Siamo alle solite prese di posizione miopi. Mi chiedo in quale modo se non attraverso un profondo cambiamento di paradigma i legislatori europei pensino di contrastare la farmaco-resistenza e l’impatto ambientale causato anche dai metaboliti dei farmaci, se non incentivando l’utilizzo delle medicine convenzionali nell’allevamento e agricoltura biologica (ndr).
Nuovi regolamenti europei vietano l’uso di rimedi a base di erbe ed essenze di piante per mantenere la salute degli animali come alternative agli antibiotici.
Un pastore francese é stato minacciato di perdere il diritto a ricevere fondi di supporto europei, si legge nel Guardian in un articolo di Sandra Saadi. La Francia vuole combattere queste nuove regole che vietano ai contadini biologici di usare le loro conoscenze antiche per passare a un modello industriale.
Questa la storia. Sandrine Lizaga, 41 anni, ha 80 pecore che pascolano su 52 ettari di terreno biologico di sua proprietà. Dal suoi animali dal 2010 ogni anno produce sia latte fresco sia tomi di formaggio regionale nel villaggio di Bourdeaux.
Il Dipartimento per la protezione della popolazione (DDPP) che ogni anno in Francia determina se gli agricoltori siano abilitati o meno a ricevere i sussidi della UE per l’agricoltura, dopo aver compiuto un’ispezione nel suo allevamento ha affermato che Madame Lizaga era in rotta di collisione con i nuovi regolamenti Ue, dopo aver scoperto che usava oli essenziali e rimedi omeopatici non accompagnati da prescrizioni veterinarie. Per Lizaga è stato un colpo basso. “Non avevo mai sentito – ha affermato - che fosse necessario avere la ricetta del veterinario per utilizzare piante e medicine omeopatiche, acquistabili senza ricetta, per la cura dei miei animali. Ho sempre usato antibiotici per curare i casi gravi, ma uso anche trattamenti anti parassitari senza prescrizione medica quando si tratta di mali minori.” Eppure proprio durante i corsi per prepararsi a quest’attività Lizaga ha partecipato a corsi di aromaterapia e terapia delle erbe.
Gli ispettori le hanno quindi spiegato che un uso di oli essenziali e piante medicinali è stato considerato un pericolo per chi consuma i suoi prodotti.
Un mese dopo l’ispezione è arrivata una lettera che le chiedeva di cambiare i metodi curativi verso i suoi animali per non rischiare di perdere il supporto finanziario di 15.000 euro annui e a fine ispezione le è stata applicata una sanzione di 150 euro.
Una cifra abbordabile, ma che comunque Madame Lizaga considera esagerata per una questione di principio, perché è la stessa che viene richiesta a chi invece usa troppi antibiotici sui propri animali per aumentarne le capacità produttive.