Magazine Diario personale
Giovedì siamo stati a Lucca (che ho scoperto di aver già visitato nientepopodimenoché alle elementari) in occasione del Lucca Comics e, già che c'eravamo, ci siamo girati la città. La sera, dopo la sistemazione a Pisa in due bungalow super-economici e il sacro momento del cibo (per me un calzone prosciutto e funghi niente male), siamo tornati a Lucca perché i boys si erano iscritti a una "entusiasmante" sessione di Sine Requie dal vivo (gioco da tavolo very nerd, lasciate ogni speranza o voi ch'entrate) che si sarebbe disputata per l'appunto al calar delle tenebre. Ah, quando dico "dal vivo" intendo dal vivo vivo. Cioè, il ritrovo era dentro una specie di cripta lucchese dove o si conservano i vini d'annata o si occultano cadaveri (o entrambe le cose volendo, nessuno ve lo vieta e i vini non testimonieranno contro di voi), e c'era questo gruppo di persone che fingevano di essere nobili toscani sopravvissuti a un'apocalisse zombie. Quando l'organizzatore ci ha spiegato la cosa ho seriamente dovuto pensare agli eventi più tristi della mia esistenza per evitare di scoppiargli a ridere in faccia, che magari sarebbe risultato poco carino. Che poi almeno mi aspettavo un po' d'azione, e invece questi parlavano, stavano in piedi, in gruppetti, e si parlavano con nonchalance di feudi e castelli e spade forgiate e io stavo lì con le ragazze e li osservavo con quel tanto di distacco scientifico che ti permette di comprendere che c'è una forte probabilità che tu sia circondato da una massa di squilibrati mentali. Però poi c'è stato un colpo di scena: urla, porte immaginarie che si aprono e che si chiudono e insomma sì, c'è pure scappato il morto. Pace all'anima immaginaria di quel derelitto.
Il giorno dopo ci siamo svegliati a Pisa che il 70% d'acqua di cui siamo fatti si era trasformato in acido lattico, ma nonostante questo ci siamo indirizzati di buonumore verso il centro pronti per il secondo giorno di esplorazione e per la seconda città da visitare. Ho amato Pisa. E' una città piccola, vecchia, pacifica, antica. Costruita lungo il corso dell'Arno, con i suoi vicoli, le sue piazzette, la sua storia. Deliziosa. Te la giri che è un piacere. Ho pranzato con un panino buttata sul prato di Piazza dei Miracoli, a tu per tu con il campanile stortignaccolo (sì insomma la torre che pende), la cattedrale, il battistero e il quarto coso rettangolare che non mi ricordavo cosa fosse per tutto il viaggio e wikipedia gentilmente mi informa che è il camposanto (wikipedia: farsi una cultura senza sforzo since 2001).
Ah, due giorni mi sono bastati e avanzati per innamorarmi follemente dell'accento toscano (o meglio ri-innamorarmi, perché è dal viaggio a Firenze con Marvi che lo amo). Poi torni a Roma, senti una parlata che è la grevità per antonomasia, e ti deprimi. (Ora sarò sommersa da insulti di internauti proud to be romani del tipo: MA CHE CAZZO STAI A DI' NOI C'AVEMO ER DIALETTO ER PIU' MEJO DER MONNO A COJONA MA CHIUDI STA CIAVATTA CHE NUN CAPISCI N'CAZZO ROMA CAPUT MUNDI ROMA CAPITALE EDDAJE EDDAJE AOH AOH).
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