Se nel 2007 fossi stato un sedicenne giapponese semi-profano di shōnen (genere di manga e anime rivolto a un pubblico di adolescenti) sarei probabilmente rimasto sconvolto dalla visione di di Takashi Miike. E se nel 2009 fossi invece stato un sedicenne italiano semianalfabeta di cinema giapponese sarei quasi sicuramente rimasto basito di fronte al sequel dello stesso Miike Crows Zero 2. E per restituire quel senso di meraviglia a me ormai distante qualche decennio proverò ad analizzare i due film immergendomi nel racconto delle reazioni di due giovani che abitano agli estremi opposti del pianeta: Isashi e Michele.
Tokyo, 2007
La serata era cominciata malissimo. Quell'idiota di Ryota mi aveva fatto tappo al cinema. L'SMS diceva: "Non ce la faccio a venire, sono ancora ad Akihabara. Scusami!!!!!". Pioveva e non mi andava di tornare a casa con quel tempaccio che sembrava non dovesse finire mai. Non ero mai stato al cinema da solo come fanno i vecchi ma il trailer di Crows Zero era una figata pazzesca che mi si era impresso indelebile nel cervello. Mio padre, ai suoi tempi, aveva letto il manga di Hiroshi Takahashi da cui è tratto il film e aveva aumentato il mio hype definendolo MOSTRUOSAMENTE BELLO. Così quel giorno, ad appena sedici anni, ho deciso di fare una cosa da adulto prima del previsto, spinto però dalla mia smania adolescenziale!
E adesso che sono tranquillamente a casa dopo la visione voglio fare il resoconto di quell'esperienza. Innanzitutto: Takashi Miike. Nome e cognome di un genio. Crows Zero. Due parole per il titolo di un capolavoro. La storia è semplice e d'impatto: Takiya Genji si è appena trasferito alla Suzuran, un istituto maschile di una città non identificata (almeno credo, anche se dal dialetto e dal contesto criminale potrebbe essere Osaka). La sua scelta è dipesa dalla fama che la scuola ha saputo costruirsi non nel campo dell'eccellenza bensì in quello opposto! La Suzuran è infatti frequentata da studenti riuniti in bande di teppisti che lottano tra loro per la supremazia. Conquistare la scuola avrebbe un alto valore simbolico per Genji perché significherebbe riuscire in un'impresa che nemmeno suo padre, boss della yakuza, è riuscito a portare a termine. Fin qui la storia, semplice e d'impatto come ho scritto sopra. Ma sono i personaggi a restare impressi nella memoria, tutti così vividi e azzeccati. C'è Makise (che è uguale a Ryota!) imbranato con le ragazze ma dal cuore d'oro; il riottoso Izaki che diventerà ben presto la spalla destra di Genji; il gigantesco, misterioso e fortissimo Rindaman ed infine il nemico leale Tamao Serizawa. Il regista applica lo stesso screen time anche al suo clan, rendendo quindi molto variegato il numero dei personaggi con cui empatizzare. Aderenza emotiva facilitata inoltre dalla scelta di far interpretare questi ragazzi ad alcuni tra i più bellocci tra modelli e cantanti nostrani che non devono impegnarsi molto attorialmente visto che gli è richiesto soltanto di essere fighi e menarsi tra loro!
Crows Zero risolve invero con i pugni qualunque attrito relazionale e imbratta di lividi le facce pulite di ragazzi che scelgono coscientemente di creare un microcosmo fatto d'onore, rispetto e amicizia sotto l'egida di una violenza in fondo innocua (oh, ma che ho scritto?!?!). Takashi Miike riprende il tutto con grande padronanza tecnica e visibile coinvolgimento, in omaggio forse alla sua gioventù scapestrata. Il finale aumenta esponenzialmente d'intensità fino a lambire l'epica: la battaglia risolutiva tra le due fazioni rivali è ambientata nel cortile della scuola tra fango, pioggia, frequenti slow-motion e un pezzo rock dal riff incalzante. Domani vado a rivederlo con Ryota e poi mi toccherà agonizzare nell'attesa del DVD.
Milano, 2009
Che flash questo Crows Zero 2! The best movie ever, come direbbero gli ammerricani! Ieri sera il Bomboletta, appena arrivato a casa mia, mi fa: "Guarda che ho scaricato dall'Internet, una roba di ragazzi giapponesi con capigliature pazze che si picchiano per tutto il tempo". E così facciamo partire questo Crows Zero 2 nel portatile. Ma voglio provare a scrivere qualcosa di serio su questo prodotto della folle cinematografia giapponese (il Bomboletta mi ha già promesso che mi passerà altri film di questo regista, Takashi Miike, tipo Ichi the killer che dice che è pieno di budella e squartamenti).
Per la storia mi sono dovuto aiutare con Wikipedia perché in Giappone sembra non abbiano l'abitudine di fare un riassunto anche attraverso soltanto un semplice montaggio di scene del prequel. Il film comincia infatti esattamente dov'era finito il primo episodio: Genji Takiya non è riuscito ad ottenere il completo dominio della Suzuran e lotta ancora con Rindaman per farlo. Un giorno sfida impunemente i ragazzi di una scuola rivale, l'Housen, e così facendo rompe la tregua con loro. Dovrà allora allearsi con i rivali del clan di Serizawa per fronteggiare una sfida estremamente difficile. Il regista opta subito per uno straniamento cromatico: i buoni sono i Corvi (così si chiamano gli studenti della Suzuran) di nero agghindati, i cattivi sono i bianchi pelati (fatta eccezione per i capibastione) dell'Housen. Sono conscio del fatto che ad un adulto tutte le questioni adolescenziali per la lotta del territorio appaiono pretestuose e puerili, fondate su un concetto esagerato d'onore. Fortunatamente Takashi Miike non ha lo stesso giudizio e le filma senza contrappunti moralistici. Adotta, come direbbero i Mereghetti d'occasione, un punto di vista interno e non lo molla nemmeno per un secondo. Dagli scenari street così simili anche alla periferia milanese (il degrado industriale genera pattume globalizzato a quanto pare), alla splendida colonna sonora infarcita di pezzi rock, punk e nu-metal (i loro Linkin Park sono più cazzuti dei nostri!), Crows Zero 2 è fatto per far risaltare una certa realtà giovanilistica dimenticata dal cinema italiota.
I momenti migliori, che per fortuna occupano la stragrande maggioranza della pellicola, sono quelli che paiono videoclip musicali di ragazzi che si azzuffano tra loro con stile molto urbano e senza le coreografiche arti marziali. Un paio di sottotrame sembrano invece attaccate con lo sputo, tipo quella di Kawanishi Noburu che oscilla tra rimorso ed errori reiterati stupidamente o lo stucchevole intermezzo musicale della bellissima corteggiatrice del protagonista. Queste sbavature sono probabilmente imputabili al tentativo di legittimazione culturale che Miike prova comunque a darsi in un prodotto che perfino agli occhi di un sedicenne italiano come me può apparire troppo commerciale. Nonostante ciò il film riesce a regalare due ore di spassosissimo intrattenimento e chi non riesce a capirlo è matusa dentro! W i ggiovani e chi li racconta come fa Crows Zero 2!