Alla Nazimova and Rudolph Valentino in Camille, 1921, photo by Arthur Rice
Magazine Cultura
Son lieta che voi siate malato non di me,Son lieta d’essere io malata non di voi,Che mai il pesante globo della terraSi staccherà da sotto i nostri piedi.Son lieta di potermi divertire,Lasciarmi andare – e non giocar con le parole,E non diventar rossi e soffocarePer essersi sfiorati con le maniche.Son lieta anche che voi, davanti a me,Tranquillamente v’abbracciate un’altra;Che non merito il fuoco dell’infernoPerché bacio non voi; che giorno e notte,Che il mio dolce nome, mio tenero,non ricordate né di giorno nè di notte - invano...Che mai nel silenzio di una chiesacanteranno sopra di noi: Alleluja!Vi ringrazio con il cuore e con la manoper il fatto che voi - senza saperlo!- cosìmi amate: per la mia tranquillità notturna,per la rarità degli incontri alle ore del tramonto,per le nostre non-passeggiate sotto la luna,per il sole non sopra le nostre teste,per il fatto che voi siate ammalato-ahime!-non di me,per il fatto che io sia ammalata - ahimé!-non di voi.