Ct azzurri ma non italiani: al cuore del problema

Creato il 20 luglio 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Enrico Borra per La Meta

Gli allenatori d’elite italiani sono validi tanto quanto i colleghi stranieri? Potrebbe oggi un tecnico nostrano prendere il posto di Jacques Brunel sulla panchina della Nazionale? Una domanda da un milione di euro. Almeno in prima analisi. Partiamo dal presupposto che
non trovo il quesito “interessante”: in un mondo in cui ad allenare l’Australia e il Galles ci sono due allenatori neozelandesi e sulla panchina della Scozia siede un inglese, non trovo infatti per nulla scandaloso che la ben più modesta (per predisposizione storica e socio-culturale) nazionale italiana sia affidata a suafricani o francesi. Il focus è e deve rimanere concentrato sui risultati. Proprio in base a questo indiscutibile criterio, al momento, gli allenatori italiani non possono nemmeno pensare di potersi avvicinare alla poltrona di ct
Azzurro. Non possono infatti dimostrare un “vissuto” vincente (cosa che, al contrario quasi tutti i nostri passati ct possono fare). Ma c’è dell’altro. Pensate a Rowiand Phillips e, oltre al lavoro fatto con un gruppo costantemente ‘ in divenire ‘ (pensate a che squadra il tecnico gallese si era trovato tra le mani a metà della prima stagione e a quella che ha avuto a
disposizione nel suo ‘secondo mandato’) analizzate il modo pacato e sempre tra le righe con cui ha difeso un club con mille problemi, capace di vincere pochissimo e di collezionare anche un 82 a 0 con tanto di critiche pubbliche (e completamente fuori luogo) del neo ct
Azzurro Brunel. Ora pensate se al suo posto ci fosse stato, per esempio, Andrea Cavinato (solo per nominare il tecnico che quest’anno ha vinto tutto quello che c’era da vincere in Italia). Ricordate le sfuriate contro Gavazzi ai tempi del passaggio alla Rugby Parma? O, più recentemente, le esternazioni durante e dopo la Junior Rugby World Cup dello scorso anno? Ecco, vi siete fatti un’idea di quello che intendo. Per chi invoca un ct italiano alla
guida della nazionale dico questo: non siamo pronti.

(…) il compito di formare tecnici di élite internazionale torna esclusivamente tra le mani
della FIR. Preso atto di questo, si dovrebbero allora scegliere altri due tecnici da affiancare a Gianluca Guidi (che al momento rimane l’unico allenatore italiano di formazione federale) e sui quali investire pesantemente nei prossimi otto anni. Io due nome li avrei: Umberto Casellato e Filippo Frati. Giovani, con curricula di tutto rispetto, grande passione, voglia di
aggiornarsi e, soprattutto, una spiccata predisposizione per il rugby totale tanto caro ai rinnovati vertici dell’International Board.


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