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Sat, 22 Mar 2014 20:42:04 GMT
Sat, 22 Mar 2014 20:42:04 GMT
22 dicembre 1924. Lunedì
Cartella clinica.
Cane di laboratorio.
Età: circa due anni
Sesso: maschile.
Razza: bastarda.
Nome: Pallino.
Pelo: rado, a ciuffi, color marroncino bruciacchiato
Coda: color crema.
Sul fianco destro, tracce di una scottatura del tutto cicatrizzata. Alimentazione prima di venire dal prof. Preobra-ženskij : scadente. Dopo una settimana di permanenza in casa del professore: ben nutrito.
Peso: 8 kg (punto escalamativo).
Cuore, polomini, stomaco, temperatura: normali.
Questo è l’identikit del protagonista dell’avvincente e surreale romanzo dello scrittore russo Michail Bulgakov “Cuore di cane” (1925) un racconto previsto per la Rivista Nedra, per la quale erano già stati pubblicati “Diavoleide” ed “Uova fatali“.
“Cuore di cane” è la storia dell’incontro, avvenuto in una stradina del centro di Mosca, tra un cane randagio di nome Pallino ed un passante, il medico Filip Filipovič Preobraženskij che decide di portare il cane con sé e fargli da padrone. Da questo momento in poi, la vita di Pallino non sarà più la stessa. La condizione di randagio non gli apparterà più e le attenzioni che gli verranno rivolte gli permetteranno di vivere una realtà completamente diversa: Ora è un borghese anche lui, un cane borghese.
Michail Bulgakov
Pallino, molto affezionato al suo padrone, sarà cavia di un esperimento improbabile, voluto proprio dal padrone stesso e dal suo assistente Bormental. I due decidono di trasformarlo in un uomo, trapiantandogli l’ipofisi ed i testicoli di un uomo morto. E, piano piano, Pallino, viene osservato e studiato nella sua assurda trasformazione, quando il suo corpo abbandona le sembianze del cane ed assume comportamenti tipici dell’essere umano. Un essere umano che, nella sua vita precedente, era stato assassinato e questo spiegherebbe le farneticazioni di Pallino e i suoi deliri. Questa ‘magia’ però dura poco e Pallino, torna a vestire gli abiti del cane domestico. Quando poi il cane diventa uomo e l’uomo diventa cane , inevitabilmente non ci si riconosce e nemmeno la scienza puo’ fornire risposte. Ciò che viene originato è il risultato di una sradicalizzazione dell’uomo e della società e la deriva della natura è, quindi, prevedibile.
Lo stile scelto da Bulgakov ci ricorda quello adoperato per i manuali scientifici. E ciò viene fatto con uno scopo ben preciso, che è quello di rendere credibile l’assurdo, proprio attraverso il paradosso scientifico. Ogni scelta dello scrittore è compiuta con una finalità ben precisa : i personaggi ed il loro linguaggio non sono altro che l’emblema della società sovietica con le sue stratificazioni e gerarchie. C’è il linguaggio del proletario, quello del professionista borghese, dei pazienti “manichini tardoromantici”, dei compagni burocrati schiavi del regime e di coloro che sono a capo della scala sociale. Con Bulgakov, si parla di vera e propria ”cura linguistica”, che lo avvicinerebbe agli scrittori di teatro.
La vita, attraverso la satira che lo scrittore russo adopera, e che è satira nei confronti del sistema ma anche dell’individuo, viene scandagliata nel suo grottesco realismo. “Ma perché egli percepiva la vita come azione. Per lui la vita fu sempre un atto, un qualche inatteso mutamento, una qualche scoperta.”
Considerato un autore ambiguo e dalle “vene mistiche”, il racconto ci appare come una grande allegoria della storia. Scorrendo le pagine, ci perdiamo in una sovraeccitazione narrativa; leggendo, è come se gli oggetti prendessero forma, si relativizzassero, attraverso minuziose descrizioni e, spesso, le precise e determinate connotazioni fisiche dei personaggi bastano a raccontarceli.
Sotto torchio è la società sovietica corrotta, verso cui la critica è decisa, totale e palese. Molte sue opere, infatti, subirono la censura sovietica negli anni di Stalin e ci sono pervenute solo dopo la sua morte, come anche “Cuore di cane“, rimasto inedito, in Russia, fino al 1987, mentre in Italia era stato già letto un ventennio prima.
Bulgakov non è mai politicamente corretto, non ha timore di peccare di irriverenza nei confronti della borghesia composta da artigiani, imprenditori, commercianti, allo sbando ed intimorita dal proletariato e della politica del suo tempo; fotografa la società del suo tempo ( la Russia viveva una situazione politico- economica instabile e Stalin avrebbe lanciato di li a poco il suo programma di collettivizzazione per lo sviluppo economico del Paese, servendosi della cultura come mezzo di propaganda ) ponendo la sua attenzione sull’egocentrismo dell’uomo che crede di poter soddisfare ogni desiderio attraverso l’uso smodato e sconsiderato della scienza.
Di Anna Vitiello.