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Da antonio la trippa al re travicello

Creato il 10 dicembre 2010 da Speradisole

Il “do ut  des”, “l’io ti do tre voti a te tu mi dai tre voti a me” di Antonio La Trippa l’aspirante deputato di  Totò è riapparso in questi giorni su Rainews come un segno del tempo che  stiamo vivendo. Raccontato come mercato dei voti, delle vacche o dei culi dai giornalisti e dagli umoristi italiani e di tutto il mondo, lo spettacolo che viene da una parte  purtroppo consistente del nostro Parlamento è la dimostrazione tragica del livello in cui il grande corruttore ha portato la politica italiana. Ce la farà ancora una volta? Può darsi,  perché in politica mercato Berlusconi può vincere sempre. Un po’ più difficile però è che gli riesca, comperando i voti dei deputati in vendita, di riprendere il titolo di Capo, di leader  carismatico di cui tanto si è compiaciuto. Tirato da tutte le parti, terrorizzato dai processi che lo aspettano al varco il cavaliere assomiglierebbe sempre più al Re Travicello della poesia del Giusti. Quello che continuerebbe continuamente a scendere irresistibilmente, però, è il consenso degli elettori  perché, qualunque sia l’esito della votazione del 14 , il tempo di Berlusconi è ormai finito. Definitivamente. (Luigi Cancrini)

Il Re Travicello

Al Re Travicello
piovuto ai ranocchi,
mi levo il cappello
e piego i ginocchi;

lo predico anch’io
cascato da Dio:
oh comodo, oh bello
un Re Travicello!

Calò nel suo regno
con molto fracasso;
le teste di legno
fan sempre del chiasso:

ma subito tacque,
e al sommo dell’acque
rimase un corbello
il Re Travicello.

Da tutto il pantano
veduto quel coso,
«È questo il Sovrano
così rumoroso? »

(s’udì gracidare).
«Per farsi fischiare
fa tanto bordello
un Re Travicello?

Un tronco piallato
avrà la corona?
O Giove ha sbagliato,
oppur ci minchiona:

sia dato lo sfratto
al Re mentecatto,
si mandi in appello
il Re Travicello».

Tacete, tacete;
lasciate il reame,
o bestie che siete,
a un Re di legname.

Non tira a pelare,
vi lascia cantare,
non apre macello
un Re Travicello.

Là là per la reggia
dal vento portato,
tentenna, galleggia,
e mai dello Stato

non pesca nel fondo:
che scienza di mondo!
che Re di cervello
è un Re Travicello!

Se a caso s’adopra
d’intingere il capo,
vedete? di sopra
lo porta daccapo

la sua leggerezza.
Chiamatelo Altezza,
ché torna a capello
a un Re Travicello.

Volete il serpente
che il sonno vi scuota?
Dormite contente
costì nella mota,

o bestie impotenti:
per chi non ha denti,
è fatto a pennello
un Re Travicello!

Un popolo pieno
di tante fortune,
può farne di meno
del senso comune.

Che popolo ammodo,
che Principe sodo,
che santo modello
un Re Travicello!

(Giuseppe Giusti)



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