Un bacino in
titanio costruito in laboratorio e sostituito a quello malato, dà modo di
comprendere il livello medico chirurgico raggiunto negli ultimi anni. E lascia
presagire che fra non molto sarà possibile intervenire sempre più spesso in
questo modo, sradicando completamente una malattia, tramite l'innesto di
porzioni anatomiche costruite daccapo. Fa scalpore il risultato ottenuto al Cto
di Torino, ma è già da un po’ i centri medici più avanzati adottano questa
soluzione, al punto che qualcuno ha avanzato l'ipotesi che l'uomo bionico -
tante volte accarezzato nei romanzi di fantascienza - sarà presto realtà. In
che modo? Con la meccanica, da una parte, con le staminali, dall'altra. La
realtà cibernetica è, dunque, il futuro. Il film Robocop, girato nel 1987, fu
illuminante in questo senso. Il protagonista muore e "risorge" con
braccia meccaniche e un rivestimento in titanio e kevlar, fibra cinque volte
più resistente dell'acciaio. Tre giorni fa l'ennesima prova che le narrazioni cinematografiche
parafrasano frequentemente la cronaca. Easton LaChappelle è un diciannovenne
americano che ha ideato un braccio artificiale azionato dal pensiero, più
leggero di un arto umano normale, ma con le stesse potenzialità. Non è sfuggito
alla Nasa che l'ha già scritturato battezzandolo il nuovo Steve Jobs. Luke è un
altro braccio robotico azionato dai segnali elettrici prodotti da elettrodi
collegati ai muscoli del paziente. E' già stato approvato dalla Food and Drug
Administration e il riferimento a Luke Skywalker della saga Guerre Stellari non
è casuale. Ma la storia degli innesti meccanici non finisce qui. E non riguarda
solo gli arti. Da tempo si impiegano le protesi valvolari per curare i cuori
malati. Le valvole possono contenere silicone, leghe a base di cromo e nichel,
teflon. L'apparato cardiocircolatorio può contare anche sulle arterie
artificiali, approntate di recente in Inghilterra, per andare incontro a chi
dovrà subire, per esempio, un intervento di bypass, ma non possiede vene sostitutive
per irrorare correttamente il muscolo cardiaco. Il futuro è più affascinante e
praticamente riguarderà ogni distretto anatomico, tranne forse il cervello
(dato che alcuni suoi aspetti fisiologici non sono ancora stati compresi).
L'anno scorso a Zurigo hanno presentato un robot che funziona come un essere
umano. Significa che prelevandogli un tendine, o qualunque altra parte "anatomica",
si può potenzialmente intervenire su ogni tessuto. Gli organi artificiali sono,
in parte, già realtà. Nei meeting di bioingegneria si parla sempre più spesso
di rene bioartificiale, bioingegneria dei tessuti, plastiche e resine
indistruttibili, perfettamente compatibili con i materiali organici. In
Inghilterra, Martin Wickham, del Leatherhead Food Institute, ha ideato un
sistema meccanico che imita lo stomaco umano; in Usa, Shuvo Roy,
dell'University of California, ha messo a punto un prototipo di rene
artificiale grande come una tazzina di caffè. E sempre negli Stati Uniti è
stato disegnato al computer un orecchio e stampato in 3d, pronto per essere
impiantato nei bimbi colpiti da una rara malattia dell'organo uditivo. Insomma,
Hollywood a parte, il primo cyborg è già fra noi.
Magazine Scienze
Un bacino in
titanio costruito in laboratorio e sostituito a quello malato, dà modo di
comprendere il livello medico chirurgico raggiunto negli ultimi anni. E lascia
presagire che fra non molto sarà possibile intervenire sempre più spesso in
questo modo, sradicando completamente una malattia, tramite l'innesto di
porzioni anatomiche costruite daccapo. Fa scalpore il risultato ottenuto al Cto
di Torino, ma è già da un po’ i centri medici più avanzati adottano questa
soluzione, al punto che qualcuno ha avanzato l'ipotesi che l'uomo bionico -
tante volte accarezzato nei romanzi di fantascienza - sarà presto realtà. In
che modo? Con la meccanica, da una parte, con le staminali, dall'altra. La
realtà cibernetica è, dunque, il futuro. Il film Robocop, girato nel 1987, fu
illuminante in questo senso. Il protagonista muore e "risorge" con
braccia meccaniche e un rivestimento in titanio e kevlar, fibra cinque volte
più resistente dell'acciaio. Tre giorni fa l'ennesima prova che le narrazioni cinematografiche
parafrasano frequentemente la cronaca. Easton LaChappelle è un diciannovenne
americano che ha ideato un braccio artificiale azionato dal pensiero, più
leggero di un arto umano normale, ma con le stesse potenzialità. Non è sfuggito
alla Nasa che l'ha già scritturato battezzandolo il nuovo Steve Jobs. Luke è un
altro braccio robotico azionato dai segnali elettrici prodotti da elettrodi
collegati ai muscoli del paziente. E' già stato approvato dalla Food and Drug
Administration e il riferimento a Luke Skywalker della saga Guerre Stellari non
è casuale. Ma la storia degli innesti meccanici non finisce qui. E non riguarda
solo gli arti. Da tempo si impiegano le protesi valvolari per curare i cuori
malati. Le valvole possono contenere silicone, leghe a base di cromo e nichel,
teflon. L'apparato cardiocircolatorio può contare anche sulle arterie
artificiali, approntate di recente in Inghilterra, per andare incontro a chi
dovrà subire, per esempio, un intervento di bypass, ma non possiede vene sostitutive
per irrorare correttamente il muscolo cardiaco. Il futuro è più affascinante e
praticamente riguarderà ogni distretto anatomico, tranne forse il cervello
(dato che alcuni suoi aspetti fisiologici non sono ancora stati compresi).
L'anno scorso a Zurigo hanno presentato un robot che funziona come un essere
umano. Significa che prelevandogli un tendine, o qualunque altra parte "anatomica",
si può potenzialmente intervenire su ogni tessuto. Gli organi artificiali sono,
in parte, già realtà. Nei meeting di bioingegneria si parla sempre più spesso
di rene bioartificiale, bioingegneria dei tessuti, plastiche e resine
indistruttibili, perfettamente compatibili con i materiali organici. In
Inghilterra, Martin Wickham, del Leatherhead Food Institute, ha ideato un
sistema meccanico che imita lo stomaco umano; in Usa, Shuvo Roy,
dell'University of California, ha messo a punto un prototipo di rene
artificiale grande come una tazzina di caffè. E sempre negli Stati Uniti è
stato disegnato al computer un orecchio e stampato in 3d, pronto per essere
impiantato nei bimbi colpiti da una rara malattia dell'organo uditivo. Insomma,
Hollywood a parte, il primo cyborg è già fra noi.
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