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Cuore di tenebra non è neanche la storia di un'esplorazione, è la storia di una ricerca e insieme una ricerca di senso nella storia di un uomo. Il capitano Marlow è il narratore e il soggetto del viaggio: racconta, nella migliore tradizione del romanzo a cornice, ai suoi compagni, come è risalito attraverso un fiume di un continente misterioso e ha incontrato colui che aveva tracciato la rotta e individuato una vena inesauribile di avorio, Kurtz. Cuore di tenebra di Joseph Conrad ha uno sviluppo anche rapido, se si confronta la lunghezza del romanzo con il territorio attraversato e le avventure che vi si riferiscono. Ma la proiezione su Marlow, alla guida di una specie di nave di latta, poco attrezzata, che rischia di affondare a ogni miglio, rende tutto più sfumato, indiretto, conferendo alla storia una patina di irraggiungibilità, di lontananza. È come se, nella sua preoccupazione di essere verisimile, l'uomo perdesse l'attrattiva della presa sulla realtà.
Joseph Conrad non si preoccupa di disegnare protagonisti "simpatici": non lo è neanche il giovane e audace comandante de La linea d'ombra, meno che mai lo è l'irriducibile capitano MacWhirr di Tifone. I suoi tenebrosi comandanti non devono piacere e a dire la verità non si preoccupano neanche di sedurre con bassa retorica i lettori. Rimangono misteriosi, irraggiungibili. Dietro di loro c'è il capriccio invernale dell'Ismaele di Moby Dick, ma c'è molto di più. C'è un depistaggio continuo. Lo stesso Marlow, che dovrebbe guidare i suoi ascoltatori sulle rotte dell'insondabile, odioso Kurtz, direi: il convitato d'avorio, dichiara il suo obiettivo un mistero insolubile. Fa perdere le tracce di sé e nella storia che racconta, con tutta la fascinazione che quel misterioso re nella terra del nulla esercita su di lui, si ha il sospetto che Marlow non voglia essere seguito, voglia tenersi per sé tutto il carico di ancestrale violenza che lo atterrisce.
Altro che invitation au voyage! Marlow parla di posti impenetrabili, di curve tutte uguali, di silenzi dove non c'è nulla da percepire e dunque da imparare. Cuore di tenebra da questo punto di vista è l'antitesi dell'avventura, è l'attrazione verso un polo magnetico di forza smisurata che depaupera, infiacchisce, anzi distrugge, corpo e mente. Sono malattie infide, senza nome, senza prognosi. Si risale il fiume per arrivare all'origine dell'umanità, al suo potenziale demiurgico e apocalittico: ma è un ossimoro, un'apocalissi impenetrabile, una distruzione che non rivela i suoi segreti. È il furore di Aguirre, trattenuto in sé come un segreto: può essere rivissuto da ciascuno, ma non condiviso, è impermeabile al suono e alla luce, la mostruosa, spettrale esuberanza di un furore afasico, di un ordine dato da uno sguardo che non si può dimenticare.
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