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Creato il 21 gennaio 2011 da Sandalialsole

Ieri sera ho avuto il coraggio di guardare Anno Zero. Per intero voglio dire. Fino ai titoli di coda. Fino a vederla andare via con quell'aria da vergine offesa, e si perdoni l'ossimoro, alla vignetta di Vauro sul Vaticano. La Santanchè-Stantanché-Santanscè. Inguardabile. Pessima, come dice mia figlia. Annientata da un divertito Zucconi che non gli è parso vero di rinfacciarle l'ignorante che è, rivelandole che la Casa Bianca è a Washington e non a New York.
Comunque non è questo il punto. O meglio, devo ancora arrivarci. Mentre la canottata blaterava senza sosta, ieri sera, ho pensato se davvero i sodali del premier non avessero nessun'altra carta da giocare per provare a salvare se non la capra almeno il cavolo. Ed è chiaro che no. Non ne hanno una. Perché il silenzio di alcuni (dov'è Letta in questi giorni, dov'è?) è il chiaro segno dell'indefendibilità. E allora vai con la Santanchè-Stantanché-Santanscè. Che almeno lei grufola nel trogolo, cercando di mischiare il fango.
C'è solo un punto, che secondo me vien troppo trascurato. Qualunque sia l'iter che la questione prenderà, in qualunque esercizio di prestidigitazione gli avvocati riusciranno a esibirsi, qualunque escamotage troveranno o inventeranno ex novo, la questione fondamentale resta: il Premier ha una condotta consona al suo ruolo? No.
No, nel modo più assoluto. E' ricattabile, perseguibile, attaccabile.

Per questo, l'unica cosa sensata da fare è chiederne, con forza, le dimissioni.

[...]Non c'è spazio per sostenerlo: lo stile e la filosofia di vita di un uomo che riveste la carica di presidente del Consiglio non possono non ripercuotersi sulla vita pubblica. Lo dimostra il fatto che Berlusconi, con le sue parole e i suoi comportamenti, ha inferto una ferita a tutte le donne italiane: alle donne che studiano e lavorano (spesso percependo stipendi inadeguati o, come nel caso delle casalinghe, senza percepirli affatto), a tutte noi che facciamo fatica un giorno dopo l'altro; alle donne che per raggiungere ruoli di rilievo non soltanto a certe feste non ci sono andate, ma hanno semmai dovuto rinunciare a vedere gli amici; a quante, invece di cercare scorciatoie, hanno percorso con dignità la strada dell'impegno e del sacrificio. E a coloro alle quali è stato chiesto, più o meno esplicitamente, di scegliere tra vita privata e vita pubblica, perché conciliare un figlio con il successo sarebbe stato troppo difficile: con il risultato che hanno rinunciato alla maternità o che ci sono arrivate ben oltre il momento in cui avrebbero voluto.
A ciascuna di loro - nel momento in cui le donne vengono scelte e "premiate" in base non al merito ma a qualcos'altro che con la professionalità, l'impegno, l'intelligenza ha poco o nulla a che fare - è stata riversata addosso l'inutilità del suo sacrificio.[...]

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