Oggi incontriamo Francesca Chiarelli, brillante informatica bellunese che ha vissuto in Messico e che ci racconterà la sua esperienza.
Francesca è anche autrice di un libro: "Vivere in Messico" che è disponibile qui, in formato cartaceo ed elettronico.
Francesca, ci racconti in breve la tua storia in Messico?
A parte una bellissima vacanza di due mesi nel 1997, ho iniziato a viverci per qualche anno dal 2000, in seguito al matrimonio con un messicano, conosciuto in Italia, molti anni prima, ma perso di vista nel frattempo. In realtà ci ho abitato saltuariamente, tenendo i piedi anche in Italia. Il periodo consecutivo più lungo è stato di 10 mesi. L’ultima volta ci sono tornata nel 2006. Lui ha fatto lo stesso con l’Italia. Poi si è reso necessario per ovvi motivi pratici decidere dove abitare davvero… e nessuno dei due se l’è sentita di lasciare in modo drastico il proprio paese di origine.Quali sono gli aspetti della tua vita quotidiana in Messico che ricordi di più?
Difficile dirlo, sono tanti, perché si tratta di un modo di vivere molto diverso rispetto a quello a cui ero e sono abituata. C’è da leggere tutto il mio libro per conoscere la risposta.
Lo scrittore Pino Cacucci definì il suo soggiorno in Messico una “palestra di vita”, lo è stato anche per te?
Sì, senz’altro. Ho imparato molto sotto vari punti di vista. Intanto ho rivalutato tutto ciò che davo per scontato o limitato in Italia, paese del primo mondo. Ho imparato a diventare più tollerante verso le persone diverse da me, ad avere più pazienza, ho capito alcune delle difficoltà che hanno gli stranieri da noi e che solo provandole si capiscono davvero, prima di tutto il modo di relazionarsi fra le persone: ogni posto ha le sue regole non scritte, che vanno imparate. Sono diventata più resistente fisicamente: sopporto molto meglio il freddo, non ho più alcun tipo di problema digestivo, mi ammalo di meno di acciacchi di stagione.Molti italiani sono attratti dal Messico ma temono l'insicurezza e la violenza, soprattutto se hanno bambini. Che sensazione hai avuto a riguardo, durante la tua permanenza in Messico?
Come ovunque, dipende da dove e cosa fai. In metropolitana di sera a Città del Messico, da sola, non ci andrei proprio, ma nemmeno a Milano. In Messico i bambini vivono certamente molto meglio, perché trovano molti più coetanei con cui giocare, imparano a rapportarsi, a condividere, ad arrangiarsi, e soprattutto sono più sereni. Io non ricordo in tanti anni di aver mai sentito frignare un bambino messicano, invece i bimbi italiani che incrocio per strada sono spesso stressati e quindi piangono.Com'è il carattere delle donne messicane, come si relazionavano con te?
Ho incontrato quasi sempre gente cordiale e aperta. È facilissimo conoscere nuove persone. Per quanto riguarda le donne ho apprezzato il modo molto più spontaneo e semplice che percepivo nei miei confronti o verso l’esterno in generale. Purtroppo tutto è molto differenziato fra i due sessi quindi la cosa più importante per loro è la famiglia e i figli. Per me non è affatto così, quindi mi trovavo a volte in difficoltà di argomenti.