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Cultura e imperialismo

Creato il 28 settembre 2010 da Jolandaguardi

Cultura e imperialismo

E. Said, Cultura e imperialismo. Letteratura e consenso nel progetto coloniale dell’Occidente, Gamberetti, Roma 1998

Coloro che si occupano di storia, in genere, sono profondamente riluttanti a considerare i fenomeni  in un ambito più vasto rispetto a quello strettamente storico, che tenga conto della produzione culturale.

Intendiamo dire che analizzare alcuni fenomeni solo dal punto di vista storico o politico esclude una serie di argomenti legati al rapporto tra la produzione culturale e il valore simbolico e funzionale che essa riveste nell’articolazione di essi.

Una visione più ampia e interdisciplinare, dunque, dovrebbe tener conto delle arti, della cinematografia, della musica, della produzione libraria – scolastica e non – degli stili architettonici, della cartografia e, in una parola dei mezzi di produzione simbolica.

Tanto più nel mondo arabo, dove la relazione tra lingua (e produzione letteraria che si esprime in questa lingua) è di fondamentale importanza nella declinazione delle identità e dove ha giocato e gioca un ruolo centrale. Del resto anche Ben Laden utilizza la poesia come strumento politico…

Il libro di Said parte da una definizione di imperialismo come “pratica, teoria, atteggiamenti” e ci conduce a una rilettura di alcuni testi considerati ormai classici della letteratura fornendoci una chiave non tanto su cosa leggere o perché leggerla quanto piuttosto su “come” leggere.

Forse perché non è uno storico “puro” Said non dimentica che qualsiasi ideologia ha bisogno di un’”idea di ideologia” che la sostenga e alla formazione della quale gli intellettuali contribuiscono in maniera determinante. L’idea X, quindi, è un costrutto intellettuale e politico, composto da interpretazioni della storia e che ha bisogno di un gruppo elitario che ne formuli i fondamenti intellettuali di modo che siano disponibili per un’azione politica che coinvolga uno strato più ampio di popolazione.

Così letta la letteratura diventa una fonte per la storia di capitale importanza, soprattutto dove le fonti specifiche della disciplina vengano a mancare.

Ovviamente il discorso vale nei due sensi: dopo la lettura di Cultura e imperialismo non è più possibile pensare alla letteratura come qualcosa di avulso dalla realtà. Un libro che cambia il modo di leggere.


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