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Trama: un gruppetto di scout va a passare un weekend di svago nel bosco, ma qualcuno o qualcosa li osserva...
La molla che mi ha spinta ad andare a vedere CUB - Piccole prede, come avevo già detto qui, è stata innanzitutto la mia avversione nei confronti della figura dello scout; senza entrare troppo nei dettagli e senza fare di tutta l'erba un fascio, diciamo che non ho mai amato l'ipocrisia e l'accozzaglia di beghine/i che trovano terreno fertile in un certo tipo di ambiente, detto questo continuiamo a parlare del film. Le mie aspettative sono state soddisfatte per un paio di motivi. In primis, i due sceneggiatori Jonas Govaerts e Roel Mondelaers sembrano sposare le mie idee in merito (o pregiudizi, se volete), dando vita ad un ritratto molto convincente della gita in cui sono impegnati gli scout e ovviamente, seconda cosa, le "punizioni" per la stronzaggine congenita di alcuni protagonisti sono adeguate e liberatorie. Quello che però ho apprezzato maggiormente di CUB è il fatto che all'inizio la pellicola sembra quasi una fiaba oscura, col protagonista schivo e odiato dai compagni che riesce a fare amicizia con la strana creatura chiamata Kai, arrivando a condividere con lui alcune esperienze e soprattutto una profonda solitudine; per quanto abusato, il tema della wilderness in cui perdersi o ritrovarsi, in particolare se legato ai bambini, è uno di quelli che preferisco perché veicola sempre una certa qual malinconia ed innocenza che trovo molto adatta alle atmosfere horror. Il resto della trama del film è un po' pretestuosa e derivativa, lo ammetto, ma nell'insieme la storia si mantiene interessante fino alla fine e, cosa non da poco, non si perde in spiegoni approfonditi né allieta lo spettatore con un finale definitivo ed univoco. Di più non dirò a questo proposito perché CUB trova la sua forza nella curiosità suscitata dalla figura che campeggia nel poster originale, ovviamente.
Per quanto riguarda la realizzazione, si vede che Govaerts è un appassionato di horror anni '70 e '80, cosa che giova parecchio alla pellicola. Al di là dello smaccato omaggio a Suspiria (uno dei personaggi ha il tema portante del film come suoneria del telefono) è indubbio che la colonna sonora di CUB rimandi molto a vecchi pezzi dei Goblin e ad atmosfere Fulciane, mentre l'ambientazione boschiva ricorda parecchio quella dei vecchi slasher americani. A questo si aggiunge, soprattutto nella seconda metà del film, un gusto tutto belga e francese per quelle figure feroci e spietate che macellano i loro pari senza una motivazione apparente ma con sovrabbondanza di crudeltà ed inventiva (le scenografie sono molto belle e le trappole presenti nel bosco, sopratutto una, geniali nella loro crudele efficacia!) che non risparmiano davvero nessuno. Anche gli attori sono molto bravi, soprattutto il protagonista, tuttavia leggendo su internet alcune recensioni mi è parso di capire che col doppiaggio italiano si perda il conflitto iniziale tra gli scout (provenienti da Nord dovrebbero parlare un dialetto fiammingo) e i bulletti che incontrano prima di inoltrarsi nel bosco (francofoni, nella fattispecie valloni) quindi forse varrebbe la pena recuperarlo in lingua originale. A parte questa mia fisima linguistica, posso dire tranquillamente che CUB - Piccole prede, pur non essendo l'horror dell'anno, è comunque una visione gradevole (soprattutto considerata la sua natura di opera prima), da guardare anche per disintossicarsi un po' dagli horror-fotocopia che ci propinano costantemente i Paesi anglofoni.
Jonas Govaerts è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Di origine belga, è al suo primo lungometraggio.
Se CUB - Piccole prede vi fosse piaciuto recuperate anche Tagli al personale, Shadow e Alta tensione. ENJOY!
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