(Recensione di Luca Maciachini per lucamaciacchini.com) - Con passo felpato. Così è doveroso e necessario addentrarsi nei meandri dell’ineffabile che la Poesia – in senso lato – ci regala. Il codice prosaico del recensore si avvicina dunque con un timore reverenziale per il sospetto di sminuire, di fraintendere e la certezza di usare strumenti in qualche misura impropri per “tradurre” le personali sensazioni derivate da una lettura. Tali impressioni sono amplificate se sono poi dedicate a una figura grande e significativa come quella di una grande attrice, in questo caso Franca Rame. Le 22 poesie della raccolta “Nel suo amore”, della poliedrica artista Dale Zaccaria, le rendono piena giustizia.
Dale Zaccaria, autrice di “Nel suo amore” (facebook.com)
La prima cosa che salta all’occhio è la dimensione minimale e apparentemente intimista dello scritto. Con pochi tratti e pochi versi l’autrice si immerge nell’impresa di costruire e colorare un ampio quadro che non si limita didascalicamente alla descrizione del personaggio di riferimento ma ne fa una sorta di “obiettivo” di partenza e arrivo .
Partiamo dal titolo “Nel suo amore”: la poesia che da’ il titolo all’intera raccolta indica la strada delle “piccole cose” e del cuore come semplice via e modalità per arrivare all’origine e obiettivo dell’essere; ovvero il “Mondo deve pur andare da qualche parte nel Suo Amore”; vien da chiedersi se il “suo Amore “ è quello di Franca o quello del Mondo. Ma, in fondo, che differenza fa? Franca qui è la “Regina”. La regina di un mondo che può essere quello di Dale o quello dell’universo femminile che Dale ha visceralmente a cuore; la brillante strada dell’autrice si rivela dunque essere una caleidoscopicità di sensazioni che trasformano la storica attrice italiana in una sorta di “Aleph” Borgesiano dove ritrovare qualcosa di più di un mucchio di tematiche e simboli. Franca diventa una chiave di volta, di lettura, strumento per capire il mondo e affrontarlo insieme.
E allora nelle parole di Dale ecco che Franca diventa, forse un po’ idealisticamente ma in maniera sempre delicata ed efficace, la “Vasta Signora dei giusti”, la lotta e la speranza grazie alla quale si può imparare dalla guerra degli umili. Tornano così alla mente i passaggi rilevanti della carriera della protagonista che insieme al marito Dario Fo, ha intrapreso fondendo il suo cammino artistico con quello intellettuale e di lotta autentica in favore degli ultimi, degli operai e delle donne che subiscono violenza (come capitò anche a lei). Ma la violenza che si può subire in questi casi può nascere solo da… (per continuare a leggere la recensione cliccare qui —> “lucamaciacchini.com“).