È la pizza a 5 pesos, il caffè a 1, il pane a 3 e un litro di acqua a 24, è il panettiere sempre aperto con il biscotto mantecato e il pane dal colore inspiegabilmente giallo zafferano.
Cuba è Fidel, Camilo, il Che e non Raul.
È la patata che manca dal mercato da 2 anni e la frutta e la verdura delle bancarelle sono sempre le stesse.
È la salsa che si ascolta nelle case, il baseball giocato per strada con l’acqua che scende dai balconi, è la Guagua (bus) n. P15 che non passa mai e il 400 ti porta a Playa dell’Este.
È il CUC e il pesos nazionale, i locali anonimi statali e quelli un po’ più kitch dei privati, Cuba è l’inno cantato nelle scuole prima delle lezioni con il saluto alla bandiera dei giovani Pionieri.
È l’affitto che non si paga, l’istruzione gratuita e il libricino con la “quota” di cibo che lo stato fornisce, è la “Casa Particolares “, cubana versione dei Bed and Breakfast, ma con i centrini di pizzo della nonna.
Cuba è il sogno di andarsene da questa Cuba, e, per chi ci riesce, è la casa dove si aveva uno spazzolino da denti per tutta la famiglia, ma è dove la famiglia è restata.
È proprio vero che la libertà è preziosa; così preziosa che dovrebbe essere razionata. (Lenin)