Considerato erroneamente dalla gente un tipo di “bocce sul ghiaccio”, il curling, in realtà, è uno sport estremamente tecnico, tattico e che richiede una grande preparazione fisica. È una delle poche realtà dove le regole del “fair play” regnano sovrane (quando si commette un’infrazione il primo a dirlo è colui che l’ha commessa) ed è, con il rugby, l’unico sport dove a fine partita c’è sempre il “terzo tempo” e la squadra che ha perso offre da bere ai vincitori.
Quando senti parlare Fabio Ribotta e Eugenio Molinatti, giovani campioni di questa disciplina, da poco tornati dai Mondiali Juniores di Tallin, la voglia di provare a lanciare una “stone” e fare “swipping” è irrefrenabile. Si, perchè quando spiegano il loro sport e raccontano il loro percorso, dai loro occhi vispi traspare una passione e una complicità tali da spingere l’interlocutore a conoscere tutti i dettagli di questa disciplina e a scoprire in quale modo, i due ragazzi l’hanno conosciuta, con la sensazione che, entrambi, facciano parte di un ristretto club, quasi… esclusivo.
FABIO RIBOTTA
L’esperienza ai Mondiali di Tallin la definisce “una settimana dove si vive di pane e curling” e gli occhi brillano al ricordo di quei momenti. “Lo sport che pratichiamo noi non è molto conosciuto e certe volte è difficile spiegarlo ad altre persone. Dall’altra parte però, mi sento un po’ privilegiato perchè faccio qualcosa di diverso, di particolare, non il solito calcio o pallavolo”.
L’obiettivo futuro di questo giovanissimo atleta è quello che accomuna quasi tutti gli sportivi: partecipare alle Olimpiadi. Solo che Fabio, in realtà, ha davvero buone possibilità di arrivarci. “Il fattore “sport di nicchia” se per alcuni aspetti è negativo, per altri è molto positivo: visto che non siamo tantissimi a praticare questa disciplina,ci sono ovviamente più possibilità di entrare in Nazionale Maggiore. Devo lavorare ancora tanto… ma sarebbe un sogno che diventa realtà!”.
EUGENIO MOLINATTI
“Quest’anno, mentre ero a scuola, mi ha chiamato il nostro Presidente. Mi ha chiesto se fossi seduto, ho risposto di si e mi ha detto che ero stato convocato. Ero al settimo cielo, ci speravo tantissimo ma non me lo aspettavo”.
Eugenio frequenta l’ultimo anno di Liceo Classico e, visto che presto dovrà affrontare la maturità, ha deciso di smettere con lo sci. “Avevo dei buoni risultati, ma non erano paragonabili a quelli del curling. Quest’anno, per colpa dello studio, mi sono trovato di fronte ad una scelta. Alla fine non è stato poi così difficile” afferma con il sorriso.
Anche per Eugenio il culmine della carriera sportiva sarebbe arrivare alle Olimpiadi: “mi sono accorto che più si va avanti e più si sposta l’asticella. Dicevo sempre che il mio sogno più grande era essere convocato nella Nazionale Juniores. Adesso che ci sono stato, ovviamente, voglio di più. Per esempio un obiettivo raggiungibile in breve tempo sarebbe il podio ai prossimi Mondiali Juniores…!” afferma deciso.
L’anno prossimo Eugenio si iscriverà al Politecnico per studiare ingegneria. Il professionismo, nel curling, quasi non esiste e sicuramente non in Italia. “So già che non potrò fare del mio sport un lavoro. Ma sarebbe bello non dover rinunciare all’agonismo di alto livello per colpa del lavoro. Magari, tra qualche anno, diventerà più famoso, e si potrà pensare a qualche forma di semi-professionismo”.
Forse fra qualche anno davvero il curling diventerà più famoso in Italia. Magari come in Canada dove è uno sport seguitissimo. Nel frattempo a Fabio ed Eugenio, con la loro felpa azzurra targata ITALIA, spetta il compito di continuare a portare la nostra squadra più in alto possibile.