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Cuba tra l’embargo ed aperture di mercato

Creato il 20 novembre 2012 da Eldorado

Per il ventunesimo anno consecutivo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto agli Stati Uniti di eliminare l’embargo contro Cuba. Una notizia che non è una notizia se non fosse che quest’anno la maggioranza è stata schiacciante: 188 Paesi hanno sostenuto la risoluzione, che è stata osteggiata da solo tre delegazioni (Usa, Israele e Palau). Due gli astenuti. Non sarà però l’appoggio internazionale e nemmeno la pressione di una corrente di pensiero sempre più estesa a fare cambiare idea agli Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato, attraverso il suo portavoce, Mark Toner, ha già fatto sapere che ¨la politica Usa nei confronti di Cuba non muterਠgiustificando l’embargo come ¨un utensile necessario per garantire il rispetto ai diritti umani e delle libertà fondamentali¨.
Qualificato dalla risoluzione come ¨un atto di aggressione e di minaccia permanente contro la stabilità di un paese¨, l’embargo ha compiuto cinquanta anni il febbraio scorso, trasformandosi addirittura in legge nel 1992, ed è il più lungo praticato nella storia moderna.
Diametralmente opposta la reazione da Cuba, dove si ricalca la necessità di guardare avanti e di abolire quella che viene considerata una pratica anacronistica, legata ancora agli schemi repressivi della guerra fredda e di un mondo ormai scomparso. Bruno Rodríguez, il cancelliere cubano, ha fatto sapere che esiste la disposizione da parte di Raúl Castro di iniziare un dialogo senza condizioni con Barack Obama: ¨il presidente statunitense¨ ha ricalcato Rodríguez ¨ha l’opportunità di iniziare una nuova politica¨.
Una responsabilità, questa, di cui Obama farebbe volentieri a meno viste le forti pressioni interne a cui è sottoposto sull’argomento cubano. La cosa più probabile è che il neo eletto presidente Usa continuerà con l’atteggiamento di attesa con cui ci ha abituati, appoggiando altre misure light, ma non trascendentali, nella relazione tra i due Paesi, misure condizionate dai segnali di apertura verso una democrazia partecipativa.
Aperture, intanto, che nell’isola continuano a manifestarsi. Per la prima volta dal 1959 un’azienda straniera, la brasiliana Odebrecht, si occuperà della raccolta della canna da zucchero in una coltivazione della regione di Cienfuegos. La compagnia brasiliana ha assunto l’amministrazione dello zuccherificio ¨5 de Septiembre¨ in un contratto della durata di tredici anni. Il progetto è quello di utilizzare la tecnologia moderna in un settore importante dell’economia cubana, ma che è attualmente in riflusso proprio per la mancanza di investimenti e di innovazione. Il nodo dell’agricoltura cubana è proprio questo: grande produttore di zucchero in passato, il settore si è visto avvolto in una profonda crisi dalla quale non si è potuto riprendere sin dalla caduta dell’Unione Sovietica, che ne era il principale acquirente. Da allora, la produzione dello zucchero cubano, tra i più pregiati della regione, è caduta di quasi l’80%. Altre tre aziende straniere, intanto, stanno negoziando con il governo cubano per assumere progetti simili, sebbene la legislazione statunitense (per mezzo della famosa legge Helms-Burton) sanzioni quelle imprese che invertano in proprietà cubane nazionalizzate dalla rivoluzione.
Alla Odebrecht, però, non si fanno problemi. Colosso del settore edile in America Latina, la firma ha acquisito anche il contratto per la costruzione del porto di Mariel, un investimento valutato in 800 milioni di dollari. 
Intanto, continua il programma di rivalutazione della campagna cubana. Più di un milione e mezzo di ettari sono stati dati in usofrutto dal 2008 nel tentativo di ridurre le terre improduttive e di aumentare i rendimenti. Prima della fine dell’anno è previsto che Cuba approvi una nuova legge dove si estenderanno i termini di affitto sia alle aziende che ai cittadini. 

Articolo pubblicato sull’edizione di giovedì 15 novembre 2012, sull’appzine L’Indro: http://www.lindro.it/


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