Il sen. Antonio d'ALI' (PDL) , presidente nella scorsa legislatura della commissione Ambiente del Senato ed oggi capogruppo in commissione Bilancio, ha così commentato l'intervento del presidente ENI, Recchi al meeting di Rimini.
"Il presidente Recchi vuol far ripiombare il mezzogiorno d'Italia nell'illusione e nel disastro petrolchimico degli anni sessanta. Racconta di ipotetiche royalties miliardarie e non parla di quelle pochissime e inadeguate sinora corrisposte e dei miliardi di danni non solamente ambientali, ma principalmente sociali ed economici mai compensati e che oggi ci ritroviamo senza alcuna possibilità di recupero e volonta' di risarcimento. Spero non voglia indicare come tale il miserevole accordo fatto tre anni fa direttamente con la Regione Siciliana. Gli impianti , una volta spacciati come il sogno industriale nazionale , ora sono tutti di proprietà estera, russa in prevalenza, le città ( vedi Gela ) scempio urbanistico e sociale , i mari inquinati, da Milazzo a Priolo e così via, i porti del petrolchimico, come quello di Augusta, il più alto concentrato di minerali inquinanti del mediterraneo. E adesso che come tutti gli indicatori economici ci sollecitano stiamo sviluppando in maniera più razionale il nostro potenziale turistico qualcuno vorrebbe piazzare le piattaforme petrolifere nelle zone più attrattive!
Il dato' che è più sconvolgente e' l'ignoranza che si mostra nell'assimilare la situazione ambientale mediterranea e italiana con quella britannica! Tirando in ballo addirittura la Chiesa Anglicana! proveremo a chiedere a Papa Francesco! Tutto questo significa che la brama di qualche affare in più nel settore non riesce neanche a far leggere i dati scientifici con correttezza! Data la sua attività prevalentemente internazionale suggerisco al presidente Recchi di fare sosta a Boston all'MTI o ad Erice nei prossimi giorni dove il professore Zichichi e altri cento scienziati provenienti da tutto il mondo potranno spiegargli come e' indispensabile che i governi abbandonino al più presto le energie tradizionali che costituiscono ormai una delle più evidenti emergenze planetarie.
D'altronde il nostro paese continua la sua politica di investimenti per acquisire fonti energetiche dall'estero, costruisce nuovi gasdotti, in Sicilia ve ne sono in maggior misura che autostrade! stiamo ratificando un nuovo trattato di transito con l'Albania, costruiamo rigassificatori lungo le coste e le nostre industrie energetiche che sono NAZIONALI ( di questo il management ENI dovrebbe ricordarsi non solamente per attaccare il Parlamento!) promuovono nei nostri mari interessi non italiani. Perché a tal proposito non ci dice quali sono in maggior numero le imprese richiedenti la maggior parte di autorizzazioni alla prospezione e ricerca nei nostri mari?
Il Governo Italiano dovrebbe piuttosto premurarsi di rispettare le Convenzioni sottoscritte per la tutela del Mare Mediterraneo e di farle rispettare ai paesi frontalieri che si divertono a disattendere i trattati, come ad esempio sta facendo la Tunisia nelle acque antistanti Pantelleria. Spero che il ministro Bonino su ciò sia stata informata e vi ponga la dovuta attenzione".