Dice di sé :
“Troppo didascalico per essere uno scrittore.
Troppo intimista per essere un giornalista.
Troppo bello per essere un monologhista comico.
Troppo orgoglioso per essere un poeta.
Troppo purista per essere un blogger”.
Se proprio di definizione deve perire preferisce quella di “Abusivo dell’esercizio della parola”.
D’ESISTERE
Sono superficie.
Penso all’ignavia che spreca gl’istanti
senza aver dato parto che sia bellezza.
Penso alla sola omissione peggiore:
non averla fermata.
Sopra un foglio di carta,
nei pixel di una macchina fotografica,
trai tasti di un pianoforte,
sulla pellicola di un film,
sui colori di una tela.
Non incisa indelebile
su cuore destinato al macero,
né sulle retine che cenere saranno
sotto palpebre di cenere.
Voglio rimanere
parola,
faccia,
nota,
scena,
chiaroscuro.
Vivo cercando il modo di sopravvivermi.
Sbraccio confusamente perché non m’affoghi,
trascinandomi al fondo,
l’idea disumana della transitorietà.
Resto superficie.
Di Michele Fiore