ingredienti: gr 70 di noci gr 70 di nocciole gr 100 di mandorle gr 50 di pinoli gr 70 di uvetta 100 gr di cioccolato fondente a pezzetti (50 gr sono per la glassatura) 20 gr di cacao polvere 70 gr di farina 100 gr di miele castagno 2 cucchiai di brandy
Tostare nel forno a 140° tutta la frutta secca sbucciata, far rinvenire l'uvetta mettendola in ammollo in acqua fredda, tagliare a pezzetti irregolari con il coltello la metà del cioccolato fondente, far sciogliere il miele in un pentolino a fuoco dolce. In una ciotola mettere la frutta secca tostata, l'uvetta strizzata, il brandy, la farina setacciata insieme al cacao, aggiungere poco alla volta il miele di castagno liquido, amalgamare con cura gli ingredienti, in ultimo aggiungere la metà del cioccolato fondente a pezzetti, continuare ad amalgamare, formare il panetto, adagiarlo su carta forno e infornarle in forno già caldo a 180° per 20 minuti. Estrarre dal forno e far freddare completamente, nel frattempo temperare la restante metà del cioccolato fondente, una volta fuso glassare il pangiallo, far freddare prima di servire.
La madre panza (Trilussa) Vedete quel’ometto sur cantone che se guarda la panza e se l’alliscia con una specie de venerazzione? Quello è un droghiere ch’ha mischiato spesso er zucchero còr gesso e s’è fatta una bella posizzione. Se chiama Checco e è un omo che je piace d’esse lasciato in pace. Qualunque cosa che succede ar monno poco je preme: in fonno nun vive che per quella panzetta abbottatella.
E la panza j’ha preso er sopravvento sur core e sur cervellom tant’è vero che, quanno cerca d’esternà un pensiero o deve espone quarche sentimento, tiè d’occhio la trippetta e piano piano l’attasta co’ la mano perché l’ajuti ner raggionamento.
Quanno scoppiò la guerra l’incontrai. Dico: - Ce semo… - Eh, - fece lui – me pare che l’affare se mette male assai. Mò stamo a la finestra, ma se poi toccasse pure a noi? Sarebbe un guajo! In tutte le maniere, come italiano e come cittadino io credo d’avè fatto er mi’ dovere. Prova ne sia ch’ho proveduto a tutto: ho preso l’ojo, er vino, la pasta, li facioli, er pecorino, er baccalà, lo strutto…. – E con un’aria seria e pensierosa aggricciò l’occhi come pe’ rivede se nun s’era scordato quarche cosa. Perché, Checco, è così: vô la sostanza, e unisce sempre ne la stessa fede la Madre Patria co’ la Madre Panza.
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