nascono d'istinto e quel mondo si costruisce poco a poco
Entrambi i sistemi sono validi, entrambi i modi di scrivere possiedono degli aspetti legittimi.
Io però credo - e me lo confermerà o smentirà stesso l'autore se vorrà intervenire nei commenti se ci ho visto giusto o meno- in questa particolare situazione si sia manifestata la seconda eventualità.
Credo cioè che almeno inizialmente le prime idee per i vari racconti che vanno a comporre Cronache di Mondo9 siano arrivate senza alcun tipo di programmazione ma in maniera istintiva, passionale quasi viscerale.
E la produzione letteraria di Tonani è sempre stata - nel senso migliore e più onesto che si può dare a questi termini -passionale e viscerale.
Per questo in questa recensione ho preferito utilizzare il termine "tassello" al posto del termine "racconto", dal momento che in fondo ognuna delle novelle della serie altro non è che una piccola tessera di un unico immenso affresco ancora in corso d'opera, un domino di cui forse stiamo semplicemente assistendo alle fasi iniziali.
In definitiva, Cronache di Mondo9 è una buona opera, una buona opera contenente racconti che meritano di essere letti. Inoltre è un lavoro che dimostra la costante maturazione del suo autore ed anche i processi realizzati col suo stile. Forse un paio di minuscole imperfezioni, ma che rendono il lavoro più personale e più vero. Insomma un piacevole segnale per quanto di positivo la fantascienza italiana sta riuscendo a costruire in questi anni.
Per questo e per tutti i mondi che riusciamo ad immaginare.
NOTA: Per chi volesse approfondire QUI trovate la mia intervista con Dario Tonani.