80 sono i battiti al minuto che compie un cuore di expat. Procede senza sosta nel suo lavoro, ad ogni battito pompa 5 litri di sangue, svolge il suo compito per irrorare tutti gli organi del corpo expat in cui è situato. Pompa con forza, il sangue deve raggiungere ogni anfratto del corpo, fino al cervello, anche se spesso con lui ci litiga. Il cuore expat lavora sodo e piange, senza farsi vedere, gli manca quella LEI lontana 6800 km. LEI sola ha potere su quel cuore expat; al suono della sua voce il battito accelera, alla sua vista su skype eccolo sobbalzare estasiato. Non è tachicardia, non è infarto è mal d’amore.
Il cuore di LEI si comporta uguale, e in egual modo litiga col cervello. Che brutti scherzi che gioca il cervello, traduce erroneamente le immagini percepite dagli occhi di LEI, fa credere in realtà inesistenti, si nutre di illusioni e paura. Ingordo di menzogne, il cervello causa sofferenza al cuore di lei, ennesimo caso di mal d’amore.
Il cuore expat di lui soffre per la mancanza del cuore di LEI, quella sofferenza che gonfia il petto di un dolore atroce, così forte che il corpo expat potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Ci vorrà tempo e forza di volontà, dovranno passare giorni e liti tra cuore e cervello, ma accadrà che il cuore expat di lui e quello di LEI si rincontreranno e torneranno a battere felici all’unisono, uno accanto all’altra.
Il cuore expat ora collabora con il suo collega cervello, insieme gli organi expat di lui inseguono lo stesso sogno, si nutrono d’attesa e non di biscotti; a quelli rinunciano per contribuire al volo del cuore di LEI. Ogni biscotto non mangiato li avvicina al cuore che anelano.
Osservo ed ammiro quel cuore, che appartiene ad un amico expat, pensando a quanto sono fortunata. Io ogni mattina il mio biscotto lo divido con House e Merdolo.
Photo Credit: Mandy Willard via Compfight cc