Magazine Cinema

Cyborg (1989)

Creato il 10 agosto 2010 da Elgraeco @HellGraeco

Devo ammettere che quest’estate di b-movies comincia a piacermi. La trovo rilassante, semplice, seducente quanto può essere un paesaggio post-apocalittico e l’umanità allo sbando.
Se poi al mix ci aggiungete una cyborg, una da cui dipende la salvezza di tutti, una gang di guerrieri che si fanno chiamare “i Pirati”, degna del miglior Shin di “Hokuto no Ken”, scene di violenza esasperata, ma sempre divertente e Jean-Claude Van Damme che, sulla rampa di lancio della sua carriera da star degli action-movies, sgambetta e si produce in spaccate vertiginose meglio di Heather Parisi mentre, con lame a scatto che vengono fuori dalla punta dei suoi stivali, si dedica a tagliare la gola e le viscere dei suoi nemici, capite bene che la vita, una sera d’agosto senza pensieri, non può essere migliore.
Devo sottolineare che Cyborg, del 1989, ha anticipato di pochi mesi il successo internazionale di Van Damme, sempre nello stesso anno, con l’ultraviolento “Kickboxer”, capolavoro di carta vetrata, la stessa dei guanti dei combattenti, quelli con cui si sfracellavano gli addominali, che ricordo ogni volta con le lacrime agli occhi: uno di quei film che ti indirizza in una sana adolescenza [di fantasie, ndr] fatta di combattimenti, fanciulle contese, vendette trasversali e compagnia bella. Praticamente ti getta direttamente nel videogioco “Double Dragon”, come questo film qui.
E “Double Dragon”, o meglio, la sensazione di deja-vu che se ne ricava, insieme a tutte le altre suggestioni ipnotiche, videoludiche e fumettistiche, e poi anche il fatto che sì, ci si diverte e non ci si annoia, rendono questo “Cyborg” un piccolo culto. Uno di quei film che, non si sa come, continuano a godere in internet del favore degli dei.

***

La Peste

XXI secolo, il mondo è sconvolto da guerre, carestie e, last but no least, la Peste, quella bubbonica, quella che non è da prendere sottogamba, quella che ti fa fuori la gente a milioni. E tuttavia, come al solito, la razza umana è sopravvissuta…
Se siete lettori affezionati di questo blog, sapete che non posso resistere a una trama del genere. Nelle apocalissi ci sguazzo.
La stessa apocalisse che travolse la Cannon Films, casa produttrice, che, poco tempo dopo, finì in bancarotta.
Pensate che, in origine, Albert Puyn (il regista, ndr) aveva in mente per “Cyborg” un’opera di spessore di alta fantascienza, da girare con pochissimi e misurati dialoghi e in bianco e nero. Proposta rifiutata dalla produzione perché, probabilmente, non avrebbero saputo come impiegare le doti da ginnasta del protagonista. Un guerriero che fa la spaccata ha senso solo in un certo tipo di film, oppure in qualche contenitore televisivo domenicale di dubbio gusto.

***

A Fender il mondo piace così

In questo mondo sconvolto dalla peste, Pearl Prophet (Dayle Haddon) è una scienziata che ha scoperto una cura. Rimedio che, tuttavia, per essere pienamente operativo, necessita di un viaggetto da Atlanta a New York, attraverso le cosiddette Terre Perdute (Wastelands). Pearl, non si capisce bene per quale motivo, prima di affrontare il viaggio, si sottopone a un complicato intervento chirurgico che la tramuterà in un cyborg.
Giunta a destinazione e in procinto di intraprendere il viaggio di ritorno, Pearl è catturata da Fender (Vincent Klyn), il boss criminale di New York e dalla sua banda di “pirati”. Costui, venuto a sapere dell’esistenza della cura, decide di prenderne possesso in modo tale da divenire il Signore assoluto del mondo.
Dalla sua, devo ammettere, Fender vanta una logica infallibile: 1) se solo io ho la cura, tutto il mondo è costretto a scendere a patti con me; 2) quelli che vogliono cambiare il mondo, come il cyborg Pearl, non considerano che c’è gente, come me, a cui il mondo piace così com’è, devastato e preda della violenza, e non è disposta a farselo cambiare.
Gibson Rickenbacker (Van Damme) è un avventuriero che casualmente viene coinvolto nel rapimento di Pearl e nel tentativo di salvarla.
Ciò che non è casuale è che Gibson ha un conto in sospeso con Fender che, in passato, non ha trovato di meglio da fare che sterminare la famiglia del primo. Gibson, com’è ovvio, se l’è legata al dito.
Il cyborg inutile, perché non è un terminator ed è completamente indifeso, finisce così per essere coinvolto nella faida tra Fender e Gibson che per tutto il film se le suonano di santa ragione, nel presente e anche nei numerosi flashback.

***

Termo-valorizzazione (con qualche piccolo spoiler)

Albert Pyun (sempre lui, sempre il regista, ndr) avrebbe dovuto dirigere contemporaneamente due film: il sequel di “Masters of the Universe” (1987) e un film su Spiderman. Come abbiamo visto la Cannon fallì e così si trovò costretto a scrivere un terzo soggetto, questo in esame, proprio per impiegare i costumi di scena e i set approntati per gli altri due.
Capite bene che “Cyborg” nasce, quindi, da una colossale operazione di riciclo. Pensate che, come armi “da fuoco”, gli attori impiegano fucili ad aria compressa caricati a palline di vernice.
Un film termo-valorizzatore dove, però, gli attori non hanno dormito sugli allori e si sono sprecati, se, com’è vero, Van Damme finì addirittura sotto processo per aver accecato involontariamente una comparsa con un fendente di spada.
I combattimenti sono in effetti, non fosse altro per le doti atletiche del protagonista, nota positiva, con sequenze spesso lunghissime, compiaciute, di inseguimenti; e altrettante soluzioni coreografiche, se non proprio realistiche, almeno non risibili.
Le scenografie non sono memorabili, ma regalano alcuni scorci di notevole impatto, specie quando utilizzano armature di edifici in costruzione come scenari di lotta.
Giusto sadismo nei flashback per giustificare e cementare l’odio di Gibson verso Fender, tipico cattivo del periodo, forte, violento, ma sciocco, dal momento che ha avuto e continua ad avere lungo tutto il film, decine di occasioni per uccidere Van Damme, ma non ne sfrutta neanche una.
Due le scene che proiettano “Cyborg” nella dimensione culto dei b-movies: 1) la crocifissione di Gibson all’albero maestro di una nave arenata e 2) Fender che lega la famiglia di Gibson ad una corda sospesa su un pozzo, affidando l’altro capo di essa (di filo spinato) alla figlia maggiore che, per sostenere il peso, si scortica le mani e, ovviamente, fallisce nel tentativo.
Sorpresona estiva, questo “Cyborg”, passato in sordina, resta film poco dialogato e molto sgangherato a livello d’intreccio, “ispirato” a tutta una serie di film di genere più famosi e anche più riusciti, ma a suo modo divertente e imperdibile, dove finisce per diventare inevitabile, data l’antipatia dei protagonisti buoni, fare il tifo per i cattivi.

Fonti e approfondimenti:

Sezione “Trivia” della scheda del film su IMDb

Wikipedia (ENG)

Altri articoli nell’indice Recensioni Film


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines