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Cronache di Surakhis 34: Colline profumate.

Creato il 21 novembre 2010 da Enricobo2
Novigorad era bellissima come sempre, distesa sulle falde dell'immenso cratere, fin sulle rive del golfo come una femmina Voluptaria della terza luna di Surakhis. Il mare che lambiva le basse scogliere attorno al vecchio porto era di un violetto intenso, un colore pastello che ormai ispirava i poeti e le canzoni e bagnava le rocce corrose con piccole onde calme e ritmate che si frangevano con calma sollevando piccoli spruzzi bianchi. Pioveva ormai da tre mesi sulla città e la sottile umidità verdastra che colorava la foschia, avvolgeva quasi completamente le altissime colline che scendevano quasi a precipizio sul mare. Erano ormai per tutti le Colline profumate che si erano formate decenni prima, quando si era ormai compreso che lo smaltimento dei rifiuti non poteva avere una soluzione. Così nella sua infinita bontà, il lungocrinito Imperatore aveva promesso che in sole 24 ore avrebbe risolto il problema e prima del mattino seguente, come sempre, per questo era osannato dalle folle, aveva emanato un decreto che, pena l'impalamento, vietava di portare via le immondizie dalla città, che anzi avrebbero contribuito, con il lavoro di una apposita commissione di architetti del rifiuto, a formare la nuova skyline della città, anzi ne avrebbero costituito la caratteristica unica e attrattiva anche ai fini turistici, cosa per cui la città divenne meritatamente famosa in tutto il pianeta. A poco a poco gli strati si accumularono gli uni sugli altri e nuovi bastioni si eressero orgogliosi, barriere compresse del moderno modo di intendere lo smaltimento. Ormai erano alte parecchie centinaia di metri e pur essendo in continua crescita, le piogge solforiche ne assestavano la consistenza, rendendone omogenei i materiali e anche gli smottamenti che avvenivano periodicamente erano utili a dare movimento al paesaggio urbano e anche a mantenere un certo qual controllo demografico automatico. Tutto il sistema economico ne aveva beneficiato, intanto erano fonte proteica di valore, arricchita con la grande fauna di roditori esatropi che oramai la popolavano in quantità e la fermentazione naturale forniva un ottimo distillato che aveva un certo successo anche nei migliori bar della capitale. Le ghiandole sebacee di questi animali, poi fornivano un liquido che, lavorato, dava un ottimo formaggio a pasta filante che aveva ottenuto importanti riconoscimenti di qualità. Anche il problema abitativo, un tempo grave nella zona, era ormai risolto, in quanto ogni abitante era libero di scavarsi nei fianchi delle montagne di immondizia, comode e calde grotte che si estendevano nel ventre della montagna per ambienti successivi, dove la comintà viveva in armonia, distillando il percolato e traendo dalle viscere del monte di che vivere in abbondanza. Certo, all'inizio c'era stato qualche problema, soprattutto per quanto riguardava la puzza che le aveva per così dire battezzate, ma gli abitanti delle Colline Profumate, potevano ormai dire con orgoglio di essere gli unici abitanti della regione che non erano più infastiditi dalla puzza delle vicine centrali a merda, i cui fumi venivano inevitabilmente spinti dalle brezze verso il mare. Dalla sua piccola grotta a Ciorniemorie, che dava direttamente sul mare, Hort guardava lo specchio viola in cui si specchiavano gli spicchi delle tre lune, tra barbagli di gas e fuochi fatui che illuminavano la sera. Di tanto in tanto pensava ai tempi lontani, quelli che da piccolo gli raccontava suo nonno, tempi strani e tristi in cui gli uomini di Novigorad vivevano in maniera confusa e pericolosa, dovevano preoccuparsi di cercare il cibo ogni giorno, il sole fastidioso bruciava la pelle e addirittura la gente aveva ancora le narici. Mentre la seconda luna stava tramontando, si girò per andarsi a coricare sul fondo della grotta; in alto sopra di lui, il rumore ritmato dei camion che scaricavano e quello più soffocato dei tritatutto si mescolavano in un suono dolce e monocorde al ronfare soffocato dei digestori.

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