Il Crowdfunding, termine mutuato dal crowdsourcing, è un processo collaborativo di un gruppo di persone finalizzato alla raccolta di fondi per supportare una determinata organizzazione o iniziativa. Il concetto viene applicato anche al giornalismo parlando specificatamente di crowdfunding journalism, ovvero della raccolta di danaro per finanziare inchieste giornalistiche che non sono direttamente supportate economicamente dalle imprese editoriali.
Sul tema è stato pubblicato recentete un report completo per il nostro Paese, una mappatura delle piattaforme italiane e un’analisi dei trends emergenti realizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dal quale emerge che il tasso di successo è del 30% [era 37% nel 2014].
Di crowdloving, creando probabilmente un neologismo, avevo già parlato, al termine della campagna, di successo, di crowdfunding in sostegno alla realizzazione dell’edizione 2014 del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, per analizzarne le ragioni del buon esito dell’iniziativa.
È di stamane la [buona] notizia che il crowdfunding lanciato da Valigia Blu, pubblicazione multiautore a cui partecipa anche Arianna Ciccone, che aveva l’obiettivo di raggiungere 10mila euro di donazioni entro il 22 Dicembre, ha già raggiunto e superato la cifra in soli 14 giorni. Il principale motivo risiede nella non comprensione del fatto che il crowdfunding ha bisogno, appunto, di crowdloving, di comunità di persone aggregate intorno ad un valore comune come confermano i molti casi internazionali.
Qualunque sia la vostra idea, il vostro progetto, editoriale e non, identificate i valori comuni tra la vostra iniziativa e quella di un gruppo di persone, potreste addirittura scoprire che questa comunità, questo insieme di comunità già esiste e dovete “semplicemente” entrare in relazione con loro e attivarla.
Il crowdfunding non è questione di soldi, ma di comunità, di crowdloving, senza community management non vi sono possibilità di successo. Il crowdloving funziona!