Cronache di Surakhis 43: Macropigia imbarazzante.

Creato il 23 settembre 2011 da Enricobo2
Tempi duri per la galassia. L'impero era sul punto di disgregarsi completamente. Alla fine il problema era sempre lo stesso: la grana. Quando si era trattato di risolvere tutti i casini venuti fuori con la faccenda della schiavitù e dell'asportazione obbligata degli organi ai lavoratori negligenti, tutti i sistemi planetari si erano trovati d'accodo in un attimo. Più velocemente ancora si era deciso all'unanimità quando si era trattato di dare il via libera all'equazione: cambio debiti di famiglia con figlie femmine da dare come vestali  ai Templi della Soddisfazione Carnale, ma adesso che la crisi era esplosa prorompente come non mai, il grano vero non lo voleva cacciare nessuno. Ovviamente non quelli che non ne avevano più da tempo e macinavano solo debiti come quei fanfaloni di Surakhis a cui non rimanevano neanche gli occhi per piangere, in senso reale perché li avevano già consegnati quasi tutti alla banca degli organi, ma anche a quei sistemi che con governi avveduti avevano ancora le casse piene e di certo non volevano buttarli nella fornace degli incapaci dissipatori dei pianeti della fascia sud della Via Lattea. Di certo era inutile andare a piatire dai sistemi dei Sini del braccio orientale o  dai Sambisti di quei pianeti che avevano mangiato escrementi fino a qualche secolo prima e che ora grazie ad uno spregiudicato uso della schiavitù, anche se in questo campo ormai c'era omologazione, ma avendo soprattutto avuto un governo avveduto, si stavano togliendo le pezze dal culo e che culi, ricordava con rimpianto sempre Paularius che dalle Sambiste, amava trascorrere spesso dei periodi di cosiddetto riposo.
Fatto sta che questi se ne stavano tranquillamente alla finestra temporale, in attesa di vedere come sarebbe andata a finire, facendo solo qualche blando annuncio di facciata, del tipo di mostrare disponibilità all'acquisto di stock di organi a prezzo contingentato. Chi invece puntava decisamente i piedi era il pianeta delle Amazzoni, che grazie ad una accurata militarizzazione poteva dirsi l'unico dell'area ad avere i conti quasi in ordine. Certo, i loro responsabili non erano distratti da questioni di sesso, naturali sfoghi del potere, che laggiù erano poco presenti, forse a causa della imponente macropigìa delle esponenti femmine del potere. Però erano le uniche a poter decidere se cacciare i crediti necessari a tirare fuor d'impaccio le esauste casse di Surakhis, cosa che avrebbe anche contribuito a diminuire lo spread con i titoli pubblici del pianeta che venivano usati ormai solo più come carta per le toilettes. Certo bisognava ingraziarsi quantomeno la capa del pianeta, una bionda Erinni decisa a non gettare organi dalla finestra.
Adesso che Paularius, in una delle sue serate eleganti, dove convocava di solito nutriti gruppi di Polipoidi succhiatrici, due a tre per ogni commensale per far girare le Patonze naturalmente, compito sacrosanto che adempiva con spontaneità e dedizione, si era lasciato sfuggire un apprezzamento su quella unscrewable macropigia, la voce era subito corsa e nel segreto delle redazioni si diceva che la biondona fosse disposta a andare ad aiutare i megalopenici di Antares piuttosto che quel farabutto che aveva bisogno solo di protesi di ogni tipo. Che poi la voleva proprio fare lunga, aveva detto sottovoce Paularius agli amici. In fondo era solo una classificazione di specie con cui lui catalogava normalmente tutte le femmine con cui veniva a contatto, ma come al solito era stato frainteso. Ma sì chissenefregava, pensò mentre le Succhiatrici Callopigie erano all'opera, al massimo metteranno sotto sequestro tutti i bulbi oculari degli abitanti di Surakhis, che essendo nella maggioranza aracnidi, ne avevano sempre un sacco di avanzo e anche se Twoseas, il suo infedele ministro economico era scappato al centro della galassia con la scusa di incontrare i suoi omologhi, lo avrebbe sacrificato sull'altare del Tempio, tra i cori ululanti della Gilda, non appena fosse tornato gettandogli addosso la colpa del disastro economico.
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