Cura delle varici: La terapia sclerosante e i farmaci utilizzati

Creato il 10 dicembre 2012 da Euplio

Cura delle varici

La terapia sclerosante e i farmaci utilizzati

E’ stato scritto in un precedente articolo

che nella cura delle varici possono essere praticate delle inizioni sclerosanti.

Ma vediamo quali sono le sostanze farmacologiche che possono essere utilizzate

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 Le principali sostanze farmacologiche usate

Le due principali sostanze sclerosanti di base sono il salicilato di sodio e il tetradecilsolfatodi sodio.

Il salicilato di sodio è quello più efficace, infatti le sclerosi risultano poco pigmentate e molto solide, per cui la percentuale di ricanalizzazione è veramente molto bassa.

Il salicilato presenta però l’inconveniente di essere molto doloroso, infatti l’iniezione, provoca un crampo della durata di qualche decina di secondi. Si può ovviare in parte a questo inconveniente diluendo il prodotto con xilocaina all’1%.

Un altro inconveniente, il più grave, è dato dal fatto che basta la minima quantità di liquido iniettato fuori vena per provocare la formazione di un’escara  (è una crosta di colore rosso scuro o marrone scuro che si forma in seguito ad una grave ustione, trauma o malattia diabetica. Si manifesta in quanto espressione della morte cellulare (necrosi) dei tessuti del corpo umano, se rimossa è probabile la comparsa di una cicatrice: Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Escara)

In genere si inizia il trattamento con una dose di saggio di 2-3 cc della soluzione al 12% in acqua distillata. Nelle sedute successive si passa dosi da 2 a 8 cc delle soluzioni più concentrate, regolandosi sulle reazioni e sugli effetti delle iniezioni precedenti.

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Il tetradecilsofato di sodio è oggi lo sclerosante più usato. Si tratta di un prodotto di sintesi, di natura colloidale, chimicamente ben definito.

Il liquido è limpido, del tutto indolore all’iniezione, attivo a piccole dosi, poco tossico e scarsamente allergizzante. Inoltre non si hanno formazioni di escare.

Per le sue caratteristiche il prodotto si presta per l’obliterazione di varici di qualsiasi calibro. Poiché tale farmaco è più trombo oggi non dei prodotti precedenti, le sclerosi non sono molto stabili e spesso risultano pigmentate.

La dose di saggio consigliata è di 0,5-1 cc  di una soluzione allo 0,5% o all’1%. Nel corso della cura si iniettano dosi di 1-2 cc al 3%.

Nel corso di uno stesso trattamento sclerosante si possono impiegare i prodotti sopra citati in combinazioni varie tra loro ed anche con altri prodotti, cioè si può mescolarli nella stessa siringa, oppure se ne può alternare l’uso in sedute successive, o ancora si può iniettarli l’uno dopo l’altro.

Un’altra sostanza utilizzata nella terapia sclerosante è lo iodio (è stato ormai quasi abbandonato). La sua iniezione è scarsamente dolorosa. Va detto subito che spesso le sclerosi non sono molto solide, inoltre, per quanto in genere sia ben tollerato, bisogna sempre stare in guardia contro la possibilità di incidenti tiroidei o di reazioni allergiche o tossiche. Difficilmente si hanno formazioni di escare.

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Lo iodio viene impiegato sotto forma di soluzione iodo-iodurata sodica di Gerson: iodio grammi 1 o 2, ioduro di sodio grammi 2 o 4, acqua distillata grammi 100.

Si inizia il trattamento con 2-3 cc e si passa poi a 5-10 cc per ogni seduta.

Il metodo più moderno ed affidabile è però rappresentato dall’impiego di sostanze farmacologiche che vengono emulsionati con aria o gas dando luogo ad una schiuma.

Un enorme vantaggio è quello che con questo metodo si può seguire la penetrazione e la diffusione della schiuma anche nelle vene più profonde e di difficile individuazione mediante un controllo ecografico man mano che si procede. Viene effettuata quindi sceroterapia eco-guidata.

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 La sclerosi dei tronchi varicosi

Il dosaggio del liquido sclerosante da impiegare sfugge ad ogni regola precisa perché la reattività venosa varia sensibilmente da soggetto a soggetto.

L’unica indicazione valida è l’effetto delle iniezioni già praticate. La dose poi verrà modificata di volta in volta in rapporto al calibro del vaso e ai caratteri anatomo-patologici della vena da trattare.

Le varici più resistenti alla sclerosi sono quelle cilindriche, quelle a pareti ispessite e rigide e quelle distali in comunicazione con le vene perforanti.

La posizione dell’arto durante l’iniezione sclerosante ha molta importanza. A paziente disteso infatti liquido si distribuisce in modo più regolare e la sua azione è più intensa, perché la vena è semivuota.

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Se la vena da iniettare molto voluminosa, prima di iniettare opportuno svuotarla rialzando l’arto.

Molto pratica è anche la posizione seduta con le gambe pendenti dall’orlo del letto.

Si è segue l’iniezione con il paziente in piedi quando non è possibile fare in altro modo.

L’iniezione del liquido sarà veloce nelle grosse vene turgide di sangue, lenta in quelle di piccolo calibro.

Dopo aver estratto lago, si lascia il paziente disteso per un paio di minuti, esercitando una leggera compressione in corrispondenza del punto dell’iniezione.

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Le iniezioni sclerosante vengono praticate in genere ogni 6-8 giorni. Ad ogni seduta si possono eseguire una o più iniezione, in punti diversi della stessa vena oppure in vari tronchi venosi.

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