Culmine di tutto questo è poi la Passione cruenta che Gesù subì sul Calvario. La gelosia, il puntare il dito, l'aver timore del nuovo che si stava svolgendo ai loro occhi, scoppiarono come un'immane bomba nella condanna a morte e crocifissione. Questo insegna che bisogna avere il cuore aperto, non lasciarsi andare ad una visione pessimistica dei nostri fratelli, perché essi talvolta custodiscono un tesoro dentro il cuore che rimane celato ai nostri occhi, c'induriamo nelle nostre visioni dure e schematiche senza che ce ne accorgiamo, perché il cristianesimo ha preso corpo in alcune regole che non trascuriamo ma che ci fanno dimenticare la carità che è la regina di tutte le virtù e che spiega lo spirito delle Beatitudini. Infatti, non ci dobbiamo nemmeno stupire del fatto che qualcuno sembra non possedere la carità, perché tutta l'attività spirituale dell'uomo ha le ali nella povertà di spirito, nella dipendenza da Dio. Se Egli permettesse che camminassimo soli, non mancherebbero di certo cadute che ci procurerebbero dei bernoccoli di cui ci lamenteremmo sicuramente, che accarezzeremmo e coccoleremmo delusi di noi stessi. E consiste in questo il nocciolo della questione: attribuiamo a noi stessi il bene che facciamo, non ci sfiora per l'anticamera del cervello che chi ci sostiene è proprio Dio e che il bene che noi compiamo, è dovuto semplicemente al fatto che ci siamo abbandonati nelle Sue mani. Per questo motivo ci scandalizziamo di noi stessi e di riflesso anche degli altri. La parte della Passione cruenta di Gesù si svolge in circa tre giorni, nella quale il Figlio di Dio sperimenta l'abbandono totale, la cattiveria più cruda degli uomini che si scarica come in un film dell'orrore, su chi è il più innocente della terra, subendo così, l'ingiustizia più grande che si possa vivere. Ma Egli ci è Maestro, ancora. Dall'alto della cattedra che è la Croce, Gesù c'insegna che bisogna perdonare chi ci fa del male ed amarli profondamente. Prima di spirare, ha pensato alle loro anime, ha chiesto il perdono e perciò la salvezza. “Perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Ma Lui, sente il loro odio, che si è concretizzato nei chiodi e nella corona di spine, nei calci e negli sputi, che macerano il Suo Santo Corpo; nei dileggi che sferzano la Sua Santa Anima. Accetta tutto, amando, perdonando. Non ha permesso che la croce si concretizzasse in una morte naturale, una semplice chiamata da parte di Dio, anche per mezzo di una malattia, ma lasciò che prendesse corpo attraverso l'odio e la cattiveria degli uomini, per insegnarci che la salvezza passa pure attraverso quell'ingiustizia che fa soffrire tremendamente.
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Culmine di tutto questo è poi la Passione cruenta che Gesù subì sul Calvario. La gelosia, il puntare il dito, l'aver timore del nuovo che si stava svolgendo ai loro occhi, scoppiarono come un'immane bomba nella condanna a morte e crocifissione. Questo insegna che bisogna avere il cuore aperto, non lasciarsi andare ad una visione pessimistica dei nostri fratelli, perché essi talvolta custodiscono un tesoro dentro il cuore che rimane celato ai nostri occhi, c'induriamo nelle nostre visioni dure e schematiche senza che ce ne accorgiamo, perché il cristianesimo ha preso corpo in alcune regole che non trascuriamo ma che ci fanno dimenticare la carità che è la regina di tutte le virtù e che spiega lo spirito delle Beatitudini. Infatti, non ci dobbiamo nemmeno stupire del fatto che qualcuno sembra non possedere la carità, perché tutta l'attività spirituale dell'uomo ha le ali nella povertà di spirito, nella dipendenza da Dio. Se Egli permettesse che camminassimo soli, non mancherebbero di certo cadute che ci procurerebbero dei bernoccoli di cui ci lamenteremmo sicuramente, che accarezzeremmo e coccoleremmo delusi di noi stessi. E consiste in questo il nocciolo della questione: attribuiamo a noi stessi il bene che facciamo, non ci sfiora per l'anticamera del cervello che chi ci sostiene è proprio Dio e che il bene che noi compiamo, è dovuto semplicemente al fatto che ci siamo abbandonati nelle Sue mani. Per questo motivo ci scandalizziamo di noi stessi e di riflesso anche degli altri. La parte della Passione cruenta di Gesù si svolge in circa tre giorni, nella quale il Figlio di Dio sperimenta l'abbandono totale, la cattiveria più cruda degli uomini che si scarica come in un film dell'orrore, su chi è il più innocente della terra, subendo così, l'ingiustizia più grande che si possa vivere. Ma Egli ci è Maestro, ancora. Dall'alto della cattedra che è la Croce, Gesù c'insegna che bisogna perdonare chi ci fa del male ed amarli profondamente. Prima di spirare, ha pensato alle loro anime, ha chiesto il perdono e perciò la salvezza. “Perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Ma Lui, sente il loro odio, che si è concretizzato nei chiodi e nella corona di spine, nei calci e negli sputi, che macerano il Suo Santo Corpo; nei dileggi che sferzano la Sua Santa Anima. Accetta tutto, amando, perdonando. Non ha permesso che la croce si concretizzasse in una morte naturale, una semplice chiamata da parte di Dio, anche per mezzo di una malattia, ma lasciò che prendesse corpo attraverso l'odio e la cattiveria degli uomini, per insegnarci che la salvezza passa pure attraverso quell'ingiustizia che fa soffrire tremendamente.
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