Son lieta che voi siate malato non di me,Son lieta d’essere io malata non di voi,Che mai il pesante globo della terraSi staccherà da sotto i nostri piedi.Son lieta di potermi divertire,Lasciarmi andare – e non giocar con le parole,E non diventar rossi e soffocarePer essersi sfiorati con le maniche.Son lieta anche che voi, davanti a me,Tranquillamente v’abbracciate un’altra;Che non merito il fuoco dell’infernoPerché bacio non voi; che giorno e notte,Che il mio dolce nome, mio tenero,non ricordate né di giorno nè di notte - invano...Che mai nel silenzio di una chiesacanteranno sopra di noi: Alleluja!Vi ringrazio con il cuore e con la manoper il fatto che voi - senza saperlo!- cosìmi amate: per la mia tranquillità notturna,per la rarità degli incontri alle ore del tramonto,per le nostre non-passeggiate sotto la luna,per il sole non sopra le nostre teste,per il fatto che voi siate ammalato-ahime!-non di me,per il fatto che io sia ammalata - ahimé!-non di voi.

Alla Nazimova and Rudolph Valentino in Camille, 1921, photo by Arthur Rice