E' morto da poco il pittore Cy Twombly, all'età di ottaontatre anni. Alle spalle un percorso straordinario, non soltanto pittorico ma, più in generale, culturale. Il mondo dell'arte lo ricorda, ma molti non lo conoscono. Qualcun altro, come me, ha avuto la fortuna di imbattersi nell'opera di Twombly per caso, grazie all'ormai celebre saggio di Roland Barthes...Quando ho letto i ricordi di Tacita Dean su Twombly ho pensato che quel riferimento a lui come a Joyce valesse la pena di conservarlo qui, su The Art of Hunger, dove la scrittura e l'immagine sono sempre le benvenute. Tacita Dean racconta: "Avevo iniziato la mia rielaborazione di Twombly per la lezione al Dia Center con un ricordo visuale dei manoscritti del Finnegans Wake di Joyce, i quali erano sempre esposti in vetrine nella vecchia British Library che attraversavo spesso come scorciatoia sul tragitto per l'università. Le pagine erano piene di cancellature a matita rossa, con linee orizzontali e croci, erano ineffabilmente belle, opere pienamente visive". Mentre scrive, l'artista inglese collega idealmente la scrittura di Joyce al mondo dei pittori, lasciando intendere che considera Twombly, in un certo senso, come una sorta di scrittore, anche per via - ma non soltanto- delle scritte che spesso appaiono nei suoi quadri, e aggiunge: "Egli [Joyce] faceva segni su parole e frasi nei suoi taccuini in modo da indicare a se stesso cosa era stato copiato in quale bozza e quando. Le sue cancellature non erano negazioni: esse erano, come gli Eredi di Joyce mi avevano riluttantemente comunicato, segnalazioni. Entrambi questi uomini cancellano per lasciare un segno. Twombly traccia segni sopra ad altri come sistema per far funzionare al meglio la superficie: il suo strofinare via è un procedimento di addizione così come di sottrazione: una sovrapposizione di cancellature che si accumulano quando la connessione si spezza, facendo un segno per dire e poi per non dire: un tirare indietro che lascia una traccia..." Nel testo di Tacita Dean, raccolto nel catalogo della mostra tenutasi a Roma due anni fa, dopo la Tate Modern di Londra, non poteva mancare un accostamento tra Twombly e la poesia. E' giusto un aneddoto, ma quanto basta per capire la personalità: "Nel 1991, Hans Ulrich Obrist ha incontrato Twombly per un'intervista. Rifiutando di farsi trascinare in una conversazione sul suo lavoro, Twombly gli diede appuntamento in un bar di Roma per parlare di poesia. Aveva iniziato ad acquistare manoscritti di poeti. La poesia stava scomparendo dalla nostra coscienza culturale e questo lo preoccupava molto". L'unica differenza importante tra Twombly e Joyce è che, nel primo caso, la "grafomania" è realizzata con quadri e sculture, ma il viaggio nel passato - che fosse Virgilio o San Tommaso- li appassionava entrambi. Ci mancheranno artisti di questo calibro nei prossimi anni, questo è poco ma sicuro: generosi, colti, appassionati e, non da ultimo, eleganti senza pretenziosità.