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Cuba è un’altra cosa!

Creato il 04 marzo 2012 da Maxarifay @maxarifay

Cuba è un’altra cosa!“La rivoluzione cubana non ha vinto”! Ad affermarlo convinta è la compagna Daisy Degiorgi del direttivo cantonale della Gioventù Socialista. Motivo di questo giudizio perentorio? “Non c’è ancora l’uomo nuovo, ci sono ancora disuguaglianze” e addirittura Cuba sarebbe “affamata”! Anche io a Cuba ci sono stato e in un periodo più difficile dell’attuale: non ho visto né fame né eclatanti e intollerabili disuguaglianze, come ne ho invece viste in tante altre parti del mondo. Ma la situazione a quanto pare ora è allo sbando, così almeno la descrive l’articolo della dirigente socialista ticinese: di rivoluzione, infatti, a Cuba non si parlerebbe più e chi ancora ci crede lo fa “più per inerzia che per passione”!

Da che pulpito! …verrebbe da dire. I cubani per fortuna non prenderanno esempio dalla Socialdemocrazia svizzera che invece con passione, dedizione e coraggio sta costruendo l’uomo nuovo: sì, l’uomo truffato dal social-liberalismo elvetico che ha chinato la testa di fronte alle peggiori controriforme in ambito sociale ed economico. La costruzione della società socialista, quella vera (non quella dei sogni) è un processo lungo, contraddittorio e mai lineare. Basterebbe leggere Marx sull’accumulazione primitiva, basterebbe riprendere Lenin, basterebbe conoscere l’azione politica di Fidel e aver studiato le ultime tesi congressuali del Partito Comunista Cubano (PCC), per capirlo, cercando di cogliere le complessità di una transizione socialista. L’articolo in questione, invece, nella sua disarmante superficialità, esalta e generalizza singoli avvenimenti personali per tracciare un quadro della situazione cubana a dir poco disastroso con toni che potremmo ascoltare su un qualsiasi servizio giornalistico degno di tutt’altra parte politica.

Veniamo a sapere dall’autrice che Cuba “non ha avuto la possibilità di svilupparsi ed andare avanti. È purtroppo stata costretta a rimanere ferma al ’59″. Non so bene su quali cifre si riescano a sostenere tesi tanto temerarie, ma alla disinformazione io preferisco i dati di fatto: i diritti alla sanità e all’educazione pubblica gratuita, ad esempio, sono progrediti; la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante (pensiamo solo alla cura dell’epatite); il PIL dopo il crollo disastroso dovuto alla fine del Comecon, da qualche anno registra una ripresa fra le migliori d’America latina; sui diritti civili si stanno registrando ampi progressi e persino dal lato ambientale Cuba è una società in evoluzione, ben migliore rispetto a quella che si erano ritrovati i “barbudos” nel 1959. Questo non significa certo che Cuba sia perfetta e nemmeno che occorra esportare il suo modello altrove, ma da qui a sminuire i suoi meriti ce ne passa.

La compagna Degiorgi ammette, giustamente, che l’embargo criminale imposto dagli USA rappresenta un grave problema per lo sviluppo economico dell’isola, tuttavia si invita il governo cubano a trovare “nuovi slogan, nuove parole, nuovi obbiettivi” (quali?). Raul Castro la ringrazierà certamente, ma la recente Conferenza d’organizzazione dei comunisti cubani è già andata oltre ai consigli della nostra solerte volontaria che si è “arrostita per due settimane a strappare erbacce dai campi”. Il PCC ha discusso in modo trasparente sul miglioramento della formazione ideologica e politica dei quadri, di lotta alla corruzione, di prassi educative rinnovate per integrare meglio i giovani nella società. I cubani, però, “devono poter dire la loro per quanto riguarda il proprio futuro” sostiene la compagna Degiorgi convinta evidentemente che sull’Isola non vi sia sufficiente dibattito sui problemi del paese. Io invece ho seguito trasmissioni televisive e ho letto documenti in cui i cubani si dimostrano profondamente autocritici, come si può vedere anche in questo filmato: http://www.youtube.com/watch?v=kep2KPKxgsE&feature=player_embedded#at=165

Non è tutto: secondo l’articolo pubblicato sul sito della Gioventù Socialista i cubani sono addirittura ostili (!) verso i forestieri, essi non condividono niente con il prossimo (…solo 38mila medici in giro per il mondo ad aiutare chi sta peggio!). Anzi “se sei straniero sei uno spregiato yuma (turista)”, sostiene l’esponente socialista, quasi parlando di un regime razzista. Nel mio soggiorno all’Avana – e, sia detto per inciso: giravo da solo, senza guide o scorte – non mi sono mai sentito uno “yuma”, non ho mai trovato gente così fredda come la descrive la compagna Degiorgi e mai, ma proprio mai, ho sentito il bisogno di “sventolare in faccia” a chicchessia il tesserino di alcunché, anche se in tasca ne avevo uno che probabilmente – con tutto il rispetto – disponeva di qualche valore in più rispetto a quello di “brigadista“, trovandomi all’Avana in quel momento come delegato della Federazione Sindacale Mondiale e ospite di Pedro Ross, allora segretario generale della Centrale dei Lavoratori di Cuba. Ma il “tu non sai chi sono io” non appartiene alla mia cultura politica, tantomeno appartiene alla cultura politica dei cubani.

Popolo coraggioso, umile e orgoglioso della propria indipendenza, quest’ultimo è grato per l’aiuto che i compagni possono fornirgli, ad esempio attraverso le Brigate di lavoro volontario organizzate con la preziosa collaborazione dall’Associazione Svizzera-Cuba, ma certo i cubani non sono un popolo opportunista e privo di carattere (come ce ne sono altri che hanno goduto del sostegno della socialdemocrazia svizzera ed europea in questi ultimi anni!), tanto da sottomettersi viscidamente a chi confonde l’internazionalismo con una sorta di “volontariato caritatevole” che noi, ricchi e bravi occidentali, offriamo loro, quasi fossero dei poveracci che necessitano di una balia!



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