Mentre gli chef brasiliani all’estero si dannano per far conoscere i raffinati piatti verde-oro, i gringo in visita nel País tropical sono affascinati dalle churrascaria. Quanto la carne, a suo giudizio, rappresenta un elemento dominante, nella gastronomia brasiliana?
«Nell’intero Brasile, una delle proposte gastronomiche più frequenti fatte al turista, è senz’altro il churrasco: un’enorme varietà di carne, accompagnata da un infinito buffet di primi piatti, contorni e dolci. E a colpire è più che altro la scelta, tanto ampia da soddisfare tutti i gusti. Comunque, oggi, nel mio Paese, la carne ha un costo non indifferente, e il churrasco è legato più che altro alle occasioni di ritrovo con amici e parenti. Insomma, non è un piatto per di tutti i giorni. La cucina del quotidiano invece è fatta essenzialmente di pietanze povere a base di riso e fagioli, cui sono aggiunti di volta in volta i vari ingredienti regionali, sia di origine animale, sia vegetale. Direi quindi che è piuttosto la feijoada a essere considerata – e a buon diritto – l’icona della cucina verde-oro».
Si dice che la culinaria del suo Paese sia pesante e poco saporita: molti piatti hanno avuto origine in epoche dure, quando c’era da riempirsi lo stomaco, senza badare per il sottile. E’ il caso del feijão-tropeiro, nato per sostenere le fatiche degli esploratori. E’ solo un luogo comune?
«Pesante e sostanziosa sì, poco saporita, non direi. La gastronomia brasiliana è una realtà ampia e complessa, difficile da valutare attraverso un solo piatto. Comunque, alcune pietanze in origine molto poveri e di sussistenza, sono state reinterpretate e molto arricchite. Così oggi si sono trasformate in vere prelibatezze. Un giudizio, che può essere favorevole o meno, dipende poi anche dal gusto personale, dalla bravura del cuoco, e dalla zona ove una determinata portata è stata cucinata.
Tra le tradizioni gastronomiche – baiana, paulista, eccetera – quale giudica la più adatta agli italiani?
«La culinaria paulista ricorda abbastanza i sapori che gli italiani già conoscono e apprezzano, gli aromi cui sono avvezzi. A San Paolo si può assaporare un’immensa varietà di pietanze, che sono sì originarie di vari Paesi del mondo (soprattutto europei), ma lì rielaborati. Io però suggerisco di assaggiare un po’ di tutto, in ogni nuovo posto visitato. Di sicuro, tra i nuovi sapori, ci saranno quelli che richiederanno più tempo per essere apprezzati; e tuttavia, credo, ne varrà la pena».
Ci descrive l’ultimo libro, “Ricette da tutti gli orti del mondo”, e la prossima opera, che sarà pubblicata da Marco Serra Tarantola editore?
«’Ricette da tutti gli orti del mondo’ è una bellissima iniziativa dello Svi (Servizio volontario internazionale) per promuovere le loro attività, raccogliere fondi, e far conoscere la cucina vegetariana e la vegana. Le quali rappresentano comunque un invito a un’alimentazione più sana e sostenibile. Lo abbiamo scritto in tre, due chef di tradizione vegana, ed io. Nella cucina tradizionale brasiliana ci sono tanti piatti vegetariani, e nel libro ho cercato di proporre alcune di queste ricette. L’iniziativa ha avuto successo, e la prima edizione è quasi esaurita. Dopo questa prima esperienza su carta stampata – e su suggerimento di un’amica – ho presentato il materiale del mio portale all’editore Marco Serra Tarantola. Ebbene, a ottobre uscirà ‘Sabor Brasil, ricette con storia della cucina brasiliana’. E’ una sorta di ricettario, ove ogni piatto è abbinato alla sua storia, ai prodotti locali e al territorio: così da narrare un po’ dell’anima, e delle tradizioni alimentari del popolo brasiliano. Ho cercato di riunire ricette tipiche di tutte le regioni, specie quelle realizzabili con prodotti che si possono trovare anche in Italia. In generale, vi descrivo i procedimenti più semplici e tradizionali; ma quando i piatti originari prevedono formule troppo laboriose, propongo una versione più agevole. Nell’ultimo capitolo, si trovano infine le foto di tutte le ricette».
Ci può parlare della sua presenza sul web? Abbiamo visto che oltre a gestire un portale e un blog su ‘Giallo zafferano’, ha uno spazio sul sito di Expo 2015 e collabora con ‘Na boca do povo’….
«Tutto è incominciato nel 2005. O meglio, il vero inizio io preferisco datarlo 21 luglio 1980. All’epoca ero in viaggio a Bahia – presso la pensione della signora Benzilde – quando ho deciso di trascrivere, sul mio taccuino personale, la sua ricetta del bolo de aipim. Che tra l’altro riporto sia nel sito, sia nel libro. Nel 2005 ho poi iniziato a digitalizzare le ricette, cominciando da quelle di mia madre: sia quelle trascritte da lei stessa, sia le altre recuperate dalla sua memoria. Ho poi aggiunto quelle che ho imparato, che amo preparare e, principalmente, mangiare. Più tardi, nel 2011, ho creato il sito ‘Sabor Brasil. Cucina brasiliana e altro…’. Il blog e Facebook sono nati come supporto al sito: una bella sfida, per una novellina del web. Nel 2014, in occasione dei Mondiali di calcio, le ricette del mio spazio sono state riprese da molti portali, tra cui ‘Cosmopolitan’ e ‘D – la Repubblica delle donne’. In giro per il web ho quindi conosciuto altri appassionati del Brasile, che sanno divulgare buona informazione, anziché stereotipi. In primis, Pietro Scaramuzzo del portale ‘Na bocca do povo’, con cui ho creato la rubrica ‘Culinária musical’. Qui raccontiamo delle canzoni che parlano di cibo: io tratto dell’aspetto culinario, mentre Scaramuzzo fornisce i particolari sul brano, e i suoi autori. L’esperienza ha avuto sin dall’inizio un gran successo, e a breve, dopo la pausa estiva, la riprenderemo. Per quanto riguarda la mia partecipazione al portale di Expo, direi che ha rappresentato una grande opportunità. La selezione di ricette e immagini è molto severa, ma in generale ne è valsa la pena. ‘World recipes’ è un gran bel portale, e secondo me meriterebbe una visibilità maggiore».
http://www.lettera43.it/blog/americanos43/storie/cucina-brasiliana-scoppia-il-boom_43675186077.htm