Paularius si accarezzò a lungo la barba. Sospirò un poco prima di allacciarsi il sistema corazzato che lo proteggeva al di sotto della lunga tunica che gli scendeva quasi fino ai piedi. Ormai non si poteva più uscire senza un minimo di protezione, anche se era sempre circondato dal suo gruppetto di Sardar. Senza fidarsi troppo però. Qualche giorno prima, mentre andavano a presidiare un incrocio di strade per predare qualcuno dei rari carichi che ancora transitavano sulle strade, due dei suoi che credeva più fedeli, un monorchide di Capella III e un macropenico rigeliano, avevano cercato di farlo fuori per prendersi tutto il bottino. Da quando Surakhis era diventato un pianeta devastato dalla guerra tra bande, nessuno si fidava più di nessuno. I Little Crickets erano stati ormai messi in minoranza e i vari movimenti delle Marre, detti da tutti i Marroni per semplicità o Les Couilles, secondo i più raffinati, erano passati alle maniere forti e ammazzavano chiunque si parasse loro dinnanzi, predando beni e organi senza distinzioni. Paularius che annusava i cambiamenti sempre con un certo anticipo, si era messo a capo di una delle bande più feroci e aveva deciso di marciare direttamente sulla capitale per prendere decisamente la testa dei vari gruppuscoli ed esautorare il fantasma di governo ancora formalmente al potere. Bisognava essere chiari a decisi per far convogliare tutta la massa delle Empty Pumpkins dietro al movimento, quindi guardarsi bene dal fare una qualche proposta di qualunque tipo, bastava solo gridare e avanzare al grido di spacchiamo tutto e ammazziamo tutti coloro che si oppongono. Certamente molti degli sgherri che seguivano le bande, poi si perdevano per strada, bastava che si trovasse un gruppetto di femmine da violentare in santa pace e la marcia si arrestava di botto, per riprendere dopo due o tre giorni, placata la più grossa.
Brandendo alte le marre in una mano e l'organo sessuale nell'altra i gruppetti sfilavano convinti della loro forza e della loro ragione distruttiva. Tutti gli altri se ne stavano cheti cheti nelle loro case ad aspettare che la furia passasse e nascondendo le donne in cantina. Anche il vecchio imperatore, cacciato a calci e sputi dal palazzo si era rifugiato in una località lontana assieme al suo harem e a qualche fedelissimo, che però si diceva, tramasse alle sue spalle per dare la sua testa alla piazza. Viveva così nascosto e timoroso, ingannando il tempo con i servizi personali delle sue vestali. Solo di tanto in tanto faceva trapelare qualche proclama minaccioso e vendicativo, che però veniva pubblicamente sbeffeggiato da tutti. Gli altri pianeti, a poco a poco avevano ritirato tutte le rappresentanza commerciali; poche astronavi arrivavano ormai allo spazioporto centrale ed erano cariche solo di mercenari in cerca di ingaggio e mestatori di torbidi, speranzosi di trovare occasioni di razzia e di disordini. L'aria pesante delle carogne putrefatte aleggiava nell'aria e aveva sostituito il profumo tipico delle centrali a merda, ormai fermate quasi completamente per mancanza di combustibile, che veniva usato tutto per essere trasformato in cibo. Nessuno voleva rinunciare alla preziosa materia prima, l'unica rimasta disponibile ed i punti di conferimento obbligatori erano quasi completamente deserti. L'alternativa all'energia alternativa era definitivamente svanita e il pianeta intero piombava nel buio più totale non appena dopo il tramonto. Da quel momento in poi la notte era il regno del più forte e del più violento che arrivava. Guardarsi le spalle, sempre. Paularius si calò la maschera sul viso, afferrò la marra e dopo un grido di incitamento ai suoi uomini, uscì nella notte.
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