“Chi pretende di contare le stelle, non sapendo neppure contare i fili e i nodi dei computi, è degno soltanto di scherno”.
Antica frase Inca
In qualsiasi bar peruviano che va dalla città più grande, Lima, a quelle più piccole come Ica o Tumbes, ordinando un buon bicchiere di chicha morada, se ci si mettesse a parlare di calcio potreste giurare di veder brillare gli occhi a ciascun cameriere se uscisse fra quei tavoli il nome che non è solo un nome per il Perù intero ma è qualcosa di più avvicinabile ad una divinità.
La sua avventura nel nostro continente iniziò con la maglia del Basilea dove giocò pochi mesi, nel 1973, e con cui vinse il titolo svizzero, la Super League. Ma le Alpi non sono le Ande e Cubillas non si trovò a suo agio con orologi e cioccolato. Lo stesso anno passò al Porto, club certamente più qualificato nel gioco del calcio rispetto al Basilea, diventando il leader della squadra. Intanto si aprì la Copa America 1975. Il Perù era sicuramente tra i favoriti ma la prestigiosa coppa non entrava a Lima dal 1937. Tanti anni, una infinità. Nel gruppo B Cubillas, a fianco di ottimi giocatori quali Sotil, Cueto e Ramirez, incontrò il Cile e la Bolivia. Dopo un pareggio con la prima (1-1) e una vittoria con la seconda (1-0) nelle gare di andata, al ritorno Teofilo timbra una segnatura nel 3-1 col Cile e nel 3-1 con la Bolivia. Un’altra rete, stavolta su punizione, anche nell’incontro della semifinale di andata a Belo Horizonte contro il Brasile, un 3-1 finale che portò il Perù alla finalissima (vana fu la vittoria al ritorno dei carioca 2-0 che non ebbero accesso per sorteggio alla gara ultima della Copa).
“La cosa più bella che mi potesse capitare fu quella di aver battuto il Brasile a Belo Horizonte”, disse Teofilo tempo dopo in una intervista in patria. In finale il Perù incontro la Colombia e ci vollero tre gare per decidere le sorti del vincitore. All’andata fu la vittoria 1-0 della Colombia, al ritorno un secco 2-0 per il Perù e nello spareggio a Caracas il 28 ottobre, un gol di Sotil valse al Perù la conquista della Coppa dopo 38 anni. In Portogallo, nel frattempo, Teofilo segna senza sosta arrivando a farne ben 28 nella stagione 1975-1976. Con i dragoes Cubillas non vincerà nulla, il dominio della Primeira Division era in quegli anni del Benfica ma nelle stagioni ad Oporto il nostro campione mostrò a tutti di che pasta era fatto. L’anno successivo tornò a Lima, con l’Alianza e per due anni di fila vinse il campionato, proprio alle porte del famoso mondiale di Argentina ’78. L’allora allenatore Calderon, come di consueto, lo schierò fra gli 11 e nel difficile girone 4 il Perù fece paura a tutti. Battè 3-1 la Scozia di Jordan (e nel risultato una doppietta è dello stesso Teofilo), un pareggio col sudore della fronte che vale come una vittoria con l’Olanda di Krol (clicca qui per leggere la sua storia), Haan, Neeskens e Rensenbrink ed infine un 4-1 killer contro l’Iran in cui Cubillas ne fa ben 3 (due su rigore).
Con i cinque gol segnati 8 anni prima in Messico e i cinque realizzati in questa competizione, Cubillas vanta il record, assieme al tedesco Klose, di aver segnato almeno 5 reti in due mondiali. Nel girone B di semifinale l’aria si fa calda ed opprimente. C’è tensione a cominciare dai nomi degli avversari che si chiamano Brasile, Polonia ed Argentina. Il Perù incredibilmente le perderà tutte e tre ma è nell’ultima gara, quella con gli argentini, che il clamore si fece tempesta. Il portiere peruviano Quiroga, detto El Loco, argentino di nascita ma naturalizzato in Perù, ne prese ben 6 di gol dalla formazione guidata da Kempes, Ardiles e Bertoni creando quello che venne chiamato il giorno dopo lo scandalo della “marmellata”. I rumors sostenevano che l’avesse fatto apposta a prendere quei gol e che la partita fosse stata combinata, il tutto sotto gli occhi del generale Videla. La squadra di Teofilo, umiliata dopo aver preso 10 reti nelle ultime tre partite uscì a testa bassa dal mondiale.